Largo ai giovani. Paolo Griffa è giù un nome affermato nel mondo della cucina che conta, ma ha solo 28 anni. Il riconoscimento della Guida dell’Espresso 2020 come giovane dell’anno, fa risaltare il talento e la professionalità dell’Executive Chef del Petit Royal, il ristorante di alta cucina del Grand Hotel Royal e Golf di Courmayeur. Puntuale come agni anno la Guida Espresso ha fatto le sue anticipazioni dei premi speciali per quella che rimane una delle più prestigiose guide enogastronomiche nazionali, bisognerà aspettare il prossimo 14 ottobre al Teatro Lirico di Firenze per la presentazione ufficiale.
Accanto a Paolo Griffa, il Pranzo dell’anno va ai Fratelli Camanini con il loro Lido 84 di Gardone Riviera, il premio Maître dell’Anno va al giovane Thomas Piras del Contraste, La Cuoca dell’Anno è la giovane chef Alessandra Del Favero di Aga. A Terry Giacomello va il riconoscimento per l’Innovazione in Cucina, mentre il Premio alla Carriera va ad Antonio Mellinov de I Quattro Passi di Nerano. Paolo Griffa appartiene alla nuova generazione di chef under trenta viaggiatori, stacanovisti, curiosi, super connessi, versatili, profondi amanti della loro terra e molto, molto tenaci. Nato e cresciuto in Piemonte, Paolo diventa a soli 22 anni il sous-chef de Il Piccolo Lago di Marco Sacco prima di approdare in Francia da Serge Vieira come capo-partita nel 2016. Nel 2017 Paolo è finalista al Bocuse d’or Italia nel 2017 e prende le redini delle cucine del Grand Hotel Royal e Golf di Courmayeur come Executive Chef e Chef del Petit Royal.
Paolo ha adottato anni fa una routine ferrea che ruota quasi esclusivamente attorno alla cucina, dalle sperimentazioni e le ricerche allo studio e l’apprendimento, dalle passeggiate per raccogliere erbe ed essenze in montagna alle visite a fornitori e produttori locali, alla ricerca delle migliori materie prime di stagione e delle tradizioni della terra dove si trova. Dal suo arrivo al Royal di Courmayeur, Paolo riesce in pochi mesi a portare il locale all’avanguardia regionale e nazionale per l’originalità del menù, restituendo una particolare visione dell’alta cucina. Nel piatto crea un linguaggio creativo, dissacrante e colto mentre in dispensa e in cucina si fa ambasciatore della Valle d’Aosta con uno stile unico, delizioso, a volte alchemico, ludico e spesso ironico, con il suo menù Declinazioni, facendo diventare la Valle d’Aosta un rifugio montano per gli amanti dell’alta cucina.