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Coldiretti in piazza a Milano, proteste contro il caro vita, a rischio la filiera made in Italy


Scendono in piazza gli agricoltori della Coldiretti a Milano nel Parco Sempione all’Arco della Pace, dove è stato allestito il Villaggio Contadino. Animali e prodotti tipici al seguito per denunciare una situazione insostenibile che minaccia la sopravvivenza stessa del made in Italy a tavola, visto l’aumento esponenziale dei costi di produzione e della crisi nei consumi scatenate dalla guerra in Ucraina. I giovani agricoltori sono vestiti con gli indumenti da lavoro e gli attrezzi e sono schierati tra balle di fieno. Con loro c’è anche l’asinella “Terra”, simbolo della volontà di continuare a costruire il proprio futuro in campagna nonostante le difficoltà.

 

“Senza agricoltura non si mangia”, “Lavoriamo 24 ore per il contatore”, “Fermiamo le speculazioni”, “Mungiamo le mucche, non gli allevatori”, “No Farmers No Food”, “La burocrazia uccide i campi”, questi alcuni dei titoli dei cartelli. Molti hanno portato le proprie produzioni (salumi, formaggi, frutta specialità locali) messe a rischio dai rincari energetici. Attesi migliaia gli agricoltori arrivati da tutta Italia nella più grande fattoria mai realizzata nel centro di una città con maxi mercato contadino, le eccellenze agroalimentari di Filiera Italia, le innovazioni tecnologiche a basso impatto ambientale e i prodotti del social farming.

L’allarme della Coldiretti lanciato dal presidente Ettore Prandini è chiaro. Con l’aumento dell’inflazione e delle bollette più di un italiano su due (51%) taglia la spesa nel carrello a causa della crescita record dei prezzi che ha ridotto il potere d’acquisto dei cittadini con un effetto a valanga sull’intera filiera agroalimentare che dal campo alla tavola vale 575 miliardi di euro, quasi un quarto del Pil nazionale, con 4 milioni di lavoratori impiegati in 740mila aziende agricole, 70mila industrie alimentari, oltre 330mila realtà della ristorazione e 230mila punti vendita al dettaglio. Il 18% dei consumatori per effetto dell’inflazione rilevata dall’Istat dichiara di aver ridotto la qualità degli acquisti, orientandosi verso prodotti low cost per poter ad arrivare a fine mese, mentre solo 1/3 (31%) è riuscito a non modificare le abitudini di spesa.

Un giovane agricoltore su quattro (25%) ha ridotto la produzione a causa dei rincari energetici aggravati dalla guerra in Ucraina che hanno provocato un aumento record dei costi, dal gasolio ai concimi, dai mangimi ai materiali per l’imballaggio e mettono ora in pericolo il futuro di un’intera generazione impegnata a lottare per l’autosufficienza alimentare ed energetica. “Occorre sostenere il fenomeno del ritorno alla terra e la capacità dell’agricoltura italiana di offrire e creare opportunità occupazionali e di crescita professionale, peraltro destinate ad aumentare nel tempo” – afferma la leader dei giovani della Coldiretti Veronica Barbati – la drammatica crisi scatenata dalla guerra mette a rischio il futuro proprio della parte più avanzata dell’agricoltura italiana impegnata in un percorso di innovazione e sostenibilità per contribuire alla sovranità alimentare ed energetica del Paese”.

INFO www.coldiretti.it

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