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La Contralta: la nuova bellezza della Gallura vera


Tramonti e brezza da vivere in un sorso. La Gallura di un tempo adesso guarda al domani, riscoprendosi grazie a tenacia e passione: La Contralta è una delle realtà vitivinicole più recenti del paese, ma con già le idee e la voglia di dimostrare cosa saprà fare da grande.



La Contralta è soprattutto il nome di una spiaggia che sonnecchia al sole della Sardegna del nord, a Palau, pochi chilometri dalle paillettes della Costa Smeralda. Qui si è ritrovato, per amore prima, per dedizione e visione poi, il winemaker friulano Roberto Gariup, coinvolto nel 2019 insieme al direttore finanziaro Nicola Dettori dalla proprietà inglese che su questi suoli di granito ha deciso di impiantare la propria scommessa: due ettari con declivio sul mare, che vanno a unirsi agli ulteriori cinque di un podere a Enas, frazione di Loiri Porto San Paolo (SS), nell’entroterra a sud di Olbia. Due territori in Gallura, una radice comune che però si dirama in due filosofie distanti: se Enas richiama tradizione e storia, anche nei metodi utilizzati, Palau parla invece di un sogno, una visione in divenire che nel futuro canterà in realtà del passato. Gariup prevede infatti di impiantare vite ad alberello con diecimila piante per ettaro, calcando il solco della tradizione e della sua missione, quella di “valorizzare i vitigni dell’isola e riscoprire varietà dimenticate”.

Qui dunque, nel Nord di una delle perle del mondo, vive il cuore del progetto: “Ovunque ci si giri, nel nostro podere di Palau, si può trovare un tesoro. Sono i colori, è il vento, sono le idee: tutti elementi che contribuiranno a elevare un vino già di per sé piuttosto conosciuto, a proposta di estremo valore”. Gariup parla di un vigneto ad alberello nel quale coltivare vitigni autoctoni misti, “anche minori e ricercati”. L’obiettivo dichiarato però racconta del prodotto simbolo del territorio, al centro di una filosofia che lo porti a un livello superiore: “Siamo in prima linea per una ricerca dell’autenticità del Vermentino: vogliamo allontanarci dal vino piacione, turistico, dal mero discorso di business e volumi, per andare a realizzare invece riserve e proposte di nicchia”. Qualità e valore, quindi, che vengono perseguiti attraverso due tecniche, le preferite da Gariup: macerazione (per la quale l’ispirazione arriva da La Castellada, nelle native pianure del Friuli) e i lunghi affinamenti in ambienti in cui il vino può evolvere, grazie all’implementazione di anfore in ceramica.

Tutta la produzione avviene (e avverrà) in biologico, rispettando come sin dall’avvio i dettami dell’ecosostenibilità: La Contralta respira modernità e trascorso nello stesso momento, grazie soprattutto alla “volontà di divertirsi e a un team dinamico”. Un’idea di produzione che abbraccia in realtà enormi bagagli culturali, non solo per quel che riguarda le tecniche enologiche: le etichette, ad esempio, sono firmate da John Pawson, archistar araldo del minimalismo ispiratosi al sardo Costantino Nivòla, e nei disegni riprendono una cappella che verrà costruita a Palau nei prossimi anni.

I nomi dei vini declamano invece le poesie di Umberto Saba che Gariup ha letto durante il lockdown. Nel bicchiere si ritrova il credo enologico di Gariup, fatto di “vini eleganti, fini, longevi, bevibili, aromatici con profilo intrigante”, che va sapientemente a intrecciarsi con la Gallura autentica, filante e amabile: L’Ora Grande è un Cannonau DOC smagliante, che scorre, avvolge e solo leggermente graffia con il tannino, elegante e balsamico; Fiore del Sasso è invece un Vermentino DOCG Superiore, intenso e di carattere, con un sorso squisitamente tostato sul finale. Tredicimila bottiglie, numeri contenuti di una bellezza tipica dei monili più pregiati. Ma il progetto di Palau promette di diventare un gioiello decisamente più grande e prezioso. 

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