La notizia è stata fornita da il Sole 24 Ore in un articolo pubblicato l’1/2/09. Il vino veronese in due anni ha raddoppiato la sua produzione passando da 7 a 15 milioni di bottiglie, mentre il Barolo e il Brunello di Montalcino hanno consolidato la propria produzione intorno alla cifra di 8-10 milioni di bottiglie cadauno Al di là della classifica produttiva, i tre grandi vini del Veneto, Piemonte e Toscana formano un tris di rossi made in Italy di grandissimo prestigio, senza confronti a livello internazionale.
In tempi di crisi, l’Amarone della Valpolicella viaggia controcorrente, forte degli 8,5 milioni di bottiglie vendute nel 2008. Con investimenti su nuovi terreni (rinnovato il 36% negli ultimi 7 anni) e ammodernamento cantine punta a raddoppiare la produzione sul breve termine. E’ l’obiettivo presentato dal presidente del Consorzio della Valpolicella Doc, Luca Sartori, alla recente “Anteprima Amarone” svoltasi a Verona. Per quanto riguarda l’ultima vendemmia i 1.300 vignaioli di Amarone, sui 2.500 di tutta la Valpolicella, hanno destinato all’appassimento ben 300mila quintali di uva, che corrispondono a ca. 15 milioni di bottiglie.
Le aziende che producono Amarone della Valpolicella sono 168. In Valpolicella gli ettari vitati sono 6.022 +200 sull’anno passato, con 90 milioni di euro di valore delle uve, stabile, e 205 milioni di fatturato globale dei vini.
“La Valpolicella rilancia e investe – ha sottolineato Sartori – per la sua produzione più prestigiosa, l’Amarone appunto, marchio collettivo registrato in 36 Paesi con licenze d’uso rilasciate a 181 aziende vitivinicole. La novità del millesimo 2005 è l’introduzione del contrassegno di Stato che nei piani dei controlli “erga omnes” garantirà la tracciabilità del prestigioso vino. Ci sono stati infatti, ha detto il presidente del consorzio, numerosi tentativi di falsificazione, prontamente smascherati dal Corpo Forestale e dall’Icq (Istituto per il Controlli Qualità)”.
L’AMARONE E LA SUA STORIA
L’Amarone della Valpolicella, oggi unanimemente considerato come il più pregiato dei vini veronesi, nasce dall’evoluzione del Recioto, vino tra i più antichi della nostra storia vitivinicola. Nel quarto secolo dopo Cristo, Cassiodoro, ministro di Teodorico, re dei Visigoti, descrive in una lettera un vino ottenuto con una speciale tecnica d’appassimento delle uve, chiamato allora Acinatico, prodotto in quel territorio denominato Valpolicella. L’Acinatico è senza dubbio l’antenato del Recioto e dell’Amarone. Un tempo in Valpolicella era prodotto solo il Recioto, un vino vellutato e dolce (il cui nome deriva dal termine dialettale “recia”, in altre parole orecchia, perché in origine era utilizzata solo la parte più alta e meglio esposta del grappolo), ma con il passare del tempo ed il mutare delle stagioni, le uve, sebbene lavorate nella stessa maniera, diedero progressivamente vita, a seguito della fermentazione, ad un vino notevolmente più secco rispetto all’originario. Questo Recioto completamente secco, e quindi amaro, piuttosto che dolce, s’impose facilmente e venne sempre più apprezzato e richiesto. Nacque così, prendendo il nome dalla sua caratteristica vena amarognola, 1’Amarone, i cui primi esemplari presero ad essere imbottigliati solo nei primi anni del Novecento per un uso familiare o destinati agli amici. La commercializzazione vera e propria ebbe però inizio solo nel dopoguerra e nel 1968 arrivò il riconoscimento della Denominazione d’origine controllata (DOC). +INFO: www.consorziovalpolicella.it – – tel 045 7703194
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