Secondo la periodica indagine realizzata da Cda (Consorzio distributori alimentari) continua in maniera sempre più negativa il calo dei consumi di bevande nel mercato del fuori casa: i primi cinque mesi dell’anno si sono chiusi, infatti, con una flessione negativa che sfiora addirittura il -6% rispetto al periodo corrispondente dell’anno precedente e che coinvolge trasversalmente tutte le merceologie, le aree geografiche e i canali di consumo. Una crisi trasversale, che colpisce senza distinzione tutta la penisola e che non risparmia nessuna zona del territorio Italiano. In linea con la media nazionale anche il calo dei consumi nei diversi canali del fuori casa, segno che gli italiani stanno riducendo indistintamente le proprie occasioni di consumo. I bar tradizionali registrano il -4,6%, così come il settore della ristorazione, dove la percentuale scende al -5,9%. Peggio la situazione nei locali dedicati al tempo libero serale, dove il calo registrato è del -7,0%, superiore quindi rispetto a quello degli altri canali.
In drastico calo anche tutte le merceologie. Crollo verticale per i succhi di frutta (-12%), in forte discesa le bibite gassate (-5%), la birra in fusti (-4,2%), la birra in bottiglia (-3,1%), le acque minerali (-4,5%) e per finire i vini in bottiglia (-1,4%). In leggera crescita la famiglia degli aperitivi alcolici (+1%) e dei superalcolici (+0,8%).È questo il preoccupante quadro che emerge dalla periodica indagine realizzata da Cda (Consorzio distributori alimentari) – il più importante gruppo indipendente italiano di distributori di bevande, che da solo rappresenta oltre l’11% del mercato italiano della distribuzione di liquidi alimentari. Cda, attraverso il proprio Data Wharehouse consortile (strumento di gestione della raccolta e normalizzazione dei dati provenienti dalle aziende associate) è in grado di tracciare periodicamente un quadro preciso e dettagliato dei consumi fuori casa, rilevati su un campione di oltre 20mila pubblici esercizi. «Questi dati sono molto preoccupanti, poiché tracciano il quadro di un progressivo inasprimento della crisi dei consumi che coinvolge tutti i comparti», commenta Lucio Roncoroni, direttore di Cda. «Per il futuro – prosegue Roncoroni – vorremmo poter essere ottimisti ma preferiamo essere realisti e poterci confrontare con le nostre capacità di affrontare la crisi da imprenditori senza confidare troppo sulle condizioni meteorologiche favorevoli che comunque se verranno saranno ben accette».
Grazie ai dati raccolti fino a oggi, Cda è in grado di prevedere, nei prossimi mesi, un incremento in volumi nel settore delle acque minerali, anche se minore in termini di fatturato. Il caldo porta ad aumentare il fabbisogno di acqua ma la crisi non consente al consumatore di permettersi di spendere più del dovuto su questo comparto. Quindi via all’acqua da prezzo, meglio naturale ed in formato da mezzo litro. Nessun sensibile aumento, invece, nel comparto delle bibite gassate che si prevede ancora in calo non solo per colpa della crisi, ma anche per motivazioni legate alla salute e alla tendenza in atto da alcuni anni di preferire un bere non gassato. Il comparto dei succhi di frutta (nel formato da 200 cl) continuerà la sua discesa verso un calo che potrà oscillare tra il -5% ed il -8%. Poche occasioni di consumo, prezzo elevato della consumazione e scarsa predisposizione del bar al sostegno di questa categoria merceologica sono alla base di questa generalizzata situazione. Il mondo delle birre manterrà sostanzialmente le proprie posizioni, rilevando crescite naturali – normali per il periodo estivo – quantificabili tra un +3% e +5%. Si prevede, invece, una forte crescita del il mercato degli aperitivi, alcolici e non, che negli ultimi anni traina i consumi fuori casa. Il momento dell’aperitivo, alcolico o analcolico, miscelato e non, rappresenta una conferma nel gradimento del consumatore italiano: è accompagnato da una forte componente socializzante e garantisce formidabili, quanto innumerevoli, varianti di gusti e di combinazioni.
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