“Esci da questo corpo! Anzi, no: entraci!“. Perché L’Esorcista, la nostra prima Imperial Stout, interpreta la propria natura a modo tutto suo. Da oggi ufficialmente sul mercato, si presenta con i muscoli dei suoi 9.5 gradi alcolici, intenzionata a compiere una missione precisa: garantire una bevuta che sia di forte intensità sensoriale, come si richiede a una birra di questa tipologia; ma che risulti, al contempo, agevole e disinvolta, tale da invogliare subito alla sorsata successiva.
Un compito ambizioso, sì, quello che abbiamo assegnato alla nostra nuova nata. Un progetto a lungo meditato, oggi sintetizzato in una ricetta tanto impegnativa quanto per noi gratificante nel punto d’arrivo. In miscela, accanto a una base di Maris Otter e di malti scuri, utilizziamo fiocchi di avena e segale. Durante l’ammostamento, dedichiamo attenzione anche alla produzione di zuccheri non fermentabili, che assicurino dolcezza. In luppolatura, ci affidiamo alle note classiche del tedesco Magnum, per l’amaro, e del binomio britannico Fuggle-East Kent Golding per l’aroma. La bollitura, chiusa da una gettata di zucchero candito scuro, ha una durata di tre ore e mezza, al fine di ottenere una salda struttura. In fermentazione, la “mano” è quella neutra dell’US 05; poi la “palla” passa al tempo: quello giusto da saper attendere per portare a termine l’adeguata maturazione.
Ultimata la quale, l’Esorcista, in assaggio, si rivela così. Allo sguardo un intenso color ebano, sostanzialmente impenetrabile da parte della luce, accompagnato da una schiuma ocra, fine e compatta. Al naso un insieme di profumi che si diffondono via via, avendo pazienza di aspettare, anche in questo caso, qualche minuto di sosta nel bicchiere: caffè, fave di cacao, liquirizia e un richiamo di liquore (alle noci) che abbiamo voluto morbido, senza pungenza etilica. Al palato, abbiamo consegnato alla componente alcolica (calda, ma che non brucia) e a quella dolce (calcolata in modo da avere un sorso abboccato) la funzione di bilanciare gli apporti amari, comunque di per sé non cannoneggianti (40 le Ibu), dei malti scuri e del luppolo.
Il risultato è quello che ci si augurava: una Imperial Stout di sostanza, ma che tiene alla larga il rischio di essere stancante. E che, a tavola, punta a farsi valere in abbinamenti impegnativi: in primo luogo con dolci che includano cioccolato, caffè o entrambi. Tra i tanti che potremmo scegliere, ci piace proporne uno della tradizione senese: la “Torta di Cecco”, omaggio al poeta Cecco Angiolieri, tra le glorie della città del Palio. Un impasto arricchito con mandorle, nocciole, arance e albicocche candite, ricoperto appunto di cioccolato fondente.
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