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“No, nulla sarà come quello. E non cambierà”. Che tempi assurdi. Due mesi fa si festeggiava San Valentino, e il bar era una tappa obbligatoria per bere guardandosi negli occhi. Come è sempre stato, per dimenticare, per celebrare, per farsi i fatti propri.

Pensare a prima e pensando al poi. Perché il poi arriverà, anche se lentamente, e allora ci sarà da farsi trovare pronti. I cocktail bar ci stanno provando in tutti i modi, con soluzioni alternative al consumo al bancone, direttamente a casa dei clienti. Ma l’esperienza di bere in un luogo che ti accoglie e racconta, quella per adesso deve aspettare. E lockdown o meno, Luca Marcellin non ha dubbi: “Andare al bar è un viaggio. E nulla potrà mai arrivarci vicino”.

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Questo momento così duro per il mondo tutto, e per l’industria dell’ospitalità forse a maggior ragione, permette di riflettere e valutare, iniziando a progettare novità o misure per quando si riaprirà. Al Drinc, Marcellin e il suo team non si stanno perdendo d’animo: “È un periodo storico importante, un momento epocale. Come in tutte le fasi di crisi e di difficoltà, si pensa di più, si cercano soluzioni per ottimizzare i risultati ottenuti e smussare gli angoli. Noi ci siamo messi a rivisitare tabelle excel di qualsiasi sorta, stiamo sfruttando ogni attimo. Anche se al momento viviamo alla giornata, senza certezze sul quando potremo riaprire”.

O meglio, qualche certezza in realtà c’è: Drinc proporrà infatti due novità importanti, che vanno a sposare la filosofia tipica del locale e del suo gemellino, Drinc Different. “Adesso per legge non possiamo lavorare. Ma quando la serranda tornerà su,  avremo già pronte delle innovazioni”. O presunte tali. “Ci stavamo già lavorando, sarebbero dovute essere novità di quest’anno; non le abbiamo mai sviluppate del tutto, un progetto in cantiere che adesso torna utile”. Prima di tutto, si tratta di cocktail take away (e non delivery, come giustamente sottolinea Marcellin): il cliente avrà la possibilità di portare a casa i propri drink preferiti, tra quelli proposti dal locale. “Siamo stati trai primi a pensarci. In origine avevamo disegnato il concetto esclusivamente per chi veniva a trovarci, in nome del nostro credo: non facciamo servizio in piedi, o all’esterno, i nostri locali sono come casa, preferiamo accogliere all’interno. Alla luce delle nuove disposizioni e di questa situazione straordinaria, offriremo il take away anche a chi non vorrà fermarsi da noi”.

Luca Marcellin

La via intrapresa dai ready to drink sembra essere ben delineata allora? “Non saprei, né in realtà mi sono mai concentrato su questo. Credo che i drink e la miscelazione siano competenza dei bar in senso stretto: se a preparare cocktail, anche da portar via, è un locale ed è esso stesso a guadagnarci, in qualche modo è un cerchio che si autoalimenta e l’industria ne beneficia. Ed è un modo per venire incontro a chi magari adesso è spaventato e non vuole uscire.  È diverso se a vendere i drink è un’azienda specializzata, viene un po’ meno l’idea di movimento economico del settore. In generale, ovviamente, non sarà mai la stessa esperienza: il bar è musica, segreti, atmosfera, incontro, magia. Paradossalmente il drink è l’ultimo degli elementi”.

Una coccola personalizzata, una strada da percorrere per aggiungere il calore umano e il tocco sapiente che da sempre contraddistingue Marcellin, specialmente dopo mesi in cui il rapporto con gli ospiti è venuto a mancare. Il futuro proprio roseo non è, ma si pensa positivo: “Nei primi tempi di riapertura ci sarà un ovvio calo. Qualcuno avrà paura, ma ci sarà anche una buona fetta di popolazione che avrà una voglia matta di uscire. Bar e ristoranti racchiudono un’esperienza a cui difficilmente si potrà mai rinunciare. La gente cercherà posti dove si sente più sicura, dove negli anni ha creato un rapporto, o luoghi rinomati per pulizia e ordine”.

E se proprio si vorrà rimanere a casa, magari per un evento importante, c’è la seconda novità di Drinc, disponibile dalla riapertura: “I cocktail a chilometro zero, su prenotazione. Al locale abbiamo già sperimentato con successo la nostra piccola cocktail station portatile, con cui serviamo gli ospiti direttamente al tavolo. In futuro invece andremo, a richiesta, direttamente nelle case, negli uffici o da chiunque lo vorrà, per aiutare a trascorrere una serata, o anche solo un momento come l’aperitivo, diverso dal solito”. E quanto ce n’è bisogno, in giorni di clausura che troppo spesso sembrano tutti uguali.

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