E’ molta diffusa la consuetudine di utilizzare il termine di caffè per indicare altre bevande che caffè non sono, come il c.d. “caffè d’orzo” o in futuro il “caffè di mais”. Giorgio Caballini di Sassoferrato (cfr foto a lato) , Presidente del Consorzio di Tutela del caffè espresso italiano tradizionale, interviene al riguardo con un articolo che condanna gli aspetti “illegali” di questa consuetudine e che di seguito riportiamo integralmente
Il caffè piace ed allora molti produttori di prodotti diversi utilizzano il termine caffè in modo improprio e presentano il loro prodotto anteponendo la parola caffè ad un qualcosa che assolutamente non lo è. L’esempio più eclatante e diffuso è il “caffè d’orzo”. E’ un’eresia ed a mio avviso si vuol far apparire un prodotto alimentare dotato di caratteristiche diverse da quelle che il prodotto in realtà possiede, presentandolo con un profilo e delle tipicità più pregiate e specifiche del caffè. Tale azione potrebbe essere considerata una contraffazione e potrebbe essere sanzionata sia dal codice civile che penale.
Si cerca di magnificare indebitamente un prodotto alimentare attribuendogli delle caratteristiche che non ha. Nessuno vuole sminuire la bontà di una bevanda a base d’orzo, ma non chiamatela più “caffè d’orzo”. Il prodotto che ha il diritto di fregiarsi del nome caffè appartiene solo, come sopra detto, alle tre specie Arabica, Robusta e Liberica. Ritengo che il G.I.T.C. e tutti i soci appartenenti allo stesso, nonché tutti gli interessati al settore, si debbano fare portavoce di una campagna che chiarisca a tutti i livelli che il CAFFE’ è e deve essere solo il CAFFE’. Mi sono deciso a scrivere questo breve articolo perché, pare, stiano entrando in commercio il “caffè di mais” e di altri prodotti che con il nero chicco non c’entrano nulla e prima che taluni possano fare dei gravi errori in proposito è meglio l’argomento venga chiarito.
Il caffè deve essere come detto solo “CAFFE’”. Dovremo farci tutti promotori di una campagna informativa e tutelare il ns. prodotto coinvolgendo, se servirà, le autorità sanitarie locali, i N.A.S., l’Ispettorato centrale per il controllo della qualità dei prodotti agroalimentari e tutti gli enti e gli organismi posti a tutela della veridicità di quanto viene venduto. Buon caffè espresso italiano tradizionale a tutti !
A cura di Giorgio Caballini di Sassoferrato Presidente del G.I.T.C. Presidente del Consorzio di Tutela del caffè espresso italiano tradizionale
Fonte:
www.gttc.it
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