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Nessuna presentazione ufficiale e profilo basso, anche a causa dei protocolli di sicurezza. Ma la voce si è sparsa inevitabilmente, rincorrendosi da San Frediano fino al resto di Firenze, e addirittura oltre: nel quartiere più animato della città, nell’estate forse più lunga e difficile degli anni 2000, è nato un nuovo tempio della miscelazione chiamato “Floreal”.
Un mix di design e disinibizione, un luxury street bar dai toni freschi e allegri, con una storia, quella di Antonio, Daniele e Simone, già soci del celebre “Strizzi Garden” alle porte del centro storico e protagonisti adesso di una nuova grande avventura comune, cominciata quasi per scherzo. Ci ha raccontato tutto proprio il front-man di “Floreal” Antonio Romano, intervistato da Beverfood.com a pochi giorni dall’inizio della “Florence Cocktail Week”, kermesse dedicata alla miscelazione che tra i tanti locali vedrà come protagonisti – in modi diversi – anche “Strizzi” e la stessa new entry del bartending fiorentino: “Floreal nasce da un distaccamento forte di Strizzi. Coi miei soci Daniele Ariani e Simone Cangialeoni ci siamo trovati davanti a una proposta molto allettante lo scorso 9 marzo: una storica realtà del quartiere di San Frediano come Gesto aveva deciso di prendere un’altra strada e noi, onestamente, non ci abbiamo pensato su due volte”, esordisce Romano ai nostri microfoni. “Miscelazione, hospitality e proposta alla portata di tutti: così è nato Floreal, un locale dalla caratura internazionale prima di tutto per i fiorentini e poi anche per i turisti”.
Avete sfidato l’emergenza economica con una decisione piuttosto controcorrente: aprire un nuovo locale proprio mentre tanti erano costretti a chiudere.
“Avevamo voglia di metterci di nuovo alla prova, non che non lo stessimo già facendo tra Strizzi e manifestazioni varie… Ma è successo tutto in fretta. Daniele è tornato da un breve viaggio a Barcellona con la sua compagna; era un giovedì sera, ci trovavamo tutti insieme alla ‘Rumba’, una delle serate più hype di Strizzi, e sul tavolo è finito questa sorta di manifesto: ‘Determino di aprire un nuovo locale chiamato Floreal’. Lo abbiamo scritto e firmato tutti e tre, dando libero sfogo alle nostre fantasie professionali e avviando, forse ancora inconsapevolmente, il nostro nuovo grande progetto. Pensate che, una volta accettata l’offerta a inizio marzo, a causa dell’emergenza non abbiamo neanche potuto iniziare i lavori. Poi, il 10 giugno, è arrivato il via libera per aprire e abbiamo potuto riprendere proprio da dove avevamo lasciato, con già delle idee chiarissime in testa. Floreal è partito il 27 dello stesso mese, grazie anche all’aiuto della nostra agenzia pubblicitaria Ultrapulp e il nostro architetto Giulia Novelli. È stata dura, ma vi assicuro che non abbiamo mai mollato e, proprio come accaduto col Covid, oggi stiamo vivendo la nostra Fase 3”.
Che bilancio fai di questi primi mesi? Perché la scelta di non annunciare la vostra nuova apertura pubblicamente?
“Il quadro fino ad oggi è molto, molto interessante, con una bella eco a livello non solo cittadino e regionale, ma anche nazionale. Non abbiamo fatto alcuna presentazione perché non ci sembrava il momento adeguato, abbiamo mantenuto invece un basso profilo, inserendoci piano piano in un contesto già molto competitivo come quello di San Frediano e ritagliandoci il nostro spazio. Mi piace definire Floreal un locale che vive un’evoluzione costante. Stiamo andando bene, ma vogliamo e dobbiamo continuare a crescere e perfezionarci da tutti i punti di vista: dal beverage al food fino all’arredamento”.
Cosa riprende “Floreal” da “Strizzi Garden”?
“Direi che Floreal è completamente diverso da Strizzi. Il nostro autentico punto di forza, in questa nuova apertura, è stato basarci sulle nostre esperienze personali di miscelazione. Diciamo che qui a Floreal ci sono Antonio e Daniele che finalmente hanno potuto fare quello che volevano dietro al bancone: usare prodotti premium, esagerare con abbinamenti pazzi ma sempre logici, riscoprire i grandi classici… L’obiettivo? Avvicinare il fiorentino, quello che deve essere il nostro zoccolo duro a livello di clientela, a una mixology più elevata e più audace. Stiamo sfruttando questo periodo delicato esattamente per fidelizzare il cliente della nostra città, prima che il turista. Con un servizio luxury, bicchieri eleganti e un’attenzione al consumatore in stile inglese”.
Qual è la vostra proposta di miscelazione?
“Crediamo molto nei prodotti italiani, anche nello Spritz e nel Negroni, con una proposta minimal e sempre di assoluta qualità. Per questo nei nostri drink non usiamo la frutta, ma piuttosto oli essenziali, spingendo al massimo coi prodotti premium. I cocktail sono la base, anche grazie al lavoro della nostra nostra barlady Virginie Doucet, ormai tra le regine del bartending fiorentino, ma non ci siamo certo dimenticati il mondo del vino, con una piccola cantina di Franciacorta che sarà ampliata presto con una selezione di Champagne. Il nostro motto è differenziarci e alzare sempre il livello, da tutti i punti di vista”.
Non a caso, pur essendo appena nati, siete già stati inseriti tra le location della “Florence Cocktail Week”, la rassegna che ogni anno riunisce insieme le eccellenze della mixology toscana arrivata ormai alla sua quinta edizione.
“Per questo ringrazio di cuore Paola Mencarelli, che ci ha voluti fortemente all’interno di questo prestigioso evento. Sarà una vetrina importante per noi perché giovedì avremo una night shift con Alessandro Pitanti, Campari Academy Master Bartender, mentre sabato ne avremo un’altra con Gin Nordes, durante la quale verranno proposti tre drink a base gin abbinati ad altrettanti piatti del nostro menù firmato Edoardo Tilli”.
Veniamo, appunto, alla cucina: se sulla proposta cocktail, dopo aver appurato la crescita esponenziale di “Strizzi Garden” negli ultimi anni, non c’erano dubbi, a stupire sono (anche) i piatti dello chef Edoardo Tilli.
“Stupiscono eccome, stupiscono sempre anche me. Vi confesso che eravamo un po’ difficoltà sulla cucina… Per questo abbiamo chiamato un grande amico come Edoardo Tilli, chiedendogli se avesse qualcuno da consigliarci. La sua risposta è stata spontanea e genuina: ‘Ho uno chef bravo, giovane e pure bello da raccomandarvi: si chiama Edoardo’. È bastata una risata per metterci d’accordo e siamo tutti molto contenti di aver ripreso proprio quel percorso avviato dallo chef tanti anni fa, coi suoi piatti storici e anche qualche interessante novità. La cucina non può che essere dunque un altro punto di forza di Floreal”.
Con un’offerta che, nonostante le tecniche da alta cucina e le lunghe preparazioni, resta comunque alla portata di tutti.
“Esatto. Offriamo la possibilità di cenare normalmente o, in alternativa, tre tipologie di degustazione legate ai colori: giallo, nero e verde. Quattro portate per 25 euro. Questo perché siamo in completa simbiosi con Edoardo, abbiamo tutti degli standard mentali molto alti, ma vogliamo al contempo creare un progetto accessibile e per niente esclusivo”.
Intanto, la vostra proposta si è arricchita anche con diverse serate a tema durante la settimana…
“Sì, proprio con l’obiettivo di far vivere nell’assoluta (o quasi) normalità sia il locale che il ristorante, abbiamo puntato su un duo musicale per il martedì sera, appuntamento che ha già convinto tutti, su delle guest night con bartender da tutta la Toscana per il mercoledì e su un dj set per il giovedì, sempre nel rispetto ovviamente dei protocolli di sicurezza. Venerdì, sabato e domenica andiamo poi in scioltezza”.
Toglici infine un’ultima curiosità: perché la scelta della sterlizia, tra tanti fiori possibili, come simbolo di “Floreal”?
“Perché la sterlizia è un fiore paradisiaco e il nostro portafortuna, che probabilmente un giorno riusciremo anche a estrapolare e inserire dentro un cocktail. Al momento rimane il nostro amuleto, ma ve l’ho già detto che siamo in costante evoluzione: no?”.
Foto: Ultrapulp
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