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Cosa fareste voi se a trent’anni aveste già raggiunto vette straordinarie come bartender? Se il vostro nome fosse già conosciuto tanto in Italia quanto a Londra, e i trofei e i riconoscimenti arrivassero tanto dalla stampa quanto dai critici? Inutile prendersi in giro, molti di noi si sdraierebbero sul proprio letto di allori e si godrebbero il viaggio, senza aver più bisogno di sfidarsi e di mettersi in gioco. D’altronde per quale motivo lasciare la propria confort zone e rischiare?
È proprio per questo che la storia di Massimiliano Prilli merita di essere raccontata. Per ricordarci che alle volte quello che ci sembra il punto d’arrivo e solo il punto di partenza, e che le sfide più difficili spesso sono le più belle, perché sono le uniche che permettono veramente di capire di cosa si è capaci
Massimiliano, la tua carriera fino ad oggi è stata un crescendo di sfide, che ti ha portato a lavorare in alcuni dei bar d’hotel più importanti del mondo. Ti va di riassumerci brevemente questo percorso?
La prima tappa del mio percorso è stata a Firenze, all’ Hotel Lungarno, potremmo definirlo il contatto iniziale con questo mondo. Ma già allora sapevo che si trattava di una tappa . Per crescere sapevo che avrei dovuto mirare in alto, per questo decisi di trasferirmi a Londra. Partì dal Great Eastern Hotel, all’epoca sotto la gestione di Alessandro Palazzi. Fu un’esperienza straordinaria, che mi diede modo non solo di affermarmi come professionista, ma anche di dimostrare quello che valevo. È proprio in questo periodo infatti che ho vinto i miei primi due riconoscimenti a livello Nazionale. Dopo qualche anno tornai in Italia per un breve periodo per prendere in mano il bar del Hotel Continentale, ma sapevo che in Inghilterra avevo ancora qualcosa da dimostrare.
Sono dunque tornato al Great Eastern Hotel, dove alcuni anni prima avevo cominciato Commis di Bar e me ne ero andato bar tender. Questa volta il mio ruolo era di Head Bartender! si può dunque dire che ho scalato tutte le posizioni partendo dal basso. All’epoca avevo solo 24 anni, ma credo di aver fatto una scelta matura e sfidante decidendo di ripartire e riprendendo il discorso da dove lo avevo interrotto. Infatti quell’anno vincemmo anche il premio “Best Hotel Bar”, una soddisfazione che mi ripagò della mia scelta.
Da lì passai al Dukes, per soddisfarre un’altra aspirazione personale, quella di lavorare a Londra Centro. Un’esperienza magnifica, in uno di quei bar in cui ti senti onorato di lavorare, anche perché a livello di soddisfazione professionale e il riscontro economico che è possibile avere lì, è disponibile in pochi posti al mondo. Basti pensare che in una Londra che si muove in continuazione, dal 2008, anno in cui me ne sono andato io, il resto della squadra è praticamente rimasta la stessa.
Da qui inizia la seconda parte della tua carriera, quella permeata sui grandi hotel Italiani…
Sono tornato per l’apertura del Four Season a Firenze, e per prenderne le redini del bar. Forse se non fosse stato per questa grossa novità sarei rimasto in Inghilterra. Da giugno è iniziata la mia avventura a Villa Cora, nella quale finalmente mi trovo a sfidarmi in ruoli nuovi. Mi piace questa realtà che mi permette di gestire a tutto tondo aspetti diversi, tutti collegati al mondo dell’ospitalità. Mi trovo perfettamente in linea con la mentalità di Villa Cora, che si evidenzia nel definire “ospiti” e non “clienti” le persone di passaggio dalla struttura. Differenze terminologiche che hanno anche un peso reale.
UK Bartender Guild Winner National ’03 Award, I.B.A World Competition ’05, Siville Spain, Best Hotel Bar 2004, Bar Giornale magazine, Hotel Cristallo, Best Hotel Bar 2005 Class Awards Magazine Aurora Bar –London, Bar D’Italia Gambero Rosso Guide 08-10-11-12-13-16, Bar Manager of The year 2015 Bar Giornale… questi alcuni dei riconoscimenti che hai raggiunto come Bartender. E ora decidi di lasciare il bancone per una nuova avventura. Come definiresti la tua nuova figura professionale?
I termini per definirla potrebbero essere molteplici: Maitre, BarManager, Loyalty Manager. Alla fine la risposta che mi sento di dare e che è sono un “sarto dell’ospitalità”. Il mio obbiettivo è semplicemente quello di far sentire gli ospiti come se la loro esperienza fosse stata creata su misura per le loro esigenze. I risultati si vedono, e sono proprio i messaggi spontanei a dimostrarlo. Ho alcune bellissime righe autografe fattemi avere da Dan Brown in cui mi “ringrazia per l’ospitalità”. Non per il servizio o per il livello dell’hotel, ha usato proprio queste parole, le stesse che si userebbero per ringraziare un amico che ti ospita a casa sua. Diciamo che rispetto a prima sto sviluppando nuove skills, sia nel marketing che nelle vendite. Mi piace avere la possibilità di diventare una figura più completa a livello professionale!
In Italia una delle maggiori difficoltà è quella di coinvolgere i cittadini delle proprie città a entrare negli hotel. Tu che hai una lunga esperienza in Inghilterra dove questo problema non esiste, cosa ne pensi?
Bhe, devi pensare che i grandi hotel da noi sono quasi sempre in palazzi storici, è facile che incutano una certa soggezione. Per questo secondo me quando si entra si deve subito percepire una certa morbidezza, la gentilezza del servizio. Noi vogliamo far sentire a casa le persone, ed è anche per questo che il nostro brunch, nonostante sia uno dei più rinomati di Firenze (anzi, forse proprio per questo) sembra un pranzo della domenica in famiglia. Senza essere inutilmente snob, ci piace offrire a tutti il modo di sentirsi a casa, che sia guardando la partita o fumandosi un sigaro, oppure nel caso dei bambini avendo un’animazione di clown altamente qualificati o la playstation per i ragazzini.
Il brunch non è l’unica iniziativa di successo che organizzi…
Da alcuni anni nella stagione estiva proponiamo delle serate “pizza e champagne” che hanno sempre grandissimo successo. Stiamo per presentare una grande novità anche per i mesi più freddi ma ancora è un segreto. Il mio obbiettivo è di avere un’offerta a tutto tondo, dalla mattina con il caffè fino a tarda notte con il bar.
Che legame hai mantenuto con il mondo dei cocktail?
Sempre molto forte e molto passionale. La mia esperienza mi ha portato ad avere un occhio per alcuni abbinamenti che magari in Italia possono sfuggire, o possono essere per tradizione visti come momenti da vino. Credo che non bisogna mai smettere di sperimentare, che si tratti di abbinamenti enogastronomici così come nella vita. Io ne ho fatto la mia filosofia, e non me ne sono mai pentito!
Hotel Villa Cora Firenze
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