L’industria delle bevande analcoliche chiede la cancellazione di nuove imposte per sostenere una ripresa duratura e solida. Il solo rinvio al 2023 crea un clima di incertezze che indebolisce aziende, lavoratori e penalizza gli investimenti.
“Per tornare ai livelli pre pandemia e garantire una crescita duratura nel tempo le imprese hanno bisogno di segnali coerenti dal Governo, non della conferma di nuove tasse su un singolo settore produttivo. Apprendiamo con favore il taglio delle tasse previsto in Manovra, è un segnale di attenzione verso le imprese, ma l’ennesimo rinvio di Plastic e Sugar tax non è sufficiente, serve un indirizzo adeguato a programmare investimenti nel Paese”. Con queste parole Giangiacomo Pierini, Presidente ASSOBIBE, Associazione di CONFINDUSTRIA che rappresenta i produttori di bevande analcoliche, all’audizione in Conferenza delle Regioni che si è tenuta oggi ha rivolto un appello al Governo – che con il recente Documento Programmatico di Bilancio sembra pensare ad un approccio espansivo con uno stimolo fiscale per triennio 2022-2024 – affinché intervenga in maniera definitiva sulle due imposte che pendono sul settore come una spada di Damocle.
“Apprendiamo con favore che si intervenga sul cuneo fiscale – è stato l’allarme di ASSOBIBE – ma non è pensabile in parallelo mantenere un aumento della fiscalità del 28% con un’imposta sulle bibite che apparirebbe come un’immotivata scelta contro imprese e lavoratori, con ripercussioni negative su ogni anello della filiera legate alle minori attività e conseguente rischio di perdita di oltre 5 mila posti di lavoro. Le aziende auspicano scelte più coraggiose”.
Secondo i dati di un’indagine Nomisma, l’introduzione della Sugar Tax comporterà una contrazione del 16% del mercato a volume, pari a -180 milioni di euro di fatturato rispetto al 2019 e -344 milioni di euro se consideriamo la perdita di giro d’affari nel 2023 rispetto al 2019.
Il Presidente di ASSOBIBE ha, inoltre, sottolineato come il rinvio dell’introduzione di nuove tasse, oltre a drenare liquidità indispensabile alle imprese per risollevare la testa e a trascinare nel tempo i danni di una misura che andrà a impoverire soprattutto le PMI, che rappresentano il 64% delle aziende del settore, crei un clima di incertezze sfavorevole agli investimenti sul nostro territorio.
“Come dimostrano anche i dati del Centro Studi Confindustria, l’anno chiuderà con un aumento del PIL del 6% ma il ritorno ai livelli pre Covid del comparto non è si raggiungerà prima del 2024 già senza ulteriori tasse – spiega Pierini -. Le aziende devono poter continuare sulla strada di una ripresa solida e duratura. Per raggiungere questo risultato è indispensabile remare tutti nella stessa direzione”.
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