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Aprire un capitolo sul vino cinese potrebbe sembrare quasi una provocazione, ma negli ultimi anni l’industria vinicola in Cina ha fatto notevoli passi in avanti sia da un punto di vista organizzativo che qualitativo. Di fronte a una crescita costante del consumo di vino nel Paese, aziende di fama internazionale e grandi gruppi cinesi hanno cominciato a investire ingenti capitali in territori particolarmente vocati alla coltivazione della vite, avvalendosi della consulenza di famosi enologi e acquistando i migliori macchinari presenti sul mercato. Berry Bros. & Rudd, i più antichi commercianti di vino e liquori del Regno Unito, molto attivi sui mercati asiatici, sostengono che entro i prossimi quattro decenni i vini cinesi saranno in grado di rivaleggiare con i migliori Bordeaux.

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Dati statistici relativi alla produzione del vino in Cina sono però particolarmente difficili da reperire e gestire, poiché le regole su ciò che può essere etichettato come vino d’uva sono ancora abbastanza flessibili. Il termine vino, per di più, non ha una corrispondenza semantica così precisa come in Occidente: in Cina è sempre importante, soprattutto in alcune zone, specificare che si vuole bere vino d’uva (Pútáojiǔ) altrimenti c’è il rischio che vi servano Huangjiu (vino di riso) o Gouqijiu (vino di frutta). Si pensi che solo a partire dal 1994 si è cominciato a mettere ordine con una legislazione che ha, in parte, regolato la materia: fino a quel momento, infatti, era possibile chiamare vino una bevanda alcolica che contenesse meno del 50% di uva. Un piccolo grande passo che ha portato, da un lato, alla riduzione della quantità annua di vino prodotto, ma dall’altro, ha favorito la crescita di vini con un maggiore standard qualitativo.

 Nonostante la difficile reperibilità dei dati, un lavoro di ricostruzione del panorama attuale del vino cinese è stato possibile grazie al gentile supporto ricevuto da Sun Zhijun, celebre studioso e wine writer dello Shandong e dalla China Alcoholic Drinks Association. Nel 2012 risultano attive in Cina circa 600 aziende vinicole, di cui il 40% a proprietà statale. Degli oltre 500 mila ettari di vigneti sparsi nella maggior parte delle province cinesi, la parte di uva destinata alla vinificazione è pari al 20-25%. Secondo gli ultimi dati disponibili forniti dalla China Alcoholic Drinks Association, nel 2011 la produzione di vino ha raggiunto 11,5 milioni di ettolitri, con un aumento del 13% rispetto all’anno precedente. Ciò significa che la Cina è attualmente il settimo produttore mondiale dietro Francia, Italia, Spagna, Stati Uniti, Cile e Australia.La gran parte della produzione è concentrata nelle province orientali e in quelle settentrionali: in particolar modo, le province dello Shandong, Jilin ed Henan raccolgono oltre il 70% della produzione vinicola cinese. Ed è anche qui che troviamo le principali aziende vinicole cinesi che da sole hanno in mano più del 50% del mercato nazionale: Great Wall (sede nell’Hebei ma vigneti nello Shandong), Changyu (Shandong) e Dynasty (Tianjin).

 Per quanto riguarda le tipologie di vino, se fino a poco più di dieci anni fa i vini dolci avevano la leadership del mercato, al contrario dei vini secchi che erano ancora poco diffusi, oggi il rapporto si è rovesciato e la produzione di vini rossi e bianchi secchi è aumentata esponenzialmente, con una prevalenza dei rossi. Più dell’85% dell’uva destinata alla vinificazione proviene dai cosiddetti vitigni internazionali, con una presenza nettamente maggioritaria di Cabernet Sauvignon, seguito da Cabernet Franc, Merlot, Syrah, Chardonnay e Riesling. Alcuni vitigni autoctoni sono ancora coltivati soprattutto nelle zone di Qingxu e Shacheng. Non è una novità che la maggior parte delle cantine vinicole cinesi ricerchi la quantità a discapito della qualità. Tuttavia, cominciano ad esserci piacevoli eccezioni come dimostrano concorsi vinicoli nelle varie aree del globo, dove vini cinesi si aggiudicano premi e riconoscimenti come quelli prodotti nella zona delle Helan Mountains che hanno ripetutamente battuto vini australiani, californiani e francesi in degustazioni alla cieca. Oltre il 90% del vino prodotto dalle aziende cinesi è distribuito sul mercato interno, mentre la parte restante viene esportata all’estero, in particolare verso il mercato americano e australiano.

 Fonte: Newsletter SIMEI – luglio 2013 (Articolo pubblicato su Il Corriere Vinicolo n. 25/26 del1 luglio 2013, organo di informazione di Unione Italiana Vini – www.uiv.it)

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