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Da Como a Londra fino a Barcellona: Simone Caporale oggi è uno dei personaggi del bar più conosciuti al mondo. Barman, Brand Ambassador, imprenditore e consulente, in questi anni ha scritto pagine e pagine di storia del bartending nostrano.

Al contempo, sono state altrettanto numerose anche le sue collaborazioni con marchi prestigiosi come Amaro Santoni, liquore toscano di altissima qualità a base di 34 erbe, ispirato a un’antica ricetta del 1961 di Gabriello Santoni, e distribuito in Italia da Velier. È proprio da qui che si è sviluppata la nostra chiacchierata con Simone Caporale, che ci ha poi raccontato i suoi inizi, la sua carriera, la sua attualità dietro al bancone del “Sips” di Barcellona e molto altro ancora: “Con Amaro Santoni abbiamo un rapporto di collaborazione che dura ormai da tanti anni – esordisce ai nostri microfoni -, anche se abbiamo ufficializzato il tutto soltanto di recente. Sono coinvolto io in prima persona, così come il mio socio Luca Missaglia, per contribuire a far comprendere in tutto il mondo la bellezza di questo prodotto, del suo made in Italy e della sua ispirazione totale a Firenze e alla Toscana. Amaro Santoni ne rappresenta infatti la storia e la modernità, fra antiche tradizioni e lifestyle contemporaneo. Io e Luca ci sentiamo parte integrante di questa realtà, siamo in costante contatto con Stefano Santoni e per me è stato davvero bello rappresentare Amaro Santoni anche nell’ultima Florence Cocktail Week, con una presentazione sold out da Caffè Concerto Paszkowski e un aperitivo serale nel suggestivo Angel Roofbar & Dining. Ne approfitto anzi per ringraziare la FCW, Velier nella persona della Brand Manager Paola Petruzzelli e Massimiliano Prili per l’organizzazione”.

Il ruolo di Brand Ambassador oggi è soltanto una delle tue svariate attività nel mondo del bar… Quand’è iniziato il tuo percorso professionale?
“Ho deciso di fare il barman da ragazzino. A quell’età non sai ancora cosa vuoi diventare o cosa vuoi fare nella vita, tutto è cominciato quando a 16 anni avevo bisogno di un lavoretto d’estate e mi sono ritrovato a fare il lavapiatti in una discoteca delle mie zone. Così è iniziato tutto, così si sono aperte le porte di questo magico settore che negli anni mi ha portato a girare in lungo e in largo il pianeta”.

La tua consacrazione è arrivata proprio all’estero: all’Artesian Bar di Londra.
“Londra mi ha dato tutto e le sarò sempre grato. In Inghilterra c’è una grandissima comunità di professionisti, dove non esistono invidie, ma soltanto voglia di collaborare e condividere. Ognuno a Londra può dire la sua e all’Artesian, nello specifico, siamo stati bravi a creare un’autentica fabbrica di cocktail. Mi spiego meglio: nonostante la location, all’Artesian non avevamo ritmi da grande hotel… Facevamo volumi molto più elevati. Così ho imparato a lavorare con stile e consapevolezza di fare un prodotto di qualità, ma anche con un servizio veloce e immediato. Due cose che non sempre vanno di pari passo”.

Come descriveresti la tua filosofia dietro al bancone?
“Non ho una filosofia vera e propria. Credo che l’obiettivo di un bravo barman sia sorprendere il suo ospite. Che sia scenografico o minimalista, il tuo cocktail deve lasciarlo a bocca aperta e soprattutto piacergli. Non dobbiamo infatti mai dimenticarci che stiamo servendo una bevanda, un qualcosa che deve convincere tanto al naso quanto al palato, non solo alla vista. Sono quindi dell’idea che, quando facciamo da bere, bisogna sempre creare il giusto equilibrio, senza pensare che la semplicità sia banale e il cosiddetto effetto wow la soluzione a tutto. Ricordatevi che il barman è un imprenditore che deve lavorare essenzialmente con gli altri”.

Teorie che oggi prendono forma nel tuo “Sips”, a Barcellona.
“Sono molto soddisfatto di questo progetto, che condivido con Marc Alvarez. ‘Sips’, ovvero sorsi, è un bar che non è un bar, con alle spalle un concept in cui si servono cocktail classici e non, ma sempre in un quantitativo leggermente inferiore rispetto alle dosi standard. Un locale moderno in cui si può anche degustare qualche snack, per un’esperienza davvero a 360° e sicuramente sui generis”.

Fra così tante occupazioni, come si articola oggi l’attualità di Simone Caporale?
“Di solito mi alzo alle 9 e mi confronto quotidianamente con Luca Missaglia da Londra per seguire i mercati internazionali di Amaro Santoni o Liquori Muyu (anch’essi distribuiti da Velier in Italia, ndr), senza dimenticare il progetto Flavour Blaster e la continua ricerca che facciamo per aggiornare o sviluppare nuovi prodotti. Siamo già all’ora di pranzo e al primo pomeriggio, con la contabilità e il lavoro di ufficio legati al bar, prima di mettere fisicamente piede dentro il mio ‘Sips’ e restarvi fino alle 2-3 del mattino. Con un unico obiettivo: far star bene la gente e divertirmi, perché senza divertimento, condivisione e ospitalità non puoi certo fare questo lavoro”.

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