Sebbene gli amari, anche conosciuti come liquori alle erbe, siano prodotti commercialmente in Italia da più di duecento anni, e solo da poco che anche i consumatori americani hanno iniziato ad apprezzarne i sentori profondi e accattivanti. I produttori storici si sono affacciati dall’altro lato dell’Oceano, sulla scia dell’enogastronomia amara che ha preso parecchio piede: birre luppolate al massimo, cacao a percentuali stellari, tè, vegetali come broccoli e kale stanno plasmando anche i gusti degli amanti degli alcolici a stelle e strisce.
L’amaro, in soldoni, si ottiene macerando una buona dose di elementi interessanti (erbe, fiori, frutta e le relative scorze o semi, spezie, radici) in alcool generalmente a base d’uva, addolcito con zucchero o sciroppo e spesso invecchiato in botte. Gli amari sono prodotti su tutto il territorio italiano, a rappresentanza delle tipicità botaniche di ciascuna regione, e sono perlopiù consumati a fine pasto con l’eccezione di leggende dell’aperitivo come il Campari. Ne esistono centinaia diversi in Italia, e negli USA se ne sta producendo un numero sempre maggiore, di seguito vi proponiamo i più classici e amati dopopasto d’Italia.
AVERNA – Probabilmente l’amaro siciliano più esportato, l’Averna fu creato a Caltanissetta nel 1868, quando un monaco benedettino dell’Abbazia di Santo Spirito regalò la ricetta originale a Salvatore Averna. La formula magica include elementi come semi di melograno, salvia, arancia amara, liquerizia, ginepro e resina. Questa combinazinoe setosa crea un sapore definito di cola, perfetto da consumare con ghiaccio.
CYNAR – Che l’etichetta vi guidi. Le foglie di carciofo sono di fatto l’ingrediente principale di questo amaro sapido, sebbene si componga di un’altra dozzina di ingredienti; gradazione risibile di 16.5%, con possibilità di trovare anche una versione da 35%. A differenza del resto della compagnia, Cynar è praticamente neonato, lanciato nell’Italia del dopoguerra nel 1952 e entrato nella leggenda grazie agli spot televisivi dell’indimenticato e indimenticabile Ernesto Calindri.
AMARO DELL’ETNA – Dal 1901 una specie di bene primario per il consumo regionale in Sicilia, ci sono voluti 116 anni perché approdasse anche negli Stati Uniti. Ma ne è valsa la pena, apparentemente. La sua apprezzabile complessità deriva dalla meravigliosa miscela di ventinove erbe e spezie come menta, rabarbaro, vaniglia, mandorla, anice stellato e cannella, tutte provenienti dal suolo vulcanico dell’Etna, e macerate per due mesi. Regalo perfetto per chi indulge in conversazioni da nerd su alcolici e cocktail.
NONINO QUINTESSENTIA – Amaro amabile ed elegante, prodotto in Friuli dalla omonima famiglia, distillatori di grappa dal 1897. Gentilmente amarostico con note d’arancia, zafferano e tamarindo nel mix di botaniche, con spigoli erbacei che vengono ammorbiditi da cinque anni di invecchiamento in botti ex sherry, artefici delle nuance di nocciola.
VECCHIO AMARO DEL CAPO – Dalla Calabria, la punta dello stivale che troppo spesso viene sottovalutata in campo enogastronomico. L’Amaro Del Capo è pressoché onnipresente in Italia: la base del prodotto è distillata dalla barbabietola da zucchero, e in essa vengono macerate ventinove botaniche calabresi, che includono camomilla, menta piperita, anice, arancia e liquerizia. Un cubetto di ghiaccio è l’alleato migliore per valorizzarne tutti i meravigliosi sentori.
Tratto da un articolo di Liquor.com