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Definite le procedure per le nuove imprese lattiero-casearie italiane che vogliono vendere in Cina. Un risultato importante, raggiunto grazie alla collaborazione tra Assolatte, Ministero della Salute e autorità cinesi. Un segnale del dinamismo del settore lattiero-caseario italiano che reagisce all’embargo della Russia continuando a cercare nuovi mercati di sbocco. Ci sono voluti quattro mesi di trattative e di confronti con le autorità sanitarie cinesi per raggiungere l’obiettivo: definire la procedura per inserire nuovi stabilimenti nella lista dei siti produttivi “autorizzati” a esportare i loro prodotti lattiero-caseari sul mercato cinese.

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Infatti, dal maggio 2014 in Cina vengono ammessi solo i prodotti alimentari d’importazione provenienti dagli stabilimenti che hanno ottenuto la registrazione presso le autorità sanitarie locali, perché in possesso dei requisiti richiesti dall’Agenzia cinese per la Sicurezza Alimentare (Aqsiq). Un lavoro lungo e complicato, condotto da Assolatte insieme al Ministero della Salute, che, dopo visite ispettive, missioni ufficiali e incontri tecnici di approfondimento, ha infine sortito il risultato tanto atteso dalle aziende: fornire alle imprese lattiero-casearie italiane gli strumenti per accreditarsi come fornitori del promettente mercato cinese e allungare, così, l’elenco dei 120 impianti finora autorizzati a vendere in Cina. La procedura identificata prevede la compilazione di tre schede – sottoscritte e firmate dal Servizio veterinario competente – che inquadrano l’azienda e la tipologia di prodotto lattiero-caseario. Inoltre è necessario presentare una richiesta di importazione da parte di un importatore presente sul mercato cinese (grossista, distributore singolo e/o catena di supermercati, ristoratore, ecc.) in modo da attestare in maniera inequivocabile il rapporto commerciale instaurato tra l’impresa italiana e l’operatore cinese.

Solo dopo un’attenta valutazione della documentazione presentata, le autorità cinesi procedono alla registrazione dell’impresa lattiero-casearia, aprendole de facto la vendita sul mercato cinese. Nel 2013 l’export di formaggi italiani in Cina è aumentato del 26% a valore e del 33% a volume rispetto all’anno precedente e ha tagliato per la prima volta il traguardo dei 6 milioni di euro. Nei primi 8 mesi del 2014 il successo dei formaggi italiani in Cina è proseguito: l’export è progredito del 35% a volume e del 39% a valore rispetto allo stesso periodo dell’anno scorso, arrivando a 881 tonnellate e 4,6 milioni di euro. I formaggi italiani più consumati dai cinesi sono quelli freschi, come mozzarella e ricotta, che rappresentano circa la metà delle esportazioni totali italiane con 421 tonnellate. Al secondo posto, con 317 tonnellate, ci sono i grandi formaggi duri italiani (primi fra tutti Parmigiano Reggiano e Grana Padano). Dall’Italia arrivano in Cina anche tanti altri formaggi, come mascarpone, crescenza, robiola, gorgonzola e pecorino, che portano in Oriente la varietà della nostra produzione casearia.

+info: www.agenparl.com/?p=137736

 

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