Continua la crisi dei consumi di bevande nel fuori casa: il primo trimestre del 2009 si chiude infatti con flessione media a due cifre, che sfiora il 15% e coinvolge trasversalmente tutte le merceologie, le aree geografiche e i canali di consumo. E’ questo il quadro che emerge dalla periodica indagine realizzata da CDA (Consorzio Distributori Alimentari) – il più importante gruppo indipendente italiano di distributori di bevande, che da solo rappresenta oltre l’11% del mercato italiano della distribuzione di liquidi alimentari.
CDA, attraverso il proprio Data Wharehouse consortile (strumento di gestione della raccolta e normalizzazione dei dati provenienti dalle Aziende Associate) è in grado di tracciare periodicamente un quadro preciso e dettagliato dei consumi fuori casa, rilevati su un campione di oltre 20.000 pubblici esercizi. Una crisi trasversale, che colpisce senza distinzione tutta la penisola con punte negative che sfiorano il -16% al sud.
IL CALO DEI CONSUMI NELLE DIVERSE TIPOLOGIE DI LOCALI
In linea con la media nazionale anche il calo dei consumi nei diversi canali del fuori casa, segno che gli italiani stanno riducendo indistintamente le proprie occasioni di consumo. I bar tradizionali perdono infatti il 14,6%, così come il settore della ristorazione, dove la percentuale sale al 14,9%. Meglio ma di poco la situazione nei locali dedicati al tempo libero serale, dove il calo registrato è del 13,9%, leggermente inferiore quindi rispetto a quello degli altri canali, grazie soprattutto alla crescita degli sciroppi, unica voce fuori dal coro (+9,7% in media), base essenziale per i cocktail.
IL CALO DI CONSUMO PER VARIE MERCEOLOGIE DI BEVANDE
In drastico calo invece tutte le altre merceologie. Crollo verticale per i ready to drink (-32,2%) e i succhi di frutta (-20,1%), in forte discesa anche gli aperitivi monodose (-17%) e clamorosa inversione di tendenza per gli energy drink (-16,5%), in crescita fino allo scorso anno. Si attesta attorno al 14% il calo di acqua, bibite e vini, mentre è di poco superiore (-15,7%) il dato relativo ai consumi di birra. In calo, anche se con percentuali leggermente più ridotte (tra il -6 ed il -10%), aperitivi e vermouth, superalcolici e vini speciali. In crescita invece l’inflazione, che si attesta in media intorno al 2,5%, con un picchi di oltre il 3% al Nord. Tra le merceologie più colpite, spiccano acqua (+4,3%), bibite e birre (+3%).
IL COMMENTO DELLA DIREZIONE CDA
“Questi dati sono molto preoccupanti, poiché tracciano il quadro di un progressivo inasprimento della crisi dei consumi che coinvolge tutti i comparti – commenta Lucio Roncoroni, direttore di CDA. “La congiuntura economica ha impattato notevolmente sulle località turistiche invernali e non ha favorito i consumi – prosegue Roncoroni – e le previsioni per il proseguo della stagione non sono rosee neppure per le località balneari e le città turistiche. Purtroppo non ci aspettiamo grandi miglioramenti nei prossimi mesi (periodo cruciale per le vendite di bevande), salvo sperare in una stagione particolarmente calda. Le condizioni meteorologiche giocheranno pertanto, come sempre, un ruolo fondamentale per il contenimento nei prossimi mesi (a partire dalla Pasqua) del calo dei consumi” “Tuttavia una stagione “climaticamente” favorevole non farà che spostare o attenuare per qualche mese una crisi che già oggi è divenuta insostenibile per molte aziende della distribuzione all’ingrosso delle bevande”.
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