“Una decisione discutibile e ingiustificata, che di certo farà perdere ai nostri vini importanti quote di mercato in un Paese, la Russia, in cui le nostre etichette sono leader assolute con un import che ha raggiunto l’80 per cento e un trend ancora in decisa crescita”. Così il presidente della Cia-Confederazione italiana agricoltori, Giuseppe Politi, commenta le disposizioni del Servizio doganale federale della Russia (FTS) che, a partire dallo scorso 4 luglio, ha fissato per i vini italiani il livello del “custom profile” a 3 dollari per litro, circa 1,60 euro per le bottiglie da 0,75 litri e 2,12 euro per quella da un litro, mentre per i vini francesi e spagnoli i livelli fissati sono di 1,22 euro al litro e 0,80 euro per la bottiglia da 0,75 litri. Una disparità di trattamento inaccettabile.
“È evidente che con un tale provvedimento -continua Politi- i nostri vini subiranno un aumento di imposizione fiscale che determinerà di conseguenza un incremento pari al 30 per cento dei prezzi al consumo. Con ripercussioni negative su importazione, distribuzione e vendita delle bottiglie ‘made in Italy’. Senza contare il meccanismo di concorrenza sleale che si innesca con i nostri maggiori competitor europei, Francia e Spagna, che risultano favoriti dal momento che non sono sottoposti alle stesse imposizioni”. “In Russia il nostro vino ha trovato, da diversi anni, un trend crescente ed è molto apprezzato dai consumatori -ribadisce il presidente della Cia-, ma un provvedimento del genere rende vani gli impegni di promozione previsti dall’Ocm Vino”. “La preoccupazione dei produttori italiani è massima -conclude Politi-. Ecco perché chiediamo al nostro ministro delle Politiche agricole e a quello degli Affari esteri di attivarsi urgentemente presso tutte le autorità competenti, affinché il problema trovi la giusta soluzione al più presto”.