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Conclusa la prima Anteprima Colline Teramane del Consorzio nato nel 2003, capitanato da Enrico Cerulli dell’omonima azienda agricola. Il palcoscenico dell’evento sono state le sale del ristorante Da Gilda, affacciate direttamente sul Monte Corno, la quarta vetta del catena del Gran Sasso (2.914 m).
Un evento riuscito con assaggi di campioni da botte e non, di varie annate, finalizzati alla presentazione del vino di punta della zona: il Montepulciano d’Abruzzo Colline Teramane Docg. Che prevede un disciplinare di produzione molto rigido atto a tutelarne qualità e territorialità. Con un’estensione di circa 1.500 Km2 e oltre mezzo milione di bottiglie prodotte, il disciplinare prevede la presenza dell’uva Montepulciano al 90% e di Sangiovese (massimo 10%). Ma oggigiorno i produttori impiegano tutti per la maggior parte esclusivamente Montepulciano. Le versioni presenti sul mercato con il nuovo disciplinare sono: una tipologia vinificata in solo acciaio che esce a un solo anno dalla vendemmia, un Superiore in uscita dopo due anni di affinamento e una Riserva, (3 anni dopo la vendemmia).
I vini della prima categoria hanno un approccio alla beva certamente più fresco e impattante, libero di esprimersi. Più sincero, in cui trovare il gusto della psiche del frutto e dell’interpretazione aziendale, una tipologia di Montepulciano che potrà uscire appunto dopo appena un anno di affinamento.
Questo anche lo scopo dell’Anteprima: raccontare le caratteristiche delle diverse zone di produzione e le potenzialità del Montelpulciano già nei primi anni di vita. Ventinove i campioni assaggiati nelle varie tipologie proposte per annata (2018, 2017) e Riserva (2016, 2015 e 2014). Spazio anche per il vitigno bianco di casa: il Pecorino.
FILOSOFIA
La particolarità dell’Abruzzo, oltre i paesaggi dai colori da rockstar, è la capacità delle persone di calamitarti al loro pensiero e al loro modo di vivere. Le mutazioni cromatiche del cielo sono solo l’incipit dei profumi che si sentiranno nei piatti, nelle consistenze dell’olio o nei vini. Il Gran Sasso sprigiona energia, potenza, solidità. Non ha bisogno di nulla. Pavoneggia con fierezza la sua altezza. Questo gruppo di produttori abruzzesi sembra essersi deciso a voler scalare il Gran Sasso. Alla vista i vini richiamano il colore della malva, ma più carico, un colore che ha segnato la storia perché il primo colorante sintetico a firma del diciottenne William Perkin. Un colore che rappresenterà la libertà nell’abbigliamento, la propria libertà espressiva. La Regina Vittoria quando si presenta al matrimonio della figlia sfoggia un abito di colore diverso: acceso, elegante. Da shock. È appunto il color malva. E questo concetto di libertà espressiva è il punto focale di quanto sta accadendo nella zona delle Colline Teramane. Esser coscienti della vocazione di questa terra, creare un disciplinare ad hoc, è la realizzazione di una scoperta. Ma il vero traguardo è capire come usarla. E infatti, e noto che un buon 60% della produzione di Montepulciano sia imbottigliata fuori dall’areale ma non è pratica concessa quando si parla di questa prima Docg regionale perché tutte le fasi di produzione, compreso l’imbottigliamento, devono avvenire all’interno del perimetro designato, la provincia di Teramo (Ancarano, Atri, Basciano, Bellante, Campli, Canzano, Castellalto, Castiglione Messer Raimondo, Castilenti, Celino Attanasio, Cermignano, Civitella del Tronto, Colonnella, Controguerra, Corropoli, Giulianova, Martinsicuro, Montorio al Vomano, Morro d’Oro, Mosciano Sant’Angelo, Nereto, Notaresco, Penna Sant’Andrea, Pineto, Roseto degli Abruzzi, Sant’Egidio alla Vibrata, Sant’Omero, Silvi, Teramo, Torano Nuovo, Tortoreto). 95 i quintali per ettaro ammessi per una resa massima di 3 kg per ceppo.
STORIA
Le prime testimonianze della viticoltura risalgono al periodo della civiltà etrusca. Ci sono quelle di Catone, console e censore romano, nella sua opera De Agricoltura, del greco Polibio (205-125 a. C.) e il romano Ovidio che scriveva della fertilità di queste terre e della vocazione per la coltivazione della vite.
TERROIR
L’Abruzzo si compone per il 65% da montagne, il 34% colline e solo l’1% da pianura. Siamo in una regione con le vette più alte dell’Appenino: il Gran Sasso, il Corno Grande, il massiccio della Majella e il Monte Amaro. Va da se che il clima ne risulti molto condizionato da questo Massiccio montuoso contaminato da quello di tipo più mediterraneo dato dalla presenza del mare e litorali più sabbiosi. Le importanti escursioni termiche e venti creano nelle due principali dorsali produttive dei veri e propri microclimi e le condizioni ideali per la coltivazione dell’uva. Con il cambiamento climatico in atto si può azzardare a dire che il Montepulciano ne stia beneficiando ottenendo maturazioni più complete, per vini con una palette aromatica molto ricca.
La superficie vitata è molto ampia, 32.000 ettari di superficie per 3,5 milioni di ettolitri, e copre praticamente tutta la regione. Nelle colline campeggiano sia il classico sistema di allevamento a gujot che il tipico tendone (o pergola abruzzese) che richiede molta manodopera.
DEGUSTAZIONE
ANNATA 2018
I vini affinati in solo acciaio, escono nel mercato dopo appena un anno. Sono il nostro mauve, racchiudono lo spirito libero del terroir. Non servono caricature o altri toni per esaltare i tannini o il corpo. È la batteria che di fatto ha colpito di più.
Lo Yang 2018 di Barba (pioniere di queste versioni di Montepulciano più snelle a agili) è sempre in equilibrio e sul frutto. Di grande bevibilità per il suo corpo pieno e il finale più salato.
Poco dopo arriva il Gruè 2018 di Cerulli Spinozzi, con le sue spezie dolci si propone con grande grazia, le note cangianti di fiori e di pesca rimuovono le ombre dal sorso. Un messaggio ricevuto già dal naso. La nostra predilezione per questo vino è per la corrispondenza tra il gusto veloce, volante ma di grande impatto, e l’ impostazione di stile di chi lo produce. C’è una bellezza data dalla sua masticabilità. Un vino che non ti stanca mai. Infine, Le Murate di Nicodemi è il sorso più ampio, acceso, più dolce ed espressivo dell’uva. I tannini sono ben fissati e descrivono il progetto dei fratelli Elena e Alessandro oggi alla guida della cantina. Precisione si, ma anche carattere. Un manifesto dell’uva che vale la pena proporre al bicchiere in tutte le occasioni.
ANNATA 2017
Buona manche per il Versosera di Velenosi: elegante e molto sensuale, ha una moquette tannica sottile parimenti delicata e sorretta dal succo.
Il Cortalto di Cerulli Spinozzi sbaraglia le carte in tavola, scuro al naso, anticipa profondità, volume ma su tutti dispiega autenticità. Ricco appare con qualche tremito causato da un tannino scolpito nel palato. Indimenticabile, come la Riserva 2013 dove gli anni di riposo in vetro rendono il sorso più saldo, spoglio delle parti più vibranti.
ANNATA 2016
Spicca il campione da botte di Nicodemi. Il Neromoro gioca su qualche raggio di cioccolato nero, su dolcezze orientate agli agrumi rossi e alla viola. Di corpo pasciuto si armonizzerà in futuro una volta in vetro.
Riserva 2015
Molpulciano Zanna Illuminati è sicuramente il migliore della batteria. Non sappiamo cosa ci conquista di più, se la precisione tannica, il suo equilibrio schiacciante o la poetica acidità. Forse tutto. Nasce in un vigneto a corpo unico omonimo a destra del fiume Tronto a quota 287 metri s.l.m. È stato uno dei primi vigneti ad esser stati impiantati dall’azienda con il sistema di allevamento a tendone abruzzese.
Notevole anche la Riserva Celibe di Strappelli, la ricordiamo per le sue fibre più balsamiche e minerali. Da aspettare ancora per lasciare che la sa fisarmonica tannica respiri al meglio e suoni a gran voce.
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