Il mercato Francese è da sempre uno dei più ostici da attaccare per le aziende italiane.
Infatti per storia e tradizione enogastronomica, i cugini d’oltralpe hanno sempre avuto prodotti eccellenti tanto quanto quelli delle nostre aziende, motivo per cui in uno scontro diretto tra prodotti nazionali e prodotti di importazione, i vini, formaggi, salumi locali hanno spesso la meglio.
Certo, esiste sempre l’eccezione dei nostri prodotti inimitabili, come la pasta, il caffè o il parmigiano, che ovviamente non possono trovare comparazione, ma tolti questi il mercato per le nostre aziende rischia di essere legato alla ristorazione Italiana, quindi in qualche modo confinato.
Noi di Beverfood.com abbiamo intervistato David Recrosio, manager francese che negli anni ha ricoperto la carica di responsabile commerciale Francia per molti brand leader italiani, è riuscito a portare a Parigi, non solo di prodotti tipici, ma anche di realtà enogastronomiche non così strettamente legate all’italianità (come Birre, succhi di frutta, marmellate…).
Monsieur Recrosio, come ci si deve approcciare ad un mercato come quello francese senza temere la concorrenza locale?
Innanzi tutto bisogna partire dall’idea che la ristorazione italiana sta uscendo sempre di più da una percezione di “etnico”, e sta diventando una cucina di tutti i giorni. I francesi mangiano Italiano, ma non solo…. cucinano Italiano anche a casa! Conoscono sempre di più i prodotti e le denominazioni e sono disposti a spendere per i prodotti reputati di qualità.
Il discorso si complica se parliamo di prodotti non strettamente Italiani, almeno nell’imaginario collettivo. Ad esempio, la birra è un prodotto più Tedesco o Belga che nostro…
Vero fino ad un certo punto. Ogni prodotto Italiano porta con se tutto un immaginario d’italianità, delle cose fatte bene e genuine, come una volta. Questo trascende l’enogastronomia e coinvolge anche i motori, la moda…L’essere Italiano è la miglior garanzia di qualità all’estero. Le basti pensare che il colosso dei succhi di frutta Tedesco Eckes – Granini, per i suoi due prodotti di punta usa nomi “italian sounding” (Pago e Granini).
Quali caratteristiche deve avere oggi un’azienda che vuole lavorare con la Francia?
In primo luogo, un responsabile che conosca bene la lingua. Il vecchio stereotipo dei francesi che non parlano inglese resta tristemente vero. In secondo luogo, conoscere i prodotti già presenti sul mercato, e le differenti maniere di consumo. Per concludere, l’elasticità per capire che si possono creare vere partnership durature con gli importatori, complice anche la vicinanza geografica, e non conviene cercare export pure per destockare i magazzini. Meglio piuttosto prevedere percorsi di crescita sani, che portino a risultati di crescita anno dopo anno.