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Lorenzo Dabove (in arte Kuaska), il più grande esperto di birre artigianali in Italia, ha condotto per conto di Beverfood.com un’ampia panoramica sui microbirrifici emergenti in Italia dal 2008 al 2018, intervistando i titolari/fondatori di ciascun Birrificio. Questo articolo è dedicato al Birrificio Lariano di Sirone (LC) con una intervista al fondatore Emanuele Longo (www.birrificiolariano.com).
Dopo anni di tenace homebrewing, con birre d’una qualità e potenzialità tali da far facilmente presagire un futuro da professionisti, nel 2008, il pacato Emanuele Longo e l’ancor più pacato Fulvio Nessi aprono il loro Birrificio Lariano nel lecchese, dapprima a Dolzago per poi ampliare impianto e cantina, spostandosi nella sede attuale, nella vicina Sirone. Ho voluto sottolineare la pacatezza dei nostri due eroi proprio perché, nel corso della loro decennale carriera hanno proposto birre davvero notevoli, certamente poco pacate ma anzi di grande varietà, spaziando con maestria e padronanza dalle basse alle alte fermentazioni sino all’esaltante progetto delle birre alla frutta. Lascio ora la parola ad Emanuele, reduce dal bel risultato ottenuto, quinto posto ex-aequo, a Birraio dell’Anno 2018.
Come e perché avete iniziato la vostra avventura.
L’inizio è stato un pò in sordina, poca comunicazione, social inesistenti. Siamo partiti con un piccolo impianto da 150 litri per iniziare a testare le birre che avevamo intenzione di produrre. Questa fase è durata circa un anno. Successivamente costituita la società e fatto un minimo di business plan, abbiamo strutturato il birrificio con una sala cottura da 600 litri e con quattro fermentatori da 1200 litri. Inizialmente il nostro impiego in birrificio era esclusivamente durante la fine giornata in settimana e il sabato e la domenica, visto che lavorativamente parlando facevamo altro. Questo è durato circa 4 anni. Come la maggior parte dei birrifici che in quel periodo iniziavano l’attività, lo si faceva principalmente per passione.
Forse allora ci si poteva permettere di farlo principalmente per la spinta emotiva. Dopo un discreto percorso di homebrewer è partito il progetto insieme al socio Fulvio; ricordo bene quel 25 maggio del 2008 partiti con la prima cotta di LaGrigna, ancora adesso è il nostro cavallo di battaglia. Inizialmente nella nostra filiera produttiva avevamo 4 birre; ad oggi produciamo, tra le stagionali e non, ben 27 tipologie di birra.
Quali birre/birrai/birrifici, sia italiani che stranieri, sono stati la vostra fonte d’ispirazione?
Per quanto mi riguarda inizialmente la fonte d’ispirazione furono Agostino Arioli e Teo Musso. Stiamo parlando di ben 12/13 anni fa.
Differenze, nel bene e nel male, tra l’epoca della vostra partenza e quella attuale con particolare riferimento all’aria che tirava e che tira oggi.
11 anni fa quando siamo partiti il numero dei birrifici esistenti erano meno della metà di quelli esistenti tuttora. Le start up erano ai tempi, abbastanza approssimative, lo stesso le quantità produttive. In qualche modo nel bene o nel male si riusciva a partire. La conoscenza del prodotto artigianale era agli inizi e tutto quello che riguardava stili e qualità del prodotto stesso non erano alla portata di mano.
Con il passare degli anni tutto quanto è cambiato, la cultura delle craft è aumentata e di conseguenza tutto quanto è andato verso l’ottimizzazione del ciclo produttivo e a favore della qualità stessa del prodotto finito. C’è sicuramente maggiore coscienza e conoscenza che nel bene e nel male sviluppa dinamiche più o meno positive.
Avete qualche sassolino nelle scarpe?
Non ho nessun sassolino, solo la giusta competizione.
Cosa vi fa andare avanti e quali sono le prospettive future?
La nostra è un’azienda nell’ambito delle craft beer che inizia ad avere una produzione importante, con 5 dipendenti e 2 soci lavoratori. Continua comunque a farci andare avanti il piacere di lavorare in questo ambito. Personalmente sono uno che, compatibilmente con le risorse economiche, mi piace sempre guardare avanti e migliorare la qualità del lavoro e del prodotto. L’obiettivo per il 2019 sarà l’apertura di una tap room all’interno del birrificio e successivamente la creazione di un piccolo laboratorio per la selezione dei lieviti nonché la propagazione degli stessi.
Una battuta per concludere: “Quale birra avreste voluto creare voi e che invidiate ai vostri colleghi, sia italiani che stranieri?”
La Bomb di Prairie
+Info: www.birrificiolariano.com
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