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Non chiudiamo! E’ bastato un incipit con un post così sui canali social del Birrificio Lambrate con tanto di cuore e foto ricordo, a scatenare un vero e proprio tsunami nel mondo della birra artigianale italiana. La notizia è quella dell’uscita di tre soci storici del Lambrate, che ha fatto rimanere spiazzati in molti appassionati che dal ’96 seguono le gesta brassicole di un birrificio che insieme ad altri ha creato il movimento della birra artigianale in Italia. Il Birrificio Lambrate non chiude, ma rimane sulla scena craft. Parola di Giampaolo Sangiorgi, CEO e fondatore del Birrificio, per tutti semplicemente il “Monarca di Lambrate”, rimasto alla guida insieme al fratello Davide, che abbiamo intervistato in esclusiva per Beverfood.com.

Giampaolo, raccontaci cosa è successo?

Dopo quasi trent’ anni di lavoro insieme un po’ di stanchezza generale ce l’avevamo un po’ tutti. Negli ultimi tempi ci sono stati saltuariamente alcuni momenti in cui avevamo una visione differente su alcune scelte lavorative. Per tutti noi soci è sempre stato importante avere come priorità il bene dell’azienda e dei dipendenti, quindi la scelta è stata quella di scegliere delle strade diverse, ma in estrema serenità.

Cosa cambierà nel futuro del Birrificio Lambrate?

In concreto escono tre soci dalla compagine sociale, il mastro birraio Fabio Brocca,  Alessandro Brocca e Paolo Maran. Io e mio fratello Davide, entrambi soci fondatori insieme a Fabio, rimaniamo insieme all’ingresso di un nuovo socio, Enrico Maestri, che ha rilevato le quote degli altri tre. Si tratta di un caro amico che sarà attivo part time, ci segue da tanti anni e lavora nel settore alimentare, è sempre stato un grande appassionato di birre, del movimento craft e soprattutto del mondo del Birrificio Lambrate.

Vi aspettavate di suscitare tutto questo clamore?

Ci aspettavamo un po’ di tutto come reazioni, i primi ad essere disorientati siamo noi perché non si cancellano trent’anni di attività con un post, anche perché siamo tutti legati da rapporti sentimentali e di amicizia. Al Lambrate siamo una vera grande famiglia, l’affetto e la stima rimangono inalterati, visto che di mezzo ci sono legami tra figli, nipoti e nipotini, alla base di tutto ci vogliamo bene, mentre i rapporti professionali si sono chiusi in massima trasparenza. Chi era un po’ più stanco ha fatto un passo indietro e si godrà la vita in maniera più tranquilla e si aprono progetti nuovi.

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Alcuni hanno parlato della fine di un’era del Birrificio Lambrate, che ne pensi?

Quando è uscita la notizia l’altro giorno il telefono era rovente, credo di avere passato oltre otto ore sino alla sera tardi a rispondere a chiamate, messaggi e mail anche al bancone del locale. La gente ha una tendenza ad avere una soglia di attenzione molto bassa, in tanti hanno letto solo la prima riga ed è scaturito un terremoto mediatico inaspettato. Da un lato ci ha fatto piacere, perché dimostra il grande interesse del pubblico nei nostri confronti, nel bene e nel male, non solo italiano, ma mi hanno contattato anche tanti birrai esteri. Rimaniamo al timone della nave e speriamo che il mercato ci dia ragione e appezzamento per la nostra proposta anche in futuro.

C’è stato un momento in cui avete pensato di vendere il marchio?

L’ipotesi di partenza a un certo punto era quella di fare un passo indietro tutti quanti, magari rimanendo presenti ancora con un ruolo di collaborazione esterna, adattandosi alla situazione e alle nuove esigenze. Alla fine non si sono create le condizioni giuste, così con mio fratello abbiamo deciso di rimanere, insieme abbiamo intrapreso questo percorso dall’inizio ormai trent’anni fa, con la volontà di mandare avanti la storia del Birrificio Lambrate.

Come stanno andando i due locali?

Funzionano sempre molto bene, sia il locale storico di via Adelchi da cui tutto è cominciato che il pub di via Golgi, entrambi sono una certezza e non ci lamentiamo. Il resto del lavoro è costantemente in evoluzione, un progetto sulla birra artigianale che va seguito costantemente dal rapporto con i publicans, ai nostri distributori, clienti e fornitori che credono nel Birrificio Lambrate.

Quanti dipendenti siete oggi?

Indicativamente lavorano circa una quarantina di persone, tutte accomunate dalla volontà di mantenere l’identità e l’indipendenza del proprio credo della birra artigianale, di cui siamo i fautori a Milano dal ’96.

Chi raccoglierà l’eredità del mastro birraio Fabio Brocca?

Andrea Carminati per tanti anni è stato il birraio in seconda, direi che non ci saranno cambiamenti e scossoni dal punto di vista produttivo e di stile, è molto tempo che lavorano insieme, vediamo se l’allievo sarà in grado di superare il maestro. C’è di positivo che Andrea ha avuto la fortuna di stare al fianco di un grande maestro come Fabio per molti anni, che a mio avviso rimane ancora il miglior birraio sulla piazza italiana, sono sempre stato il primo ad avere una grandissima stima nei suoi confronti per tutto quello che abbiamo fatto insieme al team in questi anni. Il primo birraio è stato mio fratello Davide, poi negli anni ha seguito più a vicino la cucina del locale di via Golgi, una sua grande passione.

Rimarranno le ricette storiche?

Sicuramente rimangono le nostre birre più iconiche che hanno fatto grande la storia di Lambrate, con nomi evocativi e riconoscibili con zone della città come la Monte Stella, Porpora, Sant’Ambroeus, la Gaina, la Ghisa e tante altre. In cantiere non mancano le idee e i nuovi progetti che porterà avanti Andrea, che presto andremo a concretizzare.

Novità all’orizzonte, pensate di allargare la gamma anche agli spirits?

Seguiamo con interesse le tendenze di mercato, dalle birre low alcol, zero alcol e gluten free, segmenti della birra sempre più ampi da guardare con attenzione. Non ci precludiamo niente a priori, anche se al momento rimaniamo più concentrati sulla birra che è quello che sappiamo fare meglio, rispetto a quanto fatto da altri colleghi storici.

Prossimo appuntamento Rimini a Beer&Food Attraction?

Assolutamente sì, come tutti gli anni Rimini ormai è un appuntamento fisso per gli appassionati di birra, sarà l’occasione per spiegare dal vivo che l’uscita soci è stata per molti una doccia fredda, ma non cambia niente.

Nel 2026 festeggerete i 30 anni, avete già qualche idea in cantiere?

L’entusiasmo e la passione sono ancora quelli degli inizi, anche se oggi è meglio non pensarci. Abbiamo tante cose in mente, sicuramente festeggeremo questo anniversario in maniera bella e speciale, come sappiamo fare.

Ultima curiosità, come nasce il soprannome il Monarca di Lambrate?

Nasce per gioco, all’epoca dell’apertura del locale uno dei nostri primi dipendenti e amici Max veniva chiamato il Principe di Lambrate, così io sono diventato il Monarca. Era un modo scherzoso per darci una sorta di titolo nobiliare e di attaccamento al quartiere, è un nomignolo che mi è rimasto affibbiato come un tatuaggio sulla pelle, in tanti mi conoscono così non ricordando il mio nome, a volte anche mia figlia mi chiama Monarca…

INFO www.birrificiolambrate.com

 

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