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Lorenzo Dabove (in arte Kuaska), il più grande esperto di birre artigianali in Italia, ha condotto per conto di Beverfood.com un’ampia panoramica sui microbirrifici emergenti in Italia dal 2008 al 2018, intervistando i titolari/fondatori di ciascun Birrificio. Questo articolo è dedicato al Birrificio Loverberr di Marentino (TO) con una intervista al fondatore Valter Loverbeer (www.loverbeer.com)

 

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Il piemontese doc Valter Loverier aveva già da homebrewer trovato la sua strada, quella delle fermentazioni spontanee, uso delle botti, frutta locale e nessun compromesso. La sua fama aveva preceduto l’apertura del suo birrificio nel 2009 a Marentino, non lontano da Torino tanto che monumenti come Charlie Papazian (papà del movimento americano) e Jean Van Roy (Cantillon) mi chiedevano “Ma quando comincia Valter?”!

Eletto Birraio dell’Anno nel 2010, appena un anno dopo l’inizio della sua carriera professionale, Valter è senza dubbio, con Teo Musso del Baladin, il birraio italiano più conosciuto all’estero dove esporta, se non sbaglio, più del 60% delle sue straordinarie birre. Sentiamo cosa ci ha detto.

Come e perché avete iniziato la vostra avventura.

Ho iniziato perché mi piacciono le Birre. Quali? Tutte quelle buone, non importa lo stile, le birre mi devono emozionare, trasmettere un concetto, una storia. Forse le mie birre oggi sono la proiezione da me reinterpretata di tutto ciò che mi ha entusiasmato negli anni. Ho fatto un “viaggio” nel tempo e nei luoghi dove c’era la testimonianza di qualcosa di straordinario. Un elenco non lo faccio: troppo lungo e dimenticherei qualcuno.

Quali birre/birrai/birrifici, sia italiani che stranieri, sono stati la vostra fonte d’ispirazione?

Un nome sì: Cantillon. Perché è un mito e nulla toglie alla vastità di persone che tanto mi hanno aiutato. Citando questo nome ovviamente sembro un figlio del lambic e lo sono, ma non solo, perché sono sempre stato affascinato da tutte le interpretazioni della birra. Ci ho messo degli anni a capire cosa si nascondesse dietro ad uno stile, a volte usato impropriamente o coniato espressamente per la birra in questione, poi ho capito che serviva solo per creare l’atmosfera per comprendere e godere al meglio quello che si stava assaggiando.

Differenze, nel bene e nel male, tra l’epoca della vostra partenza e quella attuale con particolare riferimento all’aria che tirava e che tira oggi?

Il mondo è cambiato. Lo sento nell’acqua, lo sento nella terra, lo avverto nell’aria… (cit. Il Signore degli Anelli) anzi dovrei dire lo sento nella birra. Circa dieci anni fa muovevamo i primi passi ed eravamo dei pionieri, e adesso rimane la nostalgia di un passato dove tutto sembrava quasi perfetto. Oggi siamo da capo: è sempre come ricominciare e bisogna guardare avanti continuando a fare del nostro meglio e godendoci i momenti magici che ogni tanto il nostro mondo ci riserva. La frase che ho più sentito in questi anni è “Bisogna dare alla birra la dignità che merita”. Sì e no. Ci sono birre che hanno un’anima quotidiana e altre più preziose. In questo momento il mondo è fatto di una piccola parte di appassionati supercompetenti (o presunti tali) e ancora di una grande fetta di bevitori occasionali che bevono più o meno consapevolmente. Li c’è ancora la nostra sfida che si fonda sulla qualità del prodotto e la capacità di comunicarlo. Gli addetti ai lavori sono chiamati eticamente a combattere contro ogni logica che non porti alla realizzazione di un sogno: bere buona birra.

 

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Avete qualche sassolino nelle scarpe?

… E chi non ne ha. Sono salito su questo treno che mi ha regalato panorami mozzafiato e ansia a non finire. Invece di pensare ai sassolini continuerò a lavorare duro e coerentemente con quello che siamo.

Cosa vi fa andare avanti e quali sono le prospettive future?

Le persone con cui condivido tutto questo: colleghi, addetti ai lavori, appassionati… la mia famiglia che mi ha sempre sostenuto e che quotidianamente metto in difficoltà perché mi sono scelto un mestiere difficile. Non è solo un mestiere ma una scelta precisa di vita, non è solo difficile ma anche molto stimolante. Le prospettive sono quelle di costruire un impero che fagociterà tutti i marchi del mondo in un unico marchio e invece della mela ci metto un ramassin! A parte gli scherzi, creare sempre nuove emozioni per non deludere chi ci ha seguito da sempre e chi ci seguirà in futuro.

Una battuta per concludere: “Quale birra avreste voluto creare voi e che invidiate ai vostri colleghi, sia italiani che stranieri?”.

Mah… nessuna! Il bello delle birre è che ognuno fa le sue. Quando assaggio un capolavoro, non provo invidia ma solo stima nei confronti del birraio.

A cura di Lorenzo Dabove in arte Kuaska

+Info: www.loverbeer.com

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Rubrica Birrifici Emergenti 2008-2018 by Kuaska

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