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Lo sfascio del virus non conosce misure, nomi o fama. AB InBev, il più grande player birrario del mondo, ha infatti visto un declino del 32% di consumi in aprile, in seguito alla chiusura dei luoghi di vendita sul posto a causa della pandemia di COVID-19. Ma i portavoce hanno già dichiarato di star imparando dalla reazione di Cina e Corea del Sud per fronteggiare le varie fasi della crisi.

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Certo non saranno notizie clamorose, ma la Cina sta insegnando che è possibile rimbalzare presto: nel primo quadrimestre aveva fatto registrare un calo del 42%, migliorato fino al -16% in aprile. “Abbiamo investito per anni in una rete che ci metta in contatto direttamente con clienti e consumatori, così da poter gestire al meglio questa situazione così particolare”. Ciononostante, l’impatto del lockdown globale è previsto come ancora peggiore nel secondo quadrimestre per AB InBev, colosso che comprende marchi come Budweiser, Stella Artois e Corona; il calo di volume da gennaio a marzo si è assestato sul -9.3% (-3.6% senza contare la Cina), con il ricavato totale diminuito del 5.3%. Ha senz’altro inciso la scelta di schierarsi in prima linea per combattere il virus, con la conversione di alcuni punti di produzione in centri di realizzazione di gel igienizzanti.

Le scorie dell’esperienza asiatica saranno per AB InBev in realtà punti di forza, lezioni da cui trarre insegnamenti preziosi da divulgare a tutta l’industria. L’impatto della pandemia su ciascuno dei campi in cui l’azienda è coinvolta si misura con tre fattori: lo stato del contagio, la situazione del mercato e le misure di distanziamento sociale adottate dai singoli governi. Stanti così i presupposti, gli scenari su cui l’azienda va a lavorare sono quattro: 

  • Mercati in fase di recupero: in particolare Cina e Corea del Sud che stanno già mostrando segnali di ripresa. I locali notturni sono stati colpiti più di altre realtà, ma AB InBev ha registrato la riapertura di molti dei propri punti vendita già da metà marzo, e i volumi di profitto sono migliorati conseguentemente. In Cina ad esempio, per quanto a ritmi molto rallentati, tutti i grossisti hanno ripreso ormai da quasi due mesi le attività.
  • Mercati già sviluppati con meno restrizioni: USA, Canada ed Europa dell’Est, dove i lockdown procede ma non è totale, e in ogni caso il consumo casalingo è stato ben accolto e risponde bene, sebbene sia “troppo presto per fare predizioni su quanto a lungo potrà durare il trend”.
  • Mercati in via di sviluppo con meno restrizioni: paesi come Brasile e Colombia, dove l’attività brassicola prosegue ma le misure di distanziamento sociale sono ben rigide e il consumo ha fatto registrare cali vertiginosi, data l’importanza dei punti vendita con somministrazione sul posto, oggi chiusi.
  • Mercati in via di sviluppo con restrizioni severe: Messico, Sud Africa e Perù hanno visto i birrifici subìre limitazioni pressoché totali, e AB InBev dice di star “mantenendo stretti contatti con i governi per riprendere al più presto le attività, pur rimanendo schierati nella lotta al COVID-19”.

AB InBev ha poi sottolineato come sforzi e investimenti siano adesso destinati allo sviluppo di modalità di connessione con il cliente. “Questo è un comparto quanto mai fondamentale adesso. Trend in fase di lancio come e-commerce, online marketing e shopping virtuale hanno visto un’impennata clamorosa in questi mesi. In molti dei mercati in cui siamo presenti, i consumatori possono ordinare online attraverso piattaforme in cui ci eravamo inseriti già anni fa. E attiveremo anche una presenza straordinaria dei nostri brand, con momenti di incontro e informazione di ciascuna delle nostre firme. Crediamo che la posizione che ci siamo costruiti con anni di lealtà e trasparenza ci aiuterà a mantenere i nostri affezionati e ripartire nel miglior modo possibile”. 

fonte: beveragedaily.com

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