Dall’emergenza climatica, ormai è sempre più chiaro, non si salva nessuno. Qualsiasi protagonista di qualsivoglia area socioeconomica è chiamato a fare un passo avanti e battersi per migliorare le condizioni del futuro, perché le ripercussioni della crisi si avranno anche sulle realtà meno immediate. Il whisky scozzese, ad esempio, è al centro di previsioni terribili, a meno di ridimensionamenti importanti.
Glengoyne, con sede nelle Highland e famosa per un single malt di qualità assoluta distribuito in Italia da Ross&Rossi, ha infatti commissionato una ricerca agli specialisti del clima dell’University College of London, per approfondire l’impatto che il cambiamento climatico potrebbe avere (o sta avendo) sull’industria dello scotch. L’obiettivo principale era in realtà sensibilizzare singoli e aziende sulla necessità di fare sistema, e far muovere così l’intero comparto del whisky verso soluzioni concrete.
Secondo quanto riportato dallo studio, la produzione annuale di scotch richiede ottocentomila tonnellate d’orzo, e anche solo una minima riduzione nel raccolto potrebbe causare perdite fino a ventisette milioni di sterline l’anno. Alla luce delle previsioni climatiche, che parlano di un decremento delle piogge estive fino al 18% e di un aumento di temperatura media di due gradi centigradi entro il 2080, i ricercatori hanno comunicato di potersi aspettare siccità cicliche più frequenti, ogni vent’anni invece che ogni quaranta entro il 2050, con l’ultima verificatasi nel 2018 e foriera di ingenti danni a distillerie in Islay, Perthshire e Speyside.
Addirittura, stando a quanto registrato, il sapore vero e proprio del whisky potrebbe essere influenzato dai cambiamenti climatici, e il profilo aromatico del distillato potrebbe definitivamente cambiare nei prossimi 50-100 anni. Aria e acqua più calde potrebbero rendere insufficienti i sistemi di raffreddamento naturale presenti in svariate distillerie scozzesi tradizionali, andando a impattare il carattere, la costanza e la qualità del liquido.
“La minaccia del cambiamento climatico è reale”, commenta Barbara Turing, brand ambassador per Glengoyne, “e siamo tutti coinvolti. Abbiamo ancora molto da fare anche in Glengoyne, ma ci impegniamo per ridurre il nostro impatti sull’ecosistema, lavoriamo con la Scotch Whisky Association per raggiungere l’emissione zero entro il 2040. Già negli ultimi dieci anni abbiamo ottenuto risultati straordinari, come l’introduzione di energie rinnovabili e l’ottimizzazione dell’utilizzo d’acqua”.
In nome del sostegno contro l’emergenza climatica, Glengoyne ha deciso di destinare al Wildfowl and Wetlands Trust (WWT), fondo di beneficenza in difesa della fauna locale, parte dei proventi della nuova Wetlands Single Cask Release: un single malt che celebra il decimo anniversario della creazione del primo sito di smaltimento di rifiuti liquidi in assoluto per una distilleria.
fonte: thespiritsbusiness.com