Il sopralluogo che ogni anno i responsabili di CSC – Caffè Speciali Certificati, compiono presso le piantagioni selezionate, si è rinnovato lo scorso febbraio in Centro America. Sono visite che fanno della qualità dei caffè dell’Associazione un fatto provato e contribuiscono a stabilire un rapporto costruttivo con i produttori.
E’ stata numerosa la compagine dei soci che ha accompagnato Graziano Carrara, titolare di Carrara Coffee Agencies e responsabile dei rapporti con i produttori del Centro America; con lui hanno viaggiato Paola Goppion di Goppion Caffè, Enrico Romano di Coffee Brokers Company, Andrea Matarangolo di Mondicaffè, Vittorio Barbera di Caffè Barbera e Marie Luise Millemaci di Blaser Trading. I sopralluoghi periodici permettono di verificare la corretta gestione delle coltivazioni e degli impianti di lavorazione post-raccolta oltre a mantenere un rapporto di collaborazione con chi si impegna a fornire un prodotto di qualità superiore, dando volti, vissuti e storie a un prodotto prezioso e delicato, che solo dopo avere superato numerosi controlli merita di ricevere i bollini CSC, che certificano come specialty coffee i suoi caffè.
Di Paese in Paese, il nuovo che avanza
In El Salvador il raccolto era ancora in corso. L’accoglienza della famiglia Angelucci che conduce la finca San Luis nella regione La Libertad, è stata calorosa. Visitando la piantagione, che letteralmente si “arrampica” sui ripidi pendii tra 1300 e 1500 metri delle montagne di origine vulcanica, che dai grandi alberi di un’essenza ormai caduta in disuso, prendono il nome di ‘catena del Balsamo’, si è potuta seguire la raccolta eseguita a mano, selezionando con attenzione le ciliegie più mature. Anche qui sono state messe a dimora numerosissime nuove piante: la varietà che attecchisce meglio e dà buoni risultati per resa produttiva e per qualità in tazza è la Sampacho, resistente sia alla roya sia alla broca, il principale insetto parassita del caffè.
Un nuovo spostamento in Costa Rica, dove il raccolto si era ormai concluso e il caffè, lavorato e selezionato già imbarcato. Nella regione di Turrialba, lungo le pendici atlantiche della Cordigliera Centrale, si trova la Finca Santa Rosa da cui proviene uno dei primi caffè ad essere certificato CSC. Ne è proprietario Don Josè Cruz, un vecchio produttore attaccato alla sua terra che si presenta con un simpatico cappello da cowboy. Qui sono state le varietà Caturra e Catuaì a essere piantate al posto del Bourbon. Durante la visita della finca ha mostrato la piantagione rinnovata e ha raccontato come, ogni anno, poti in modo deciso un filare su quattro (il 25%) delle piante di caffè che l’anno dopo non daranno frutto, ma si rafforzeranno: un sacrificio che assicura qualità. Talvolta il caffè lavato deve essere essiccato in appositi forni. Colpiva vedere accatastate, pronte per essere bruciate, le piante di caffè morte ed estirpate. Ma i visi attorno non erano tristi: una soluzione è stata trovata, le nuove piante cominciano a dare frutto e la soddisfazione per la difficoltà che si sta positivamente superando è grande.
CSC: a tutela di caffè di pregio
Le torrefazioni che aderiscono a CSC sono Barbera 1870 – Messina; Blaser Café – Berna (CH); Caffè Agust – Brescia; Mondicaffè C.T.&M. – Roma; DiniCaffè – Firenze; Goppion Caffè – Preganziol (TV); Le Piantagioni del Caffè – Livorno; Musetti Caffè – Pontenure (PC).
Dalla sua nascita nel 1996 lo scopo dell’Associazione è promuovere la qualità e la cultura del caffè di pregio, facendo fronte comune nella realizzazione di un prodotto di qualità superiore certificata. È un passo molto impegnativo, reso possibile dalla collaborazione tra le aziende, che hanno unito le proprie forze al fine di assicurarsi la fornitura costante di materia prima di pregio.
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