American IPA, American Pale Ale, Stout, Witbier, Pils. Le abbiamo chieste alla spina o provate in bottiglia, varianti di birra che incontrano il gusto più vario. Adesso bisogna prepararsi allo step successivo: non spilleremo né stapperemo più. Il colosso coreano della tecnologia LG ha infatti sviluppato una macchina (e un algoritmo) “per produrre birre artigianali a base di capsule”, descrive la compagnia stessa. Sarà presentata al CES 2019 di Las Vegas (8-11 gennaio).
LG HomeBrew è il nome del macchinario, dalle dimensioni non troppo superiori a quelle di qualsiasi macchina per il caffè in cialde o capsule. Quelle descritte sopra sono le uniche varianti di birra per il momento disponibili, che si presentano in capsule standard contenenti malto, lievito, olio di luppolo e aromi. Il processo di fermentazione necessario alla produzione della birra è governato da un algoritmo che gestisce l’attività dell’elettrodomestico, compresa carbonatazione e invecchiamento (rapido). La promessa è quella di ricreare un gusto identico alle soluzioni di qualsiasi birrificio, ma guai a pensare che le tempistiche possano essere istantanee come accade per il caffè. La produzione ha una durata dalle due alle cinque settimane, variabile a seconda della tipologia di birra, ed è limitata a cinque litri per volta.
In comune con il rituale (meccanico) del caffè c’è però il dettaglio più importante, apparentemente uno dei motori principali dell’iniziativa. La LG HomeBrew avrà infatti un sistema automatico di pulizia con acqua calda che si attiverà dopo ogni ciclo di produzione, come avviene dopo ogni espresso. Sarà inoltre collegabile alla piattaforma SmartThinqQ, dove l’applicazione gratuita di LG permetterà di controllarne lo stato manutentivo, le tempistiche di lavorazione e in generale le condizioni del sistema. Praticamente l’intera filiera della produzione di birra artigianale, a portata di tasto.
Niente sprechi, odori fastidiosi, rimasugli ingombranti e residui organici. Tempi brevi e gusto inalterato, almeno così garantisce LG, che con la HomeBrew ha già vinto il CES Innovation Award 2019. Ma varrà davvero la pena sostituire la passione con l’efficienza? Avrà davvero lo stesso sapore una birra “prodotta” in casa, senza però la partecipazione, la sofferenza a volte e la dedizione che servono per le ore di lavoro tradizionale? Un prodotto che si è evoluto nei secoli potrà mai vedere il proprio posto preso da un tasto e una spia accesa?