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In una nota di fine anno, l’Assoenologi, ha fatto il punto sulla situazione del settore vitivinicolo in Italia a fine 2009. Con riguardo alla evoluzione delle denominazioni di origine, l’Associazione Enologi Enotecnica Italiano ha così precisato: “Nonostante la corsa alle modifiche dei disciplinari imposta dalla nuova Ocm vino, per cui il Comitato nazionale vini del Ministero delle politiche agricole alimentari e forestali sta lavorando febbrilmente per soddisfare le richieste dei produttori, il patrimonio enologico italiano è rimasto pressoché invariato”


Più specificamente, fatta cento la produzione totale italiana, le tre fasce che la caratterizzano possono essere così sintetizzate:
…vini a denominazione di origine (Doc e Docg, in futuro riunite sotto il cappello Dop) 32%,
…Indicazioni geografiche tipiche (Igt, in futuro Igp) 27%,
…vini da tavola (in futuro: vini) 41%.
Si ritiene comunque che, nei prossimi 5 anni, queste percentuali subiranno delle variazioni consistenti in funzione principalmente del nuovo assetto che l’Organizzazione comune di mercato ha imposto”

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Secondo Assoenologi nel 2008 i vini a denominazione di origine (Doc e Docg) erano complessivamente 357. Nel 2009 sono 363 con un incremento di solo l’1,7%. Le Igt sono invece diminuite di una unità passando da 120 a 119. In Francia, le denominazioni di origine sono oltre 400. Sono quindi disinformati coloro che dicono che le nostre denominazioni sono il doppio di quelle francesi: forse ignorano che in Italia, come in Francia, è il mercato che fa la selezione, visto che non basta aggiungere una sigla in etichetta per incrementare le vendite”.

Assoenologi ritiene anche che nel 2009 si sia accentuato il decremento delle strutture produttrici di uva da vino passate dalle 700.000 del 2005 a circa 670.000 (-4,5%), così come ritiene siano diminuite le entità in possesso di licenza per imbottigliare vino, passate dalle 30mila del 2005 alle 25mila attuali (-17%). E tuttavia la pesante congiuntura economica comincia ad incidere anche sul valore dei vigneti per i quali la situazione è alquanto altalenante ed instabile, con un decremento di valore ad ettaro compreso tra il 5% ed il 20%. Il discorso è comunque generalizzabile nei diversi Paesi europei dove, ad esempio in Francia, negli ultimi tre anni in alcune zone “di grido” il valore dei vigneti è calato anche in modo considerevole

+info: www.assoenologi.it

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