104 anni. Un secolo e più. Di storia e bicchieri, terremoti e brindisi, guerre e feste, difficoltà e celebrità. Con la Milano da bere che è nata, cresciuta e adesso si evolve dall’happy hour degli anni passati verso la mixology moderna. L’unico punto fermo rimane l’icona per eccellenza dell’aperitivo meneghino, da oggi in vesti più fresche pur conservandolo stile immarcescibile che l’ha resa celebre. Con un nuovo design e un nuovo nome di grido nel team, riapre il Camparino in Galleria: e quanto era mancato.
NEW LOOK – Il piano d’ingresso, il celebre Bar di Passo, resta pressoché invariato, perché intatta deve rimanere l’anima di un luogo storico. Leggero ritocco di freschezza per le sedute nella celebre veranda in Galleria, con l’aggiunta di un legno caldo ed elegante, e trucco nuovo (leggerissimo) per il mosaico sulla parete ovest, con l’aiuto della Sovrintendenza ai Beni Culturali. Il capolavoro assoluto si rivela una rampa di scale più un basso: l’antico corridoio che univa i due bar è adesso una saletta lounge di raro gusto, la sala Davide Campari, con tonalità crema e grigio scuro che abbracciano il mogano di un bancone discreto sul fondo con intarsi, inutile dirlo, rosso Campari. L’atmosfera retro sposa alla perfezione le etichette esposte, tutte protette dall’ombrello della distribuzione Campari e all’avanguardia se si parla di mixology moderna. Due lampadari pendono in corrispondenza dei due rosoni della Galleria. Rinfrescata anche la Sala Spiritello, il primo piano da sempre luogo esclusivo anche per eventi mondani e di scambio, grazie all’intervento di ristrutturazione a cura dello Studio Lissoni Associati: vetro e specchi conferiscono un tono più dritto, facile ma tutt’altro che banale, in una commistione che fonde insieme la milanesità del Campari storico con un tocco di cocktail bar newyorchese.
DREAM TEAM – Al fianco di Tommaso Cecca, managing bar director del bar del Camparino andrà ad affiancarsi uno dei nomi più di grido del panorama milanese: lo chef Davide Oldani, meneghino d’origine controllata, Ambrogino d’Oro e stella Michelin con il suo D’O a Cornaredo: “Se il pane è perfetto per il vino, il pan’cot (marchio di fabbrica di Oldani) è perfetto per il food pairing con drink”. Cecca gli fa eco: “Camparino è da sempre il luogo del cocktail italiano, il luogo simbolo del brand Campari da più di un secolo. Quella di oggi è una rinascita, 104 anni fa queste sale erano l’avanguardia del mondo del bar, all’epoca il Campari Selz era già iconico per forma, consistenza, concetto. Il cocktail trova il pairing perfetto con Oldani, per rendere l’esperienza al Camparino un momento di incontro costante tra cibo e cocktail. Come lo voleva Davide Campari: rapido, democratico, esperienziale”.
MILANO CAPUT MUNDI – Oldani sottolinea inoltre come abbia deciso di accettare il progetto proprio per la sua natura milanocentrica: “Mi piaceva tornare sulla piazza milanese in punta di piedi. Per questo abbiamo anche studiato una forma nuova per il pan’cot, che sia circolare, come metafora della Milano che abbraccia e accoglie, nel mondo enogastronomico come nel tessuto sociale”. Oldani rimarrà coinvolto come burattinaio, mentre gli executive chef residenti saranno i suoi delfini del D’O. Dai sei pezzi di pasticceria per la colazione solo con lievito naturale, tutti di produzione propria e ognuno dedicato a un personaggio fondamentale della storia del brand, ai dopocena che si protrarranno fino all’una di notte: il Camparino in Galleria è tornato, allo stesso tempo più nuovo e più tradizionale che mai.