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Da Verona in arrivo notizie importanti per gli amanti dell’Amarone. E’ stato completato il dossier per la presentazione della candidatura della tecnica della messa a riposo delle uve della Valpolicella a patrimonio immateriale dell’Unesco, l’annuncio è stato dato nel corso dell’evento Amarone Opera Prima, andata in scena a Verona lo scorso week end. 1500 le presenze in una due giorni di evento tra operatori di settore e wine lover, con oltre 300 giornalisti che hanno potuto degustare il millesimo 2018 del grande rosso veronese delle 64 aziende presenti.

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Una tecnica millenaria che risale ai tempi degli antichi romani, il dossier della candidatura Unesco Amarone vede un Comitato scientifico, composto da enologi, giuristi e antropologi. In questo territorio la tecnica della messa a riposo delle uve della Valpolicella sulle arele sistemate nei fruttai garantisce una funzione educativa, ambientale, di riscatto sociale e di inclusione, oltre a una funzione enologica perché senza questa tecnica i vini del territorio non esisterebbero. Un’estensione territoriale dell’appassimento praticato da 8mila persone tra uomini, donne, giovani e anziani, italiani e stranieri perfettamente integrati nei 19 comuni della denominazione.

Il dossier evidenzia che si tratta di una tecnica che rispecchia la storia sociale, politica, economica di questo territorio e ne manifesta la sua evoluzione- il commento di Pier Luigi Petrillo, coordinatore del Comitato scientifico, professore e direttore della cattedra Unesco sui Patrimoni culturali immateriali dell’Università Unitelma Sapienza di Roma – Il profondo radicamento culturale e identitario definisce la stessa architettura rurale della Valpolicella: un saper fare che da oltre 1500 anni identifica questa comunità”.

Il documento verrà ora trasmesso al ministero della Cultura, a quello dell’Agricoltura e alla Commissione nazionale per l’Unesco, l’organismo interministeriale coordinato dal ministero degli Esteri cui spetta il compito di scegliere entro il 30 marzo l’unica candidatura italiana da inviare a Parigi per la valutazione. Un sistema Amarone che vede oltre 2400 aziende tra viticoltori, vinificatori e imbottigliatori su un territorio di produzione che si estende in 19 comuni della provincia di Verona, dalla Valpolicella fino alla città scaligera che detiene il primato del vigneto urbano più grande dello Stivale, 8600 ettari di vigneto e un giro d’affari di oltre 600 milioni di euro, di cui più della metà riferiti alle performance dell’Amarone.

Se dovesse arrivare il riconoscimento Unesco alla Valpolicella, si tratterebbe di un primato di iscrizione di una pratica di vinificazione negli elenchi tutelati dall’Organizzazione delle Nazioni Unite per l’educazione, la scienza e la cultura, a conferma dell’unicità dell’Amarone e del Recioto. “Il traguardo è il risultato di un grande lavoro di squadra – le parole del presidente del Consorzio vini Valpolicella, Christian Marchesini – che ha messo a fattor comune la valorizzazione della Valpolicella e la sua vocazione all’eccellenza. Una unità di intenti e di visione che ha riscontrato l’appoggio anche delle istituzioni, a partire dalla Regione Veneto e dal suo presidente, Luca Zaia. Ora confidiamo che i ministeri deputati a decidere la presentazione della candidatura sappiano riconoscere il valore antropologico e sociale di questa tecnica”.

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