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Il primo trimestre 2009 vede l’export italiano di vini in grande sofferenza. Il calo dei consumi enologici in mercati strategici fa ipotizzare un calo del nostro export a valore di ca. il 10%. E’ quanto emerge dalle analisi della Confederazione Italiana della Vite e del vino-Unione italiana vini (Uiv). La flessione maggiore, circa il 20%, riguarda i paesi del Nord America. Il calo dei volumi è stato contenuto allo -0,3%. grazie al forte taglio prezzi praticato dai produttori.


Un trimestre fortemente negativo per l’Italia, che, per recuperare il gap accumulato sui volumi a gennaio e febbraio, ha dovuto tagliare pesantemente sui prezzi dei propri vini. Così, se la perdita dei volumi è stata contenuta al massimo ( -0,3% rispetto a un anno fa), è solo grazie al fatto che i listini sono stati tagliati mediamente del 9%, con punte massime del -27% sugli spumanti, del -9,2% sulla bottiglia e di oltre il -7% sullo sfuso. Oggi lo sfuso viene piazzato sui mercati esteri a poco più di 50 centesimi al litro. Nonostante questo, la cisterna continua a calare a volume (-6%), mentre almeno per l’imbottigliato (+1%) e ancor di più per gli spumanti (+17%) la sforbiciata dei prezzi è servita a far chiudere in positivo il saldo sulle quantità.

Segnali confortanti arrivano dalla Germania, in crescita del 6% sui volumi e del 4% in valore, anche se ormai il prezzo medio del prodotto venduto su questo mercato è tra i più bassi in assoluto: 1,23 euro. Nel Regno Unito, la sforbiciata dei prezzi del 20% ha consentito un recupero a volume (+9%), ma a scapito dei ricavi (-13%). Stessa sorte in Svizzera, dove crescita a volume e il calo a valore sono dello stesso peso: +/-8%, per un calo sui listini del 16%. Il dato più negativo riguarda il Nordamerica, con gli Usa che confermano le prime proiezioni negative di gennaio-febbraio, chiudendo il trimestre a -14% in volume e -20% in valore. Neppure l’ulteriore decurtazione del prezzo ha contribuito a frenare un calo che adesso coinvolge pesantemente anche il Canada . Segnali di ripresa invece arrivano dalla Russia, ma solo sui volumi, segno che quello che si esporta in più lo si deve a un pesante taglio dei listini. Così come si confermano in salute i Paesi scandinavi, tutti compresi in una forchetta di aumenti dal 9% al 13%.

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Andrea Sartori, presidente dell’Unione Italiana Vini, ha così commentato: “Il peggio, per il mondo del vino, deve ancora venire, non voglio fare il negativo, ma ne vedremo ancora delle belle. Nell’export siamo veramente in affanno, e non credo che sarà un effetto che passa velocemente, mi aspetto un 2009 duro, ma probabilmente anche il 2010”.
Il rischio principale, come evidenzia soprattutto il calo del prezzo medio al litro, è quello di arrivare ad una insostenibilità della filiera per chi fa qualità, strada su cui l’Italia ha puntato decisamente: “è la mia paura – spiega Sartori – perché vedo che nel mercato imprenditori e cooperative si muovo con azioni di panico, con quotazioni non sostenibili dalla filiera, e questo mi preoccupa molto perché vuol dire mortificare il lavoro che l’Italia del vino ha fatto negli ultimi 20 anni”.

Fonte: www.winenews.it/index.php?c=detail&id=16460&dc=15&bn=1 e www.corrierevinicolo.com

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