Le cifre raccontano una storia di crescita massiccia: un milione di bottiglie prodotte nel 2012 e 12,2 milioni l’anno scorso, secondo i dati di Wine GB. I vini inglesi, e in particolare i vini spumanti inglesi, sono ormai regolarmente in grado di competere con alcune delle migliori regioni del mondo nei concorsi enologici internazionali. Qui tutti i numeri del vino britannico.
“La qualità dei vini inglesi in generale, e in particolare degli spumanti inglesi, è migliorata rapidamente negli ultimi 10 anni, ma anche negli ultimi tre o quattro anni” ha dichiarato James Davis, Direttore Generale di un’azienda vinicola del West Sussex, secondo quanto riporta Drink International. Questo miglioramento del livello di vinificazione ha corrisposto a un’impennata della domanda, che ha spinto i viticoltori di Inghilterra e Galles ad aumentare la superficie vitata del 74% negli ultimi cinque anni.
Cfr: Boom della viticoltura in Gran Bretagna: 3.928 ha coltivati a vite e 12,2 Mni di bottiglie prodotte
“I vini inglesi sono passati dall’essere visti come qualcosa di secondario, soprattutto se paragonati alle loro controparti francesi, a qualcosa di riconosciuto e celebrato”, afferma Chris Unger, direttore vendite e marketing di una casa vinicola nello Hampshire. “Negli ultimi cinque anni abbiamo assistito a un aumento di due volte e mezzo della produzione di vino inglese, con oltre 3.480 ettari di vigneto e una produzione che potrebbe raggiungere i 40 milioni di bottiglie entro il 2040. Anche se non è paragonabile alla Francia, è chiaro che la crescita è fenomenale”.
Trent’anni fa, nel Regno Unito quella vinicola era un’industria artigianale, mancavano esperienza, investimenti, marketing e promozione. E mancava un’identità. Il mercato nazionale è ormai fiorente ma l’export è ancora residuale. Nel 2022, secondo quanto riferisce Wine GB, solo il 7% del vino prodotto nel Regno Unito è arrivato all’estero. I britannici sono grandi consumatori di vini spumanti, che si tratti di prosecco, champagne o cava, è quindi naturale che si sia aperto un ampio mercato per gli spumanti locali. Ormai presenti sugli scaffali della Gdo e nelle carte dei vini di molti ristoranti.
Negli ultimi 20 anni i cambiamenti climatici hanno contribuito in modo sostanziale alla capacità del Paese di coltivare in modo affidabile varietà come il Pinot Nero e lo Chardonnay, mentre molte regioni viticole tradizionali del sud Europa hanno sempre più difficoltà a farlo. Alcune regioni di Spagna e Italia, e persino la Champagne, stanno diventando troppo calde per produrre gli stili di vino per cui sono note. Ma, come avvertono gli scienziati, i cambiamenti climatici non sono in linea retta: si verificano sempre più spesso condizioni meteorologiche piuttosto estreme e nessuno può dirsi al sicuro.
Fonte: www.federvini.it/