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È di qualche giorno fa la notizia secondo cui gli ultimi quattro monaci soggiornanti presso l’abbazia di Engelszell, unica abbazia cistercense trappista situata in Austria, lasceranno presto i locali, delineando per la stessa un futuro pieno di incertezze. Oltre alla comunità trappista del luogo, scomparirà anche il relativo marchio brassicolo denominato Stift Engelszell.

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Ripercorrendo brevemente la sua storia, Stift Engelszell è stata fondata nel 1925 e nel 2012 è stata avviata un’attività di produzione di birra in collaborazione con Peter Krammer, già gestore del birrificio di famiglia Hofstetten, situato a Sankt Martin, a circa 30 chilometri dall’abbazia. Durante lo stesso anno Engelszell divenne l’ottavo birrificio trappista del mondo, rappresentando una piccola rivoluzione nel settore della birra.

Engelszell debuttò con la Gregorius, una Quadrupel, cui si aggiunsero nel tempo la Benno (Dubbel), la Nivard (Enkel), una Weizen e una Zwickel, tutte regolarmente contrassegnate in etichetta dal famoso bollino esagonale Authentic Trappist Product.

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La birra trappista ha da sempre rappresentato una specialità brassicola estremamente affascinante, nonostante negli ultimi tempi stia vivendo un periodo alquanto complicato. Non per niente, in Belgio, Achel si era già trovata nella medesima situazione nel momento in cui i monaci dell’abbazia di Limburg lasciarono i locali durante l’estate del 2020: tuttavia, la birra viene ancora prodotta in loco dai laici e commercializzata con la medesima ricetta. Però, l’etichetta non riporta più il logo ATP.

La decisione di abbandonare la struttura austriaca è stata annunciata dall’abate Dom Bernardus Peeters in una lettera personale inviata al presidente della Conferenza episcopale austriaca.

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Le chiusure dei birrifici di Achel ed Engelszell rivelano, dunque, un grande problema in relazione a questo mondo specifico: l’assenza di un ricambio generazionale nelle comunità monastiche. Le comunità trappiste stanno invecchiando ed evidentemente lo stanno facendo tutte insieme: perdere a distanza di pochi mesi due marchi trappisti su dodici risulta essere il segnale di un grave problema che mette a rischio l’esistenza stessa della birra trappista. Cosa riserverà il futuro?

FONTI: www.brusselstimes.com/
www.cronachedibirra.it/

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