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La Cachaça come non l’avete mai vista. Questa è la storia di Malu Timoni e della sua Cachaça Blu, il prodotto latinoamericano che ha portato una ventata di aria fresca nel mondo dei distillati nostrani. Vibrazioni positive che arrivano dal cuore del Brasile, quelle dell’imprenditrice italo-brasiliana trasferitasi a Firenze per portare proprio in Italia e in Europa un pezzo della sua terra natia. Con orgoglio, impegno e passione.
“La decisione di lanciare la Cachaça Blu è nata dal mio profondo desiderio, come brasiliana, di valorizzare e ottenere il riconoscimento di un prodotto così prezioso, patrimonio del Brasile, che racconta la storia del mio Paese ed esprime così bene l’abbondanza del nostro territorio. Oltre a questo, mi piace sfidare me stessa, creare grandi progetti che mi spingano a intraprendere e a differenziarmi come professionista”, ci ha spiegato la stessa Malu Timoni quando le abbiamo chiesto di raccontarci quando, come e perché è nato il progetto Blu. “Durante la pandemia – all’epoca vivevo ad Amsterdam e lavoravo come corrispondente freelancer di arte, cultura e vino – ho iniziato a riflettere su quale sarebbe stato il next step della mia carriera. Volevo trovare qualcosa che mi permettesse anche di rafforzare il legame con il mio Paese d’origine e rappresentarlo all’estero. Da qui è nato il progetto di creare Cachaça Blu”.
Come si è sviluppato, invece, il tuo rapporto con gli spirits?
“Ho lavorato per quasi 20 anni come Public Relations&Marketing per aziende internazionali del settore food&beverage e dell’ospitalità, durante i quali ho viaggiato molto per promuovere questi clienti. Piano piano mi rendevo conto della scarsa conoscenza della cultura della cachaça all’estero, il che è surreale visto che parliamo del terzo distillato più consumato al mondo. Lavorare in questo settore mi ha permesso di acquisire una grande esperienza che oggi è fondamentale per promuovere la mia attività. Così, all’inizio del 2022, dopo una lunga riflessione, mi sono sentita pronta a fare questo salto nel buio, parallelamente alla decisione di trasferirmi dall’Olanda a Firenze”.
Ma perché proprio in Italia?
“Semplice: l’Italia è oggi lo Stato europeo con il più alto consumo di cachaça, motivo per cui ho deciso di iniziare la diffusione di questo distillato sul mercato italiano. Ho creato la Blu da zero, cioè ho ricercato e visitato personalmente diverse aziende produttrici di cachaça di alambique nello stato di Minas Gerais, in Brasile, fino a trovarne una in cui potessi identificarmi – dal punto di vista della cura e dell’attenzione per la qualità delle materie prime e del terreno alle reali e serie pratiche di sostenibilità – per non parlare delle centinaia di blind tasting. Con questa azienda agricola a conduzione familiare abbiamo collaborato alla creazione delle ricette esclusive di Blu fino a raggiungere le tre tipologie: Pura, Carvalho e Amburana. Ci sono voluti due anni dall’inizio di questo percorso per lanciare finalmente il marchio nel luglio 2024”.
La scelta di intraprendere questa sfida in Italia è anche un omaggio alle tue origini.
“Proprio così. Sono nata in una famiglia di origine italiana (i miei bisnonni erano di Venezia) e sono cresciuta a San Paolo, dove mia madre era insegnante di storia e sociologia e mio padre era un professionista nel campo della diplomazia e delle relazioni internazionali. Entrambi ci hanno purtroppo lasciati molti anni fa, ma fin da piccola mi hanno insegnato due virtù: lottare sempre con onestà e non smettere mai di acquisire conoscenze. Mi sono formata come giornalista non solo perché amo esprimermi attraverso la scrittura, ma perché sono sempre stata molto curiosa e irrequieta. Mio padre viaggiava molto e io ho naturalmente assorbito da lui questo impulso a scoprire il mondo, senza paura di rischiare, di mettermi alla prova, di evolvere la mia carriera professionale e di espandere la mia mente. Oggi ho 42 anni e posso dire che, pur essendo consapevole di trovarmi davanti a un settore difficile e pieno di ostacoli, sono orgogliosa di rappresentare il mio Paese all’estero”.
Scendiamo nel tecnico: cos’ha di diverso la tua cachaça rispetto alle tante altre presenti sul mercato?
“Innanzitutto, il fatto che io sia una donna e l’unica proprietaria di Blu, senza soci, lavorando praticamente da sola dalla creazione del marchio alla supervisione della produzione (artigianale e manuale), al controllo qualità, all’acquisizione delle licenze, alla scelta delle bottiglie e delle etichette, fino all’arduo processo di importazione, alla distribuzione e alla comunicazione. Non credo che ci sia mai stato un marchio di cachaça lanciato all’estero in cui una donna abbia avuto un ruolo di primo piano. Inoltre, sono anche ambasciatrice di Blu: vivo, assorbo e sperimento la realtà di questo settore in loco. Non si tratta semplicemente di una cachaça prodotta per il mercato estero, ma di una cachaça lanciata e lavorata da chi l’ha creata, quotidianamente, in Europa. Questa dinamica è fondamentale, secondo me, affinché questo spirito venga un giorno veramente riconosciuto, perché vivendo e comprendendo la dimensione e il modus operandi dei bar e dei locali qui, posso capire meglio le lacune e le opportunità”.
Ci metti insomma la faccia, da tutti i punti di vista.
“Esatto. Oltre a essere una cachaça di altissima qualità, la Blu ha il mio cuore e la mia anima in tutto il suo processo di creazione: ogni virgola scritta sulle etichette delle bottiglie, sul sito web, sui social media, è frutto della mia conoscenza e della mia immaginazione. Ogni goccia di Cachaça Blu non solo esprime cosa sia il vero succo fresco di canna da zucchero fermentato e distillato, ma trasmette anche la mia essenza e la mia motivazione di piccola imprenditrice. E poi, quando assaggiano Blu e si innamorano del distillato, le persone mi guardano e mi ringraziano per aver portato loro un elisir del Brasile: questo è un riconoscimento molto commovente per me”.
A testimonianza della dimensione premium del tuo marchio, sei stata recentemente protagonista di un tour europeo col celebre bartender brasiliano Márcio Silva: che bilancio fai di questa esperienza?
“Márcio è uno degli esseri umani più illuminati che abbia mai incontrato, che ho il privilegio di poter chiamare amico oltre che straordinario partner di lavoro. La sua energia, il suo talento, il suo carisma, la sua capacità tecnica e innovativa, il suo impegno e la sua generosità sono tutti aspetti che hanno permeato il nostro tempo insieme durante il tour e per i quali sono estremamente grata. Abbiamo girato insieme la Spagna e l’Italia per oltre un mese e durante questo roadshow ho avuto l’opportunità di presentare la Blu a un pubblico estremamente importante e, allo stesso tempo, di sfatare ciò che tante persone pensavano di sapere sulla cachaça, ma soprattutto di toccare il cuore di tanti professionisti del nostro settore. Abbiamo costruito un bellissimo progetto a quattro mani che sarà sicuramente ripetuto nel 2025: spoiler!”.
Blu è in fermento continuo proprio come te, ormai l’abbiamo capito. C’è qualche altra novità in arrivo?
“Qualcos’altro posso dirvelo. Sto iniziando a studiare una possibile apertura del mercato in Spagna. Ho trovato una realtà molto dinamica e intrigante quando sono stata lì con Marcio, soprattutto dopo la guest che ha fatto al cocktail bar Paradiso di Barcellona, dove ho avuto l’onore di vedere la mia Blu miscelata nei drink di uno dei più riconosciuti locali del mondo. All’inizio dell’anno organizzerò poi un progetto che esalta e sostiene le donne del nostro settore, in collaborazione con una grande bartender che ammiro tanto: Alessia Bellafante. Contemporaneamente, avvierà un piccolo tour in Paesi importanti per la miscelazione come l’Olanda e il Portogallo, dove porterò Blu – letteralmente – di bar in bar”.
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