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L’11 marzo del 1796 Napoleone Bonaparte lascia la Corsica per una delle sue tante operazioni militari catalogata come di “diversione”, perché in principio la direzione immaginata per l’attacco all’Austria era il Reno. Le sue numerose vittorie, comprese quella della sua “Campagna d’Italia”, saranno poi omaggiate nella Sinfonia n. 3 in mi bemolle maggiore, detta Eroica “in memoria di un grande uomo”, scritta da Ludwig van Beethoven.
Frattanto, nell’aprile del 1796, le Langhe e il basso Piemonte vengono cedute alla Francia ed è proprio nella terra del Barolo che ancora oggi una celebre vigna, Pianpolvere Soprano, racconta il passaggio di questo abile, rivoluzionario stratega francese.
A Monforte d’Alba nella vasta Bussia, Napoleone fa costruire una polveriera all’apice di una collina in una posizione chiave per i suoi scopi militari. Uno spicchio di collina sicuramente arioso. Virtù apprezzate anche dalla vite che trova una culla per il suo sviluppo. Nelle epoche successive, come la maggior parte dei terreni dell’areale, è la Chiesa a diventarne il custode, e sarà solo ai primi del 1900 che Pianpolvere inizierà a diventare famosa per le sue peculiarità con le vinificazioni (68) della famiglia Fenocchio, con punte di eccellenze negli anni novanta. Unicità riconosciute anche nella mappa di Renato Ratti che menziona la vigna come “Pian della Polvere”.
Più tardi, nel 1999, Gabriella Fenocchio (vedova di Riccardo Fenocchio e madre di Ferruccio), venderà l’azienda a Rodolfo Migliorini, già proprietario del Podere Rocche dei Manzoni, un’azienda che, dai suoi esordi, si è fatta notare per la percezione delle potenzialità dell’areale e una executio coraggiosa e audace.
Una vita scelta, e di scelte: singolari, chirurgiche, stimolanti e senza dubbio di tendenza opposte a quelle dominanti, specialmente in campo economico. Gli stimoli non devono esser mancati di certo in un comprensorio di tal qualità ma c’è di più, perché oltre allo sviluppo del Barolo Pianpolvere Soprano Bussia, (il risultato di una singola vigna) è del 1976 un primo assemblaggio messo a punto da bacche rosse piemontesi seguito dall’uscita di un Metodo Classico con uve francesi, Pinot Noir e Chardonnay.
Chissà cosa direbbe Napoleone se sapesse di tutti questi vincenti azzardi…
DALLA VIGNA AL DIVISAMENTO
Storicamente si divide in due parti: la Vigna Pianpolvere Soprano – l’indiscussa protagonista del nostro racconto – e Vigna Pianpolvere.
Posto a 350 metri s.l.m., il sito produttivo si trova nella parte più alta della collina e vanta un microclima baciato dal destino, squisitamente perfetto per l’uva Nebbiolo tanto bisognosa di escursioni termiche qui avvantaggiata da una capacità del suolo di trattenere l’acqua, peculiarità che sigillano il timbro del vino. E se a tutte questi indiscussi talenti ci aggiungiamo l’endorsement, sulla vocazione della vigna, da parte di un nobile vigneron di Langa, Bruno Giacosa, l’orgoglio di poterla vinificare suona come impagabile. Una responsabilità. Un bisogno di compiutezza e di respiro profondo nel sentire le esigenze dell’annata, le piante e le loro cariche emotive esplose nelle gemme, le loro reazioni ai primi caldi. L’esuberanza e il carattere son da domare in vigna per tradurre, in un bicchiere di Barolo, tutti i profili migliori.
Ecco perché alla genesi c’è il desiderio di deificare il territorio.
La famiglia Migliorini, in particolare Rodolfo, ha deciso dall’inizio di aderire al progetto per la cultura Green Experience che ha come obiettivi: lotta integrata, eliminazione totale dell’uso di diserbanti, inerbimento dei vigneti, sovescio, confusione sessuale del vigneto, utilizzo esclusivo di concimi organici e insediamenti di nidi artificiali per uccelli e pipistrelli. A Pianpolvere, molte varietà di animali hanno giustappunto trovato un habitat ideale grazie anche alla presenza (nel vigneto) di uno spazio lacustre di acqua sorgiva. Scelte intraprese per un solo e grandissimo scopo: rispettare la terra e il suo ecosistema. E il tutto avviene in 9 ettari condotti in regime biodinamico esposti ad ovest e in piccola parte a sud-ovest.
BAROLO RISERVA PIANPOLVERE SOPRANO BUSSIA 2010
Sono pochi gli esemplari del Re dei vini che sfilano in passerella dopo diversi anni di affinamento. Sono rari, eletti, quelli che hanno lo spirito e la propensione all’attesa, personalità forti e temerarie nell’aspettare il momento più consono al debutto in società. Per Rodolfo, l’uscita avviene quando reputa pronto il vino, vinificato solo nelle migliori annate. L’uso del legno si è definito sempre di più nel tempo e, complice la bella annata 2010, il folgorante e solido magnetismo del frutto si unisce ai sentori boisè percepiti come un’albasia fresca mattutina assieme a una filigrana totalmente disciolta nella sua essenzialità. Un vino completo, non solo godibile oggi, ma promettente per la sua serigrafia minerale invero una dote che contraddistingue la vigna da sempre, che si mette a nudo solidificando la sua importanza e unirsi nel “tempio dell’esperienza”. Un Barolo che sviluppa i suoi strati come un tappeto persiano: ampio, vigoroso, ha varietà di fiori e di bacche rosse carichi tutti di sole come appena raccolti, e di scopi simbolici.
Un sorso che rende omaggio alla grandezza del Barolo, all’annata e al suo interprete che può festeggiare con lode i primi 100 anni di questa prodigiosa vigna.
INFO: www.pianpolveresoprano.it
Distribuito in Italia da Sagna S.p.A
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2 Commenti
Buongiorno, vorrei che rettifichiate che l’azienda è stata venduta nel 1999 e non nel 1998 – chi vi svrive è la moglie di Ferruccio Fenocchio
Grazie Margherita,sarà mia cura correggere come da Lei indicato.
Erika