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Il Chianti Classico ritorna a Milano tredici anni dopo, tanto è trascorso dall’ultima volta che la denominazione del Gallo Nero si presentò all’ombra della Madonnina. Lunedi 28 ottobre è ritornato in grande stile, con una pattuglia nutrita in rappresentanza degli oltre 510 viticoltori, animati da grande impegno e passione. Due i momenti salienti della giornata. Al mattino focus sulla Gran Selezione 2016 Chianti Classico riservata ad un’audience ristretta in mattinata presso la sede di Identità Golose. Nel pomeriggio una grande degustazione alla presenza di 64 produttori di Gallo Nero al Westin Palace, evento organizzato in collaborazione con AIS Milano e aperto a stampa, trade e al mondo della sommellerie, con la partecipazione entusiastica di oltre 700 ospiti.

 

Il presidente del Consorzio Chianti Classico, Giovanni Manetti, e il sindaco di Milano, Giuseppe Sala

 

A Palazzo Marino il Presidente del Consorzio Chianti Classico Giovanni Manetti, ha consegnato nelle mani del sindaco Giuseppe Sala una bottiglia di Chianti Classico millesimo 1946, dalla collezione storica di Badia a Coltibuono. Un omaggio per sottolineare l’importanza del rapporto fra il mondo della produzione vitivinicola e le Istituzioni, ma anche per costruire un legame commerciale con una piazza strategica come Milano Un’annata speciale quella del 1946, anno in cui fu inaugurato il Teatro alla Scala, dopo un restauro post bellico effettuato in tempi record. “Milano è una città dove si respira freschezza, che ha una visione del futuro, una città aperta – il commento del sindaco Sala – . Questa apertura verso l’esterno implica un grande impegno, e a volte dei sacrifici, ma ci restituisce anche importanti valori economici, sociali e culturali.”

Un Chianti Classico con radici antiche che nel 2016 festeggiava i 300 anni di una denominazione ante-litteram. Un’intuizione del Granduca di Toscana Cosimo III de’Medici che fissava i confini per produrre il vino Chianti e per ristabilire ordine contro le frodi, anche quelle già presenti all’epoca. Sulla tipologia Chianti Classico Riserva c’è stata una interessantissima masterlass a cura di Armando Castagno, per trasferire il territorio dentro la bottiglia in un percorso da nord a sud. “Amici vi invito ad andare in Chianti Classico e a trovare in cantina i produttori, uno tra i cinque territori del vino più belli al mondo”. Un focus sull’annata 2016 definita da alcuni un fantastico equilibrio tra freschezza e maturazione, ma bisognerà aspettare più avanti per dare un responso definitivo a dei vini adatti a lungo invecchiamento, specialmente nella tipologia riserva. Un approfondimento su una batteria di otto riserve del 2016, vini entrati in commercio da pochissimo, una sorta di nazionale del Chianti Classico. “Una condizione ancora embrionale come stato evolutivo del vino –commenta Castagno – nella sequenza di assaggio non mi sono attenuto ai dettami di mamma Ais sulle gradazioni alcoliche, piuttosto ho utilizzato un senso direzionale del territorio partendo da Nord arrivando in prossimità delle crete senesi della solarizzazione della Toscana meridionale”.

 

 

 

Da aggiornare il libro di testo, visto che i comuni del Chianti Classico non sono più nove ma otto, c’è stato l’accorpamento di Barberino Tavernelle. Luogo, materia, tempra, sapore, il sottotitolo della masterclass di Castagno ci fa capire che sarà tanta roba. “Come chiave di lettura può essere la materia e la tempra di questo sapore, avrei scelto la tempra se c’è un dato che non hanno in comune questi vini, la tempra e il vigore in gioventù, magari così spinta è così spiccata ma tutti questi vini esprimono sin da giovane una corazza che via via da assaggiare nel corso del tempo”.

È enciclopedico Castagno, non ostenta la sua conoscenza di chi ha avuto la fortuna di assaggiare in verticale annate infinite, parte con la storia dell’arte, partendo dal concetto di personificazione del luogo. Una cultura manierista post rinascimentale, ben visibile in un affresco di Palazzo vecchio nel Salone dei 500, dove in un dipinto del Vasari è raffigurata l’Allegoria del Chianti. Un territorio dove l’incidenza della viticultura è forte ma non monoculturale, non è atrofizzata la coscienza agricola che vede per 1/10 del territorio interessato dalla vigna. E’ stato salvaguardato il bosco cedue, nella zona del Chianti Classico si possono trovare degli scorci di agricoltura promiscua.

Una base ampeleografica con un grande protagonista principe il Sangiovese, in percentuale minima dell’80% essere diventata una base ancora più rilevante per i tanti viticoltori che lavorano in purezza, una tendenza che è limitata quella dell’utilizzo delle varietà internazionali, gli uvaggi in assemblaggio quasi sempre sono da uve tradizionali del Chianti classico. Una produzione massima di 75 quintali per ettaro, una gradazione 11 gradi e mezzo, altitudine massima fissata in 700 mt. Il Sangiovese è un’uva tardiva che ha bisogno di un territorio non troppo alto per dare il meglio di se.

Al vertice della piramide qualitativa la Gran Selezione. “Nasce come Minerva dalla testa di Giove già armata – il paragone di Casagno – l’idea di base è stata quella di sanare un’anomalia soprattutto per la stampa internazionale che vedeva al l vertice della zona del Chianti Classico dei vini che non all’epoca non potevano essere inseriti nel disciplinare perchè Sangiovese in purezza, non avevano l’ombrello legislativo che le coprissero che li abbracciasse di scrivere nome della zona, una situazione verificatasi alla fine degli anni ‘70”.

 

 

 

Una produzione di circa 35 milioni di bottiglie prodotte annualmente con il 63% per vini d’annata, il 5% Gran selezione e il resto 32% riserva. Un terreno drenante dove l’acqua non ristagna, l’acqua precipita nel terreno Chianti molto pietroso e roccioso si incrociano masse di matrice geologiche di grande durezza e robustezza, terreni alcalini. “La geologia in Chianti è un autentico macello”- con tre matrici nel Chianti Classico fondamentali. Il macigno toscano nome locale dell’arenaria specie nella parte orientale, pietra da costruzione con la scansione dei profumi molto integri di frutto e fiore. Alberese calcare antico fondale marino costitute da una specie di placca in superficie frantumata. Galestro, pietra che nasce dalle argille che può essere invisibile quando si compatta e diventa argilla. Canaiolo, Mammolo, Colorino, Malvasia Nera, Fogliatonda, Merlot, i complementari del Sangiovese che donano ricchezza e completano il profilo aromatico e cromatico.

Nell’annata 2016 in inverno non ci fu praticamente un mese vicino allo zero, partendo da un gennaio piuttosto caldo con temperature elevate, inverno con molta umidità e con 445 mm pioggia. Germogliamento ordinario, con fioritura stabile, aprile soleggiato e a maggio inizia a fare caldo, estate buona con forte escursione termica. Si arriva alla vendemmia con più passaggi per avere uve perfette, la racccolta durata un mese per avere il meglio di un’annata con un lavoro finale laborioso di raccolta. Un’annata con caratteri singolari, tra profondità con colore molto intenso, acidità e freschezza tipica agrume.

 

 

Chianti Classico Docg Riserva Nunzi Conti 2016

San Casciano Val di Pesa, un posto del cuore dove il vino ha una personalità spiccata, una personalità tutt’altro che facile, vini che presentano enfasi minerale e sapidità, un’ austerità su misura riconoscibile sul tratto. Un vino da ascolto, un vino che non gode di ottima stampa rispetto ad altri territori. In anteprima prima di essere messa sul mercato la Riserva della Famiglia Nunzi Conti, uvaggio 100% Sangiovese, barriques e tonneaux per 24 mesi di terzo e quarto passaggio, un mese di acciaio, 10.000 prodotte annualmente.

Chianti Classico Docg Riserva Villa Calcinaia 2016

Villa Calcinaia sta cambiando pelle, siamo nella zona di Greve in Chianti, una zona vitata circondata con due versanti votati a destra e sinistra, un luogo dove il vino è tradizione ma è vivo il senso della tutela botanica dell’azienda. La produzione risale al 1959, quando a fatica l’uva arrivava al grado come ora, un vino con note di morbidezza per una fattura classica, un profilo elegante grazie anche a ventisei giorni di macerazione, un Sangiovese in purezza dalla grande bellezza.

 

 

Chianti Classico Docg Riserva Caparsino 2016

A Radda in Chianti ci sono molte vigne che sono fissate a un limite estremo di altitudine. Una concentrazione di grandi aziende e alcune molto giovani, stanno venendo fuori con delle grandi espressioni di Chianti Classico. Caparsa è una delle aziende più rinomate, il Caparsino il suo cavallo di battaglia, il vignaiolo Paolo Cianfrini che si definisce un contadino, insieme alla moglie dopo essersi conosciuti nell’82 si trasferirono in un casolare, il Caparsino, da cui prende il nome questo vino blasone dell’azienda. Il 2016 è un Sangiovese in purezza che fa due anni di invecchiamento botte grande ,solo botte nuova, al naso sentori intensi di frutto, note come la violetta ed esce la ferrosità tipica della pietra di Radda che da una struttura agrumata molto netta, in bocca è vibrante ed elegante.

Chianti Classico Docg Riserva Castello di Monsanto 2016

Ne cuore di Barberino Tavernelle, Laura Bianchi è testimone della conduzione aziendale di un’azienda che nasce nel 700, ma che grazie al padre che si nel ‘61 si innamora di questo luogo e ha una visione a lungo termine e una passione importante del valore del vitigno creando un vino da singolo vigneto, un cru tramandato sino ai giorni nostri. Innovazioni da precursore, nel ‘62 vengono tolte le uva a bacca bianca, Castello di Monsanto è una delle aziende quali-quantitavimente più importanti con 70 ettari vigna e con una particolarità. La produzione della Riserva Chianti Classico è il cuore dell’azienda, un rapporto di 1 a 4 rispetto al Chianti Classico d’annata. Il 2016 è un vino con 90% Sangiovese, 10% Canaiolo e Colorino, ha una nota balsamica che comunica ruralità a qualificare porzione di territori, 200.000 bottiglie prodotte.

Chianti Classico Docg Riserva Gallule 2016

Gagliole è una cantina di ragazzi dinamici, con un accento sulla a e sulla passione che li ha portati oggi e in pochi anni a rappresentare un comune chiave non solo del Chianti Classico ma del vino italiano come Castellina in Chianti in provincia di Siena. Gagliole viene da Gallule, una parola latina che significa terrazza vitata. Un’azienda acquisita da una coppia svizzera che dopo essersi accorti delle potenzialità in zona hanno raddoppiato con un’altra cantina a Panzano. Ma il progetto è importante, fare solo annate fantastiche, a Gagliole non vinificheranno in Riserva ad esempio l’annata 2017. Un’espressione massima del Sangiovese in purezza per ripotare l’attenzione sul concetto di riserva, all’assaggio si coglie la maggiore solarità e il calore del vino, un’etichetta da lunga gittata ma già dalle prime valutazioni mostra una tempra notevole.

Chianti Classico Docg Riserva Vigna Barbischio 2016

Da Gaiole in Chianti una stella che sta nascendo nel mondo dell’enologia chiantigiana e italiana, Maurizio Alongi un alfiere della next generazione del Chianti Classico. Il Vigna Barbischio per Castagno è una degli assaggi più emozionanti quando lo scoprì alla Leopolda in anteprima a febbraio scorso, un progetto sostenuto da un fil rouge tra coerenza e ispirazione. Una piccola produzione, siamo su circa 1,3 ettari, una dimensione da piccolo nel Chianti classico per una vigna vecchia tramandata ai giorni nostri con nuovi innesti che la fanno arrivare giovane. Uvaggio 94% Sangiovese, 4% Malvasia Nera e 2% Canaiolo, 4.400 prodotte.

Chianti Classico Docg Riserva Badia a Coltibuono 2016

La bussola per osservare le annate e per fare le previsioni del tempo, questo per molti rappresenta Badia a Coltibuono, un progetto da carro armato improntato, un’azienda storica che guarda al futuro dalla sua sede dentro a un monastero. A presentare il vino l’enologo che ricorda la prima vendemmia a Badia a Coltibuono nell’81 quando faceva ancora l’università, quando si finiva al 10 novembre per arrivare a 12° ci voleva un aiutino. Nelle ultime vendemmie la raccolta si è chiusa tra il 7 e il 10 ottobre con temperature che sono arrivate subito a grado. La dimostrazione di come il Sangiovese riesca ad adattarsi, un vigneto da selezione massale mantenuto con un e approccio coerenza che negli anni di vini potenti e strutturati non era popolare come stile. La bellezza del Chianti Classico nella bevibilità, complessità e lunghezza.

Chianti Classico Docg Riserva Riserva Novecento 2016

A Dievole a Castelnuovo della Berardenga è in atto un nuovo corso. Un’adesione territoriale di un’azienda che si presenta quasi come nuova nella zona più calda al sud, dove arriva un sacco di sole e le uve hanno sempre riflesso ambientale in valore alcolico. Il Novecento Classico Riserva è un vino che nasce per celebrare i 900 anni di storia di Dievole, iniziata nel 1090 quando secondo le testimonianza conservate vennero pagati due capponi, tre pani e sei denari lucchesi di buon argento per l’affitto annuale di una vigna nella valla divina, ovvero Dievole.

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