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Nel 2010, l’industria italiana dei distillati ha prodotto più di 1.150.000 ettanidri (un ettanidro corrisponde a 100 litri di alcol anidro, cioè puro, quindi a 100 gradi, ndr) tra alcoli e acquaviti di origine agricola. Il 52% di tale quantitativo è di origine enoica, il 46% da cereali, il 2% da frutta. Ciò conferma l’unicità dell’Italia rispetto all’Europa, per la preponderanza della filiera vitivinicola e la scomparsa pressoché totale dell’alcol da melasso di zucchero, che fino a cinque anni fa costituiva il grosso della produzione. I volumi di vino distillato si sono però ridotti, a causa della crisi e della riduzione della quote di produzione, imposte dalla nuova OCM vino, varata tre anni fa. Questi sono i dati di sintesi del settore nel 2010 diramati da Assodistil, l’Associazione dei distillatori italiani di alcoli e acquaviti, in occasione dell’ultima assemblea generale, presieduta dal presidente Antonio Emaldi.

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Tuttavia, il settore dei distillati ha retto bene al cambiamento. La grappa resta il distillato “principe” dell’intero settore, con 16.500.000 litri venduti in Italia. E questo, nonostante il calo di produzione legato alla riforma Ue e le difficoltà congiunturali che hanno colpito il settore alberghiero e della ristorazione, canali essenziali per il settore. Buone notizie dall’export, dove si è registrato un aumento del 5,6% degli scambi internazionali. I Paesi che prediligono la nostra grappa sono Germania, Svizzera, Austria in Europa. I mercati extra Ue più solidi sono rappresentati da Stati Uniti e Canada. Molto interessanti anche Russia, India e Cina. Sul fronte degli altri distillati, va segnalato una flessione per l’acquavite da uva e da vino, mentre volano le acquaviti da frutta, con una crescita del 41% dei livelli produttivi e quasi un 25% in più di esportazioni. A tre anni dalla riforma dell’OCM vino, le imprese hanno dimostrato grandi capacità di reazione e adattamento ai mutamenti di mercato, nonostante la crisi economica. I distillatori si trovano ad affrontare anche difficoltà di reperimento della materia prima, vedendosi costretti, sempre più spesso, a rifornirsi all’estero. In questo quadro, si inserisce la concorrenza sleale di alcuni Paesi europei, che si avvalgono di pratiche fraudolente per produrre acquavite a basso costo. “Dobbiamo rendere più competitivi i nostri prodotti – ha dichiarato il presidente Emaldi –. La nostra propensione all’export va rafforzata. E su questioni specifiche, come il pagamento delle accise e le contraffazioni, è opportuno confrontarsi con i nostri interlocutori istituzionali”.

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Assodistil, inoltre, ha voluto ribadire il ruolo centrale della distillazione dei sottoprodotti della vinificazione, come vinacce e feccia. Anche quest’anno, le distillerie italiane hanno valorizzato quasi un milione di tonnellate di sottoprodotti, poi impiegati a scopi industriali ed energetici. “Non esiste un’alternativa valida alla distillazione vinica – ha ribadito il leader dei distillatori – il suo valore ambientale è riconosciuto anche scientificamente. Ecco perché riteniamo necessario, anche in vista della revisione dell’OCM vino nel 2015, mantenere la misura di sostegno a questa attività”. Assodistil fa dunque appello all’intero sistema del vino e alle istituzioni, italiane ed europee, allo scopo, come ha sottolineato il presidente Emaldi, “di creare una filiera virtuosa per la valorizzazione e la gestione dei sottoprodotti della distillazione”.

+info: Uff. stampa: Silvia Cerioli – Assodistil Via Torino 146 – 00184 Roma tel. 06-95214501- fax 06-95214503 – www.assodistil.it

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