© Riproduzione riservata
Qual è la miglior cucina del mondo? La domanda, nonostante possa avere interessanti risposte etniche, trova in occidente soltanto due scuole di pensiero realmente credibili: i sostenitori della scuola Francese e i quelli della tradizione Italiana.
Due modi di vivere la cucina straordinari, con grandi picchi tecnici da un lato, e materie prime genuine e irripetibili dall’altro. Ma (e non lo dico da italiano), queste due realtà si distanziano per una differenza sostanziale, ovvero la possibilità di essere riprodotte e gustate nel quotidiano. L’alta cucina francese infatti, è la cucina delle corti e dei monarchi assoluti, ricca e complessa come la musica barocca di Jean Baptiste Lully, mentre la cucina Italiana è una cucina contadina, di tradizione povera e incentrata sul prodotto del territorio, gradevole e spensierata come i “Péchés de vieillesse” di Rossini.
La cucina Italiana è famosa e apprezzata in tutto il mondo, proprio per la sua facilità e replicabilità, elementi che hanno reso la pizza (così come la pasta fresca) presente in ogni angolo del globo, mentre l’Anatra all’arancia resta confinata a piatto che si mangia solo in grandi occasioni, nei posti giusti.
L’Italia ha sempre avuto questo talento, tanto in cucina così come dietro il bancone. Infatti è proprio la semplicità di esecuzione, mixata a gusti sorprendenti e innovativi, ad aver reso i cocktail del Bel Paese tra i più famosi e replicati al mondo.
“Negroni”,” Americano”, ed in tempi più recenti “Spritz” sono tra le parole della nostra lingua più conosciute nel mondo, e tutti questi cocktail si contraddistinguono per semplicità (mediamente tre ingredienti per ricetta) e qualità, le stesse definizioni che usiamo per definire la nostra cucina.
È forse per questo che il nuovo progetto di Campari Academy (azienda che guarda caso produce gli ingredienti fondamentali per la creazione dei cocktail sopracitati) in collaborazione con Alma, presentato ieri a Firenze per la prima volta, non è un progetto di Food Pairing come tutti gli altri.
Durante la masterclass inaugurale della Negroni Week, primo dei numerosi appuntamenti in programma nei prossimi giorni, la risposta del perché gli Italiani siano indiscutibilmente i più amati a tavola, è apparso quantomai evidente!
Sotto lo sguardo vigile del David di Michelangelo, gli occhi degli appassionati non erano rivolti nella direzione dello skyline rinascimentale della città, ma bensì verso la straordinaria coppia Chef-Bartender che ha saputo introdurre in maniera semplice un discorso gustativo molto complesso. Non si tratta di una mera esaltazione di sensazioni gustative ne di voli pindarici sui capricci di ChefStar, bensì di un progetto reale, tangibile, rispettoso tanto della professionalità degli operatori dell’Horeca quanto della tradizione italiana intorno al momento dell’aperitivo e del pasto.
A bordo della casa su ruote del brand milanese, Andrea Ruisi (insegnante ALMA) ha chiaramente tracciato un percorso che funga da guida nella scienza del food pairing tra cocktail e food per esaltare il rito dell’aperitivo. Tecniche, esperienze gustative ed analisi della materia prima per creare delle experience a 360 gradi, secondo le moderne tendenze. Ad affiancarlo Aldo Bruno Russo, che con maestria ha saputo preparare e spiegare i drink necessari a rendere un successo ogni aperitivo. Come ha saputo ben spiegare Chef Ruisi “alle volte il totale è maggiore della somma delle parti”, ed proprio questo il caso.
La ricetta è semplice, un tocco di classe basta a rendere anche una patatina fritta un elemento ricercato da presentare a fianco al drink giusto nel momento giusto. Sapendo abbinare i sapori e i contrasti, si può arrivare a proposte più audaci (chi di voi avrebbe scommesso che il matrimonio perfetto dell’Aperol Spritz è Salmone Norvegese, Avocado e Lime?) che senza lunghe e complesse lavorazioni danno la possibilità a qualsiasi (e sottolineo qualsiasi) bar d’Italia di migliorare la propria offerta, con gran soddisfazione dei clienti e ovviamente delle casse.
Già, perché quando i progetti vengono realizzati da chi dietro il bancone (o ai fornelli) ci sta tutti i giorni, il risultato lo si vede. Il drink e food cost di ogni abbinamento proposto è studiato nei minimi dettagli, per rendere doppiamente “appetitoso” il progetto per gli operatori coinvolti.
Se fino ad ora l’abbinamento tra cocktail e food poteva sembrare una simpatica stramberia, da provare una volta ogni tanto, da oggi le cose sono cambiate. Siamo Italiani, come lo è Campari, e il nostro spirito a tavola è sempre lo stesso. Semplice, staordinario e quotidiano.
© Riproduzione riservata