Il vino biologico non può più essere considerata una nicchia marginale del mondo enologico Il vino bio è un segmento che può ormai contare su 275mila ettari di vigneti e su una produzione mondiale di circa 6 milioni di ettolitri. Alla fine del 2012 (le ultime statistiche disponibili a livello internazionale) quasi 275.000 ettari di uva da vino sono state coltivate in linea con le normative di agricoltura biologica (di cui 30% in fase di conversione), o 3,6% del vigneto mondiale. Ciò rappresenta un aumento di superficie di 11% in un anno, + 164% rispetto al 2007. Sono i dati comunicati da “Millèsime Bio”, il salone francese del vino biologico che si sta tenendo in questi giorni a Montpellier in Francia.
La produzione di vino biologico (6 milioni di hl) è concentrata in Europa, essenzialmente: la Spagna, la Francia e l’Italia rappresentano il 73% della superficie viticola mondiale. Nel 2012, i cinque paesi con il maggior rapporto tra vigneti biologici sono Austria (9,7%), la Francia (8,5%), la Spagna (8,4%), l’Italia (7,9%) e la Germania (7,4%). La prova che l’espansione della viticoltura biologica dipende in gran parte di prendere una posizione di coscienza su ciò che è in gioco con lo sviluppo sostenibile, e non una zona di clima favorevole come si sente troppo spesso.
Secondo i dati Agrex Consulting/Agence Bio e relativi al 2011, all’estero sono finiti 2,36 milioni di ettolitri pari al 39% della produzione mondiale. una percentuale non molto lontana da quella dei vini convenzionali (45%). I principali esportatori sono: la Spagna col 39% dell’export mondiale, seguita dalla Francia (19%) e dall’Italia (17%). Proprio la Spagna ha sviluppato una filiera quasi interamente destinata all’export mentre Francia ed Italia, al contrario, hanno visto crescere l’export delle proprie produzioni bio parallelamente alla crescita dei consumi interni: l’11,6% degli italiani, nel 2013, aveva bevuto, almeno una volta, un vino biologico (nel 2012 era stato solo il 2%), e la crescita annua delle vendite in Gdo è, negli ultimi anni, secondo i dati di Nomisma Wine Monitor, del 4% annuo. I principali importatori sono la Germania ed i Paesi del Nord Europa, mercati precursori e storici ormai per il settore, mentre in Asia è in crescita il Giappone e, più recentemente, Usa e Canada risultano in ripresa dopo qualche anno di stop.
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