Nonostante la crisi degli ultimi cinque anni, Nielsen ha calcolato una timida ripresa dei consumi alimentari per il 2016 pari a +0,6%. Per il 2017 invece Nielsen indica una crescita del settore pari all’1%.
Possiamo definire l’Italia un paese salutista? Sì, stando anche ai dati della ricerca GFK Eurisko. L’italiano, sta diventando sempre più un vero specialista, in parte anche favorito dall’amore che questo popolo ha da sempre per la buona tavola. Dalla fotografia GFK, emerge un concetto di sana e corretta alimentazione diverso da paese e paese, tuttavia, soltanto in Italia (76%) vi è una così alta attenzione verso ciò che si mangia e come lo si prepara. Infatti l’interesse per la cura e preparazione di pasti salutari è calata drasticamente: se per gli italiani il mangiar bene e quindi essere in salute è interpretato come un dovere, la preoccupazione per un’alimentazione sana in Europa è sempre più in calo: in Spagna e Francia è sentita solo nel 22% dei casi, in Germania addirittura si arriva al 16%.
In Italia, al contrario, nell’ultimo ventennio (1995-2015), si è assistito a una rivoluzione del concetto di cibo, che si sintetizza nella definizione “buono da pensare” e di conseguenza “buono da mangiare”: oltre a essere buono e salutare, deve rispondere anche ad altri requisiti come leggerezza, gusto e convivialità. “Dobbiamo ridare una nuova centralità agli oli da olive, che è un alimento prezioso – afferma Giovanni Zucchi, presidente di ASSITOL – innanzitutto valorizzando la capacità di creare sapore, i mille pregi per la salute, ma soprattutto facendo conoscere al pubblico tutte le possibilità di utilizzo dei nostri oli in cucina. In questo senso, ASSITOL intende promuovere sempre più la cultura dell’extravergine, innanzitutto attraverso l’assaggio. Il modo migliore per capire davvero l’olio è assaggiare prodotti diversi”.
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