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Un rito irrinunciabile, un’abitudine con cui spezzare la giornata, una passione. Ma anche un modo per ricaricarsi, per scambiare due chiacchiere con gli amici o perfino un’esperienza multisensoriale. Il tutto, racchiuso in una tazzina. Il caffè, per gli italiani, è questo e molto altro ancora: una storia d’amore che dura da oltre quattro secoli, che ha inizio, non a caso, a Venezia, la “città degli innamorati” ma un tempo anche la “porta d’Oriente”, e che continua oggi tra i banconi dei bar o nelle proprie case, sulle note di un aroma inconfondibile e riconoscibile in qualsiasi parte del mondo. In occasione della prima Giornata Nazionale del Made in Italy del 15 aprile, il Consorzio Promozione Caffè celebra una delle eccellenze italiane nel mondo, che grazie a un patrimonio ricco di tradizione e innovazione contribuisce a rafforzare l’immagine del Belpaese a livello globale.

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Michele Mozini, Presidente del Consorzio Promozione Caffè

 “Da oltre 400 anni la storia del caffè si lega con quella dell’Italia, accompagnando il nostro Paese verso il futuro. In una giornata che omaggia l’eccellenza e la creatività italiane, non possiamo non sottolineare i valori, il fascino e la ricchezza di una bevanda che è diventata uno dei simboli del nostro lifestyle nel mondo e che contribuisce in modo importante alla nostra economia”, ha dichiarato Michele Monzini, Presidente di Consorzio Promozione Caffè. “Grazie alla maestria dei nostri torrefattori e alla passione dei nostri baristi, il caffè italiano continua a rappresentare un’icona del nostro saper fare, un riconoscimento che ci ispira a lavorare sempre di più per portare questo rito verso nuove vette di eccellenza”.

Molto più che una semplice abitudine, il caffè per gli italiani è una sacralità che si rinnova più volte al giorno, al bar o a casa, e che incarna l’essenza stessa dell’italianità attraverso un mix di gesti, di atteggiamenti e di attitudine mentale che coinvolge tutti i sensi e che affascina il mondo intero. La passione globale per questa bevanda è, inoltre, la spinta di un settore che, nonostante le difficoltà degli ultimi anni, continua a registrare numeri positivi. Il caffè torrefatto, infatti, nel 2023[i] è stato il quarto prodotto agroalimentare italiano più esportato, con un giro d’affari di 2,259 miliardi di euro (+6,8% rispetto all’anno precedente), pari al 3,5% dell’export agroalimentare, e un volume pari a oltre 285 mila tonnellate, stabile rispetto al 2022, trainato da un quarto trimestre[ii] particolarmente positivo che ha registrato una crescita sia in valore (+7,3%) sia in volume.

A rendere il caffè un’icona dello stile di vita italiano è anche la sua estrema versatilità, un valore che si ritrova nella sua capacità di esprimere le differenti tipicità regionali. Da Nord a Sud, il caffè attraversa lo Stivale con preparazioni e stili differenti: da quello valdostano, da gustare in compagnia con la caratteristica “grolla”, al “nero” triestino, passando per le varianti al rum che si trovano nelle Marche e in Toscana come la moretta fanese e il ponce livornese, e arrivando fino al caffè freddo leccese, con l’aggiunta di latte mandorla. Senza dimenticare, ovviamente, le tradizioni napoletane, dall’espresso passando per l’iconica caffettiera, fino al solidale “caffè sospeso”. E forse sono proprio queste diversità a rendere questa bevanda un orgoglio nazionale: per l’88% degli italiani[iii], infatti, il caffè è un punto di forza del Made in Italy. Ma sono molti altri i valori che si ritrovano all’interno della tazzina: l’essere un momento di condivisione con amici e colleghi (83%), ma anche un piacere della vita (77,3%) e un boost di energia (46%).

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Nonostante una storia lunga secoli, il caffè continua a trasformarsi grazie alla spinta per l’innovazione tipicamente italiana, che consente a questa bevanda di tramandarsi di generazione in generazione conquistando anche i più giovani. La tazzina in ceramica, sempre molto amata, ormai è solo uno dei “contenitori” con cui assaporare il caffè e lascia sempre più spazio anche a nuove tendenze che prevedono una preparazione “espressa”, anch’essa essenziale e parte integrante del saper fare Made in Italy, e perfino ai bicchieri da cocktail, ideali per gustare il richiestissimo Espresso Martini. La versatilità del caffè si conferma anche attraverso i nuovi trend di preparazione: dal modaiolo “cold brew” alle nuove tecniche gourmet di fermentazione in barrique, fino ai mix con frutta fresca per sottolineare i profili aromatici originali del chicco di caffè. E grazie al genio e alla creatività italiani, la grande storia del caffè continua.

ESPRESSO ITALIANO: SAI RICONOSCERLO? MINI GUIDA ALLA DEGUSTAZIONE SENSORIALE
  • AROMA: l’espresso contiene una quantità molto elevata di molecole aromatiche, responsabili della percezione olfattiva e retro-olfattiva. È importante riconoscere gli aromi positivi da quelli negativi: sentori di pane tostato, cioccolato, fiori e frutta indicano un caffè di ottima qualità, mentre note di paglia, erba fresca, acqua stagnante, muffa sono spia di qualche difetto nella lavorazione;
  • ASTRINGENZA: questa sensazione è attivata dalla presenza di sostanze tanniche di origine legnosa, come gli acidi fenolici, che fanno precipitare la mucina, una proteina contenuta nella saliva capace di rendere scivolose le mucose. Un buon espresso non deve mai avere un’astringenza troppo elevata: se presente, è segno di chicchi di scarsa qualità o di una estrazione con la macchina espresso eseguita non correttamente;
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  • COLORE: la crema deve essere di una tonalità nocciola tendente alla testa di moro, con riflessi rossicci e striature chiare. Una crema nera, per esempio, sarà spia di una macinatura troppo fine e di pressatura troppo elevata, mentre una variazione chiara indicherà una macinatura grossolana e con pressatura bassa;
  • CORPOSITÀ: è una sensazione riconducibile al concetto di “masticabilità”, strettamente collegata alla sciropposità e alla densità del liquido, conferite in modo particolare dalla Canephora varietà Robusta e dai caffè coltivati a bassa altitudine, ma anche da una preparazione corretta;
  • GUSTO: dei cinque gusti che possiamo percepire (dolce, salato, acido, amaro e umami), l’amarezza e l’acidità sono quelli più presenti durante la degustazione del caffè. La percezione del gusto amaro, accentuata nella parte posteriore della lingua, è destinata a restare presente più a lungo sulla lingua. Al contrario, l’acidità è percepita con maggiore intensità nella parte laterale della lingua ed è caratterizzata da una sensazione inziale più veloce;

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  • RETROGUSTO: il metodo espresso è in grado di estrarre dal caffè tostato gran parte degli oli contenuti nel caffè e ciò permette la percezione al palato di un retrogusto molto lungo che può perdurare oltre i 15 minuti. Un espresso di buona qualità lascerà un retrogusto delicato e piacevole.

[i] Report Scambi con l’estero – La bilancia agroalimentare italiana nel 2023, Ismea
[ii] Report Agrimercati – Congiuntura agroalimentare del IV trimestre 2023, Ismea
[iii] Dati tratti dalla ricerca quantitativa “Gli Italiani e il Caffè” condotta da AstraRicerche per il Consorzio Promozione Caffè condotta a maggio 2023 su un campione di 1.011 partecipanti 18-65enni statisticamente rappresentativi

LEGGI ANCHE: Chi beve un caffè, trova un amico: il ruolo del caffè per celebrare la Giornata Mondiale dell’Amicizia 

+ INFO: www.caffebenessere.it/

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