“Gli esseri umani possono essere imprevedibili. Lasciate che sia il robot a fare il vostro caffè” è lo slogan di Botbar Coffee, una caffetteria gestita da robot “in arrivo” a Brooklyn. L’attività ha recentemente affisso le insegne al numero 666 di Manhattan Avenue, tra le vie Norman e Bedford, un tratto di Greenpoint in cui si trovano già alcuni caffè. Sunny Lam, responsabile di Botbar, conferma in un’e-mail che il negozio dovrebbe servire cibo entro le prossime due settimane.
Il negozio di Manhattan Avenue è la prima sede di Botbar. La caffetteria sembra essere la prima del suo genere in città, anche se i robot che preparano l’espresso non sono necessariamente una novità. In California, un braccio robotico prepara bevande all’aeroporto internazionale di San Francisco dal 2021. A Seattle, la start-up Artly ha recentemente raccolto 8,3 milioni di dollari per aprire una linea di caffè automatizzati.
Al Botbar, un barista robotico a due braccia, programmato per le ordinazioni di bevande, siede in cima al bancone. La caffetteria è cliente di Richtech Robotics, un produttore di robotica con sede a Las Vegas, Nevada, che sostiene che i suoi robot possono preparare fino a 50 bevande all’ora, compresi cocktail e bubble tea. Tra un ordine e l’altro, fanno gesti ai clienti e ballano.
Secondo il sito web di Botbar, i clienti effettueranno le ordinazioni e pagheranno tramite un touch screen. Non è chiaro se la caffetteria impiegherà anche baristi e camerieri umani, né come i proprietari intendano conformarsi al requisito cittadino di accettare contanti.
I caffè automatizzati fanno parte di un settore in crescita che sostiene di rispondere alla carenza di assunzioni, alla conservazione dei dipendenti e ad altri problemi percepiti nel settore della ristorazione. I loro critici sostengono che i robot vengono utilizzati per sostituire i lavoratori a salario minimo e che i dipendenti resterebbero se venissero pagati con salari più equi.
Infine, nel suo materiale promozionale, l’azienda elenca i punti di forza dei suoi robot: “Non servono pause” e “non si prende mai un giorno di malattia”.
FONTE: ny.eater.com/
+ INFO: botbarcoffee.com/