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Lorenzo Dabove (in arte Kuaska), il più grande esperto di birre artigianali in Italia, ha condotto per conto di Beverfood.com un’ampia panoramica sui microbirrifici emergenti in Italia dal 2008 al 2018, intervistando i titolari/fondatori di ciascun Birrificio. Questo articolo è dedicato al Birrificio Foglie d’Erba di Forni di Sopra (UD) con una intervista al fondatore Gino Perissuti (www.birrificiofogliederba.it)
Comincia nel 2008 a Forni di Sopra, nella lontana da tutto, splendida Carnia, l’esaltante percorso di Gino Perissutti che col suo Birrificio Foglie d’Erba ha saputo farsi apprezzare e stimare unanimemente e… scusate se è poco! Modesto per natura, come molti friulani, Gino non si è certo montato la testa per essere stato nominato Birraio dell’Anno nel 2011, solo tre anni dopo l’inizio della sua attività professionale. Sentiamolo senza indugio.
Come e perché avete iniziato la vostra avventura.
Tanta “primordiale” passione innanzitutto: prima di cimentarmi con le prime (disastrose, ma colme di una certa nostalgia…) cotte, ho spillato al nostro locale di famiglia centinaia di referenze provenienti dall’Europa intera, e non solo. Cosa piuttosto rara per fine anni Ottanta. Ero diventato una sorta di incubo per i distributori del tempo, chiedevo continuamente novità per sete di conoscenza e rimanevo comunque indipendente, senza volermi legare a contratti su impianto o altro. Allora era assai diverso: l’Italia era vista come il paese del futuro, grazie al grande turismo estero si potevano reperire facilmente moltissime referenze da ogni dove, addirittura in cartoni misti. Poi, si sa, le cose son andate diversamente, solo i consumi pro-capite non son cambiati. Iniziai con quel sano tocco di follia che non guasta mai, vivendo in un paesino di 900 anime, galline comprese, lontano da tutto. Davvero… ho iniziato con un impianto da 180 litri ed infinite cotte di fila… notte e giorno, il fisico reggeva allora.
Quali birre/birrai/birrifici, sia italiani che stranieri, sono stati la vostra fonte d’ispirazione?
Molti i viaggi in una terra che ho sempre amato, la Repubblica Ceca: la birra del cuore per eccellenza è la Pilsner Urquell di quegli anni là, bevuta tra il fumo spesso e suoni indistinti sulle panche di UZlatejo Tygra a Praga. Più avanti, Pliny the Elder di Russian River. Pretenzioso il ragazzo…ovviamente mai avvicinate con le mie produzioni, ma l’ispirazione rimane.
Differenze, nel bene e nel male, tra l’epoca della vostra partenza e quella attuale con particolare riferimento all’aria che tirava e che tira oggi.
Come per ogni contesto giovane, e quello della birra artigianale italiana lo è eccome, molte cose possono cambiare piuttosto velocemente. Mi manca un poco una certa “autenticità” e semplicità nei rapporti tra colleghi/amici di qualche anno fa, ma sono felicissimo nel vedere quanta conoscenza e bravura hanno le nuove leve, molta più di tanti (ovviamente non tutti) tra noi “pionieri”. Penso sempre al plurale e mi piace guardare ai lati belli del presente, senza troppa nostalgia, che è cosa più privata e si può sempre esercitare tra vecchi amici.
Avete qualche sassolino nelle scarpe?
Niente affatto, mi diverto sempre tanto. Solo magari, il non essere ancora riusciti a creare un vero ed autentico orgoglioso movimento della birra artigianale italiana indipendente votata alla ricerca di qualità e costanza. Ma ci siamo quasi… vorrei perdessimo meno tempo in chiacchiere e futilità e ci godessimo meglio il nostro lavoro e la condivisione che ne nesce. Sempre con grandi umiltà e voglia di crescere prima culturalmente.
Cosa vi fa andare avanti e quali sono le prospettive future?
La voglia e la passione sono quelle del primo giorno. Sono consapevole di fare uno dei migliori mestieri possibili, fatto di tanta fatica e rischio, ma di altrettante belle emozioni e persone da conoscere. Il grande Hrabal scriveva che la verità è alcolica, a patto che l’alcol sia di quelli buoni e “sani” e che non se ne abusi affatto.
Prospettive future moltissime, a partire da una maggior presenza e legame col mio splendido territorio, con posti di lavoro per la gente di qui, con linea di birre dedicate e maggior diffusione “culturale” sullo stesso, grazie al supporto di associazioni quali Unionbirrai ed ai tanti amici che vengono a trovarci quassù, oltre naturalmente al nostro, di lavoro. Vorrei inoltre che l’unione tra noi colleghi si cimentasse ancor più, con progetti seri e “definitivi” per il bene futuro del movimento intero. Senza paura, con lungimirante realismo magari riuscire un giorno a replicare la Pilsner Urquell di allora o la prima Pliny the Elder che ho bevuto…
Una battuta per concludere: “quale birra avreste voluto creare voi e che invidiate ai vostri colleghi, sia italiani che stranieri?”.
Sarebbero troppe ed ho troppi amici. Te ne cito due a caso ma molto rappresentative in questa mia “classifica”, giusto perché mi hanno accompagnato nella cotta odierna : Bruska del Birrone e Magnus di Croce di Malto.
A cura di Lorenzo Dabove in arte Kuaska
+Info: www.birrificiofogliederba.it
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