Bruxelles mette al bando i “wine kit”, le confezioni di “vino in polvere”, ovvero mosto d’uva liofilizzato, che con l’aggiunta d’acqua possono consentire una produzione di circa 30 bottiglie di (finto) vino fatto in casa. Bottiglie che poi riportano sulle etichette (fornite anche queste all’interno della stessa confezione di wine kit) i nomi di importanti denominazioni italiane (dal Chianti alla Valpolicella, dal Lambrusco al Frascati) senza avere però alcun legame con le denominazioni e con i vini indicati in etichetta. La prossima messa al bando dei wine kit è stata annunciata dal Commissario Ue all’Agricoltura, Dacian Ciolos, che ha risposto a un’interrogazione parlamentare presentata dall’Eurodeputato italiano, Mara Bizzotto. «La Commissione Ue – ha fatto sapere Ciolos – ha contattato tutte le autorità italiane e britanniche affinché vietino immediatamente la commercializzazione dei “wine kit” e mettano in pratica tutti i provvedimenti necessari a prevenire qualunque uso illecito delle denominazioni Dop e Igp». (Nella foto il presidente della Coldiretti, Sergio Marini, con alcuni wine kit).
I prodotti in questione infatti fanno riferimento nelle proprie confezioni a nomi di vini a denominazione d’origine o a indicazione geografica tipica che invece non possono in alcun modo essere richiamate né tantomeno evocate. «Altrimenti – ha aggiunto Ciolos – saremmo di fronte a una palese violazione delle norme in materia di etichettatura definite dalla legislazione europea e specifiche del settore vitivinicolo».
La decisione della Commissione Ue di informare tempestivamente le autorità dei diversi stati membri Ue sulla prospettiva di una messa al bando dei vini in polvere va nel senso tratteggiato dalle norme previste nel recente “Pacchetto qualità” varato da Bruxelles nei mesi scorsi. All’interno di quelle regole infatti sono definiti i contorni della cosiddetta tutela “ex officio”. In sostanza ogni paese membro è tenuto ad attivarsi per far rispettare sul proprio territorio le regole sulle denominazioni d’origine su qualunque prodotto Dop e Igp, anche se appartenente a un diverso paese Ue. Pertanto di fronte a vini in povere che si richiamano a denominazioni italiane ma commercializzati ad esempio nel Regno Unito le autorità britanniche sono chiamate a intervenire.