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Corsa all’Ovest: i nove amari italiani preferiti dagli USA


Sebbene gli amari, anche conosciuti come liquori alle erbe, siano prodotti commercialmente in Italia da più di duecento anni, e solo da poco che anche i consumatori americani hanno iniziato ad apprezzarne i sentori profondi e accattivanti. I produttori storici si sono affacciati dall’altro lato dell’Oceano, sulla scia dell’enogastronomia amara che ha preso parecchio piede: birre luppolate al massimo, cacao a percentuali stellari, tè, vegetali come broccoli e kale stanno plasmando anche i gusti degli amanti degli alcolici a stelle e strisce.

L’amaro, in soldoni, si ottiene macerando una buona dose di elementi interessanti (erbe, fiori, frutta e le relative scorze o semi, spezie, radici) in alcool generalmente a base d’uva, addolcito con zucchero o sciroppo e spesso invecchiato in botte. Gli amari sono prodotti su tutto il territorio italiano, a rappresentanza delle tipicità botaniche di ciascuna regione, e sono perlopiù consumati a fine pasto con l’eccezione di leggende dell’aperitivo come il Campari. Ne esistono centinaia diversi in Italia, e negli USA se ne sta producendo un numero sempre maggiore, di seguito vi proponiamo i più classici e amati dopopasto d’Italia.

AVERNA – Probabilmente l’amaro siciliano più esportato, l’Averna fu creato a Caltanissetta nel 1868, quando un monaco benedettino dell’Abbazia di Santo Spirito regalò la ricetta originale a Salvatore Averna. La formula magica include elementi come semi di melograno, salvia, arancia amara, liquerizia, ginepro e resina. Questa combinazinoe setosa crea un sapore definito di cola, perfetto da consumare con ghiaccio.

BRAULIO – Amaro alpino originario della provincia lombarda di Bormio, l’area montuosa a pochi chilometri dalla Svizzera. Risalente al 1875 e composto di 13 ingredienti, per quanto soltanto quattro di essi siano noti al pubblico oggi: genziana, ginepro, achillea e assenzio. Viene invecchiato per due anni in rovere sloveno per acquisire quel profilo pungente, mentolato e leggermente legnoso, con basso tenore alcolico (21%).

CYNAR – Che l’etichetta vi guidi. Le foglie di carciofo sono di fatto l’ingrediente principale di questo amaro sapido, sebbene si componga di un’altra dozzina di ingredienti; gradazione risibile di 16.5%, con possibilità di trovare anche una versione da 35%. A differenza del resto della compagnia, Cynar è praticamente neonato, lanciato nell’Italia del dopoguerra nel 1952 e entrato nella leggenda grazie agli spot televisivi dell’indimenticato e indimenticabile Ernesto Calindri.

AMARO DELL’ETNA – Dal 1901 una specie di bene primario per il consumo regionale in Sicilia, ci sono voluti 116 anni perché approdasse anche negli Stati Uniti. Ma ne è valsa la pena, apparentemente. La sua apprezzabile complessità deriva dalla meravigliosa miscela di ventinove erbe e spezie come menta, rabarbaro, vaniglia, mandorla, anice stellato e cannella, tutte provenienti dal suolo vulcanico dell’Etna, e macerate per due mesi. Regalo perfetto per chi indulge in conversazioni da nerd su alcolici e cocktail.

FERNET BRANCA – L’amaro che ha lanciato la moda di tatuaggi tematici, è anche la linea di demarcazione tra chi osa e chi teme. Inventato nel 1845 da Bernardino Branca, non è certo il primo amaro che vorrete far assaggiare a un novizio, con il suo immediato impatto di liquirizia. Ma è letteralmente adorato dai bevitori che sono alla ricerca di qualità saporite e botanicità non comuni come quelle qui contenute: china, zafferano, rabarbaro, tiglio e zenzero, tra le altre.

MONTENEGRO – Il biglietto d’ingresso nel mondo degli amari. Aromaticità dolce, accogliente e leggermente agrumata, uno degli strumenti preferiti dai bartender e dai consumatori in generale. Le note d’arancia sono ben bilanciate da quele di noce moscata, cannella, maggiorana, coriandolo e chiodi di garofano. Creato nel 1885 con l’ingombrante etichetta di Elisir di Lungavita, cambiò nome nel 1906 quando l’allora Princnipe d’Italia Emanuele III sposò la Principessa Elena di Montenegro.


NONINO QUINTESSENTIA – Amaro amabile ed elegante, prodotto in Friuli dalla omonima famiglia, distillatori di grappa dal 1897. Gentilmente amarostico con note d’arancia, zafferano e tamarindo nel mix di botaniche, con spigoli erbacei che vengono ammorbiditi da cinque anni di invecchiamento in botti ex sherry, artefici delle nuance di nocciola.

RAMAZZOTTI – Ritenuto il più antico tra gli amari commercialmente disponibili, Ramazzotti è una miscela di trentatrè erbe, fiori, radici creato per la prima volta nel 1815 da un giovane e ambizioso botanico milanese, Ausano Ramazzotti. Si distinguono note erbacee di arancia siciliana, curcuma, anice stellata, rosmarino e genziana, che contribuiscono a un’esperienza fresca e autentica, costante come 205 anni fa.

VECCHIO AMARO DEL CAPO – Dalla Calabria, la punta dello stivale che troppo spesso viene sottovalutata in campo enogastronomico. L’Amaro Del Capo è pressoché onnipresente in Italia: la base del prodotto è distillata dalla barbabietola da zucchero, e in essa vengono macerate ventinove botaniche calabresi, che includono camomilla, menta piperita, anice, arancia e liquerizia. Un cubetto di ghiaccio è l’alleato migliore per valorizzarne tutti i meravigliosi sentori.

Tratto da un articolo di Liquor.com

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