Nel penitenziario Rodolfo Morandi di Saluzzo (CN) è stato inaugurato un impianto per la produzione artigianale di birra, gestito direttamente dai detenuti che hanno fatto appositi corsi di birrai . Il birrificio è gestito dalla cooperativa sociale “Pausa Cafè”, che già vanta dal 2005 un’analoga esperienza presso la Casa circondariale Lorusso e Cotugno di Torino, dove è in funzione un centro di produzione agro-alimentare che risponde a requisiti d’eccellenza per caffé e cacao.
“La pietra scartata dai costruttori è diventata pietra d’angolo”. Migliore metafora non poteva trovare il dottor Tiziano Gaia della cooperativa sociale ‘Pausa cafè’ per presentare il nuovo microbirrificio che sorge all’interno del carcere ‘Morandi’ di Saluzzo. Fuori di metafora è evidente che la pietra scartata sono i detenuti, non solo quelli che si occuperanno di produrre birra che, assicurano dalla cooperativa, “sarà un prodotto di nicchia, ma di sicura eccellenza”. Si tratta di un progetto importante che ha le ovvie finalità di offrire un’opportunità di lavoro finalizzata al reinserimento sociale di parte dei detenuti del ‘Morandi’, nonché di offrire un’occupazione durante il periodo di detenzione.
Al “Morandi”, nei locali concessi in comodato d’uso gratuito dall’Amministrazione penitenziaria, è stato allestito un impianto per la produzione di birra ad alta fermentazione: 10 ettolitri al giorno (130-150.000 bottiglie, più il confezionato in fusti, all’anno), sul mercato dai 7 euro in su. Tempi di produzione dai 25-30 giorni per la birra in fusti e altri sette giorni per quella in bottiglia. Il personale addetto alla produzione si avvarrà dell’esperienza del mastro birraio Andrea Bertola. L’impianto di produzione sito nella casa di reclusione, è del tipo a 3 tini, con il filtro separato. Questa particolarità permette tra l’altro di lavorare con mosti molto densi e corposi per ottenere birre di più alta gradazione, e di articolare più cotte nello stesso giorno di produzione. Tutto l’impianto è a calore indiretto, infatti utilizza il vapore come metodo di riscaldamento, che rende molto dolci le salite di temperatura nelle fasi di produzione senza portare sentori di bruciato o eccessivo caramellato nel prodotto finito.
A completare la cantina, c’è una batteria di quattro fermentatori da 10 hl, per la fermentazione e maturazione della birra. Gli ingredienti utilizzati sono presidi Slow food o di Terra madre. Inizialmente saranno cinque le birre prodotte: Tosta, premiata con le 5 stelle dalla guida alle “Birre d’Italia 2009”; Chicca, con la particolarità dell’utilizzo innovativo del caffé; Taquamari, arricchita da cereali provenienti dal Sud del mondo; Pils, prodotta con le tradizionali tecniche boeme; Saaz in fiori; Due,½ a bassa gradazione, in alta qualità ispirata alla tradizione belga.La commercializzazione avverrà nel circuito “Eataly” e nei supermercati Coop.
Il direttore del “Morandi”, Giorgio Leggieri, l’ha definita «una giornata importante per questo istituto di pena e per tutto il territorio. Siamo di fronte ad un’iniziativa progettuale che ha come obbiettivo la creazione di percorsi di reinserimento lavorativo che non si scontrino con i vincoli della detenzione. È solo il primo passo di un lungo percorso che porterà all’aumento delle opportunità lavorative dei carcerati».
+INFO: www.ecodelchisone.it/articoli/articolo.asp?ID=28188
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