Gli stili di vita, e in particolare quelli nell’ambito dei consumi di alimenti e di bevande, sono soggetti a una evoluzione che rispecchia i più generali cambiamenti sociali. Non meravigli quindi che negli ultimi anni l’Italia si sia trovata a confrontarsi con trend contraddittori, che vedono il diffondersi da un lato, della consapevolezza dell’importanza di adottare corretti stili di vita e, dall’altro, di comportamenti a rischio.
In questo contesto, l’evoluzione dei consumi alimentari costituisce un caso a sé, in quanto molti dei capisaldi della cultura mediterranea, ed italiana in particolare, si sono confermati valori portanti e fattori protettivi e preventivi rispetto ai consumi alimentari rischiosi. Prima fra tutti la dimensione relazionale e sociale che questi consumi detengono e la valenza rituale e simbolica che il mangiare e il bere hanno sempre avuto nella vita e nella società.
I nuovi modelli sociali di consumo, lo sfarinamento del tessuto familiare, i cambiamenti nell’organizzazione della giornata lavorativa e dei pasti, la crescita di un’offerta di consumo nuova – dai fast food, all’happy hour, fino ai cibi “transnazionali” – sembrano non aver scalfito più di tanto il modello mediterraneo di alimentazione, legato alla convivialità familiare, alla qualità del cibo e al consumo di bevande alcoliche durante i pasti. Dando vita, al tempo stesso, a interessanti novità positive, come la riscoperta dei valori della genuinità, della qualità del mangiare e del bere e dei prodotti a chilometro zero.
Le bevande alcoliche conservano un ruolo significativo nell’alimentazione e nella convivialità, ma con alcuni interessanti cambiamenti. Innanzitutto, la diminuzione del consumo pro-capite. In secondo luogo, la preferenza crescente per bevande di qualità e moderatamente alcoliche, specialmente in Italia, dove si consuma meno e meglio rispetto ad altri Paesi. Soprattutto, si assiste ad una crescente consapevolezza circa il valore di un consumo moderato e responsabile, fenomeno questo legato alla crescita dei livelli culturali e delle nozioni di igiene e corretta alimentazione, alla nuova diffusa cultura degli stili di vita sani e alla maggiore attenzione per i rischi insiti, quando si è alla guida di veicoli, in un consumo eccedentario di alcol o nell’uso di strumentazioni tecnologiche moderne.
Il connubio tra cultura del bere conviviale e cultura della salute dà quindi vita a una serie di comportamenti virtuosi, in precedenza meno presenti, in termini di scelta della bevanda meno alcolica, di individuazione di un guidatore che non abbia assunto alcolici e di attenzione nei confronti dei giovanissimi e dei rischi dell’assunzione, da parte loro, di quantitativi di alcol non compatibili con il loro livello di sviluppo psico-fisico. Il che ha determinato contemporaneamente l’affievolirsi di una serie di comportamenti e consuetudini diffusi soprattutto nelle aree rurali e in alcune parti del paese, legati al mito dell’alcol, e in particolare del vino, come rimedio per malesseri vari.
Anche rispetto ai giovani, nonostante l’abbassamento dell’età dichiarata di primo consumo di alcolici e l’aumento dei consumi nelle giovani donne, si può dire che il profilo del giovane consumatore italiano si conferma come un profilo abbastanza prudente, consapevole e responsabile, come emerso in varie indagini sociologiche, tra cui quelle sulle movida di Roma e Milano. In altre parole, l’affermarsi della cultura del “bere bene” sta contribuendo a uno spostamento dell’attenzione e del valore dalla quantità alla qualità, facendo leva non solo sugli elementi legati alle mode e allo status sociale ma anche sul recupero delle tradizioni locali in una prospettiva più ampia, nella quale diventa strategico il non rinunciare al piacere della convivialità e – allo stesso tempo – tutelare il proprio benessere.
Fonte: www.assobirra.it/annual-report-assobirra/