L’industria europea dei contenitori in vetro investe oltre 600 milioni di euro all’anno in innovazione e decarbonizzazione, tra cui l’efficienza e l’ammodernamento degli impianti. Per raggiungere completamente il net zero al 2050, si stima, però, che saranno necessari 20 miliardi di euro di spese in conto capitale aggiuntive.
L’obiettivo è a portata di mano, ma l’industria non può raggiungerlo da sola: è urgente la possibilità di accedere, a prezzi accessibili, a energie a basso tenore di carbonio, è fondamentale il supporto dell’UE con strumenti finanziari nuovi cui poter accedere e la prosecuzione di quelli esistenti.
Feve, la Federazione europea dei contenitori in vetro, ha pubblicato il Rapporto “One Destination, Multiple Pathways: How the European Container Glass Industry is Decarbonising Glassmaking” che fornisce così la ricetta affinché l’industria del vetro per contenitori produca imballaggi non solo circolari, ma anche climaticamente neutri.
Ma per garantire che il settore raggiunga il suo obiettivo net zero per il 2050, sottolinea il Report, la finestra per agire è ora. I forni per il vetro hanno, infatti, una durata di vita di 10-15 anni e un tasso di sostituzione annuale del 7-10%, è fondamentale affinchè i vecchi forni vengano gradualmente rimpiazzati da altri che possano funzionare utilizzando tecnologie a basso tenore di carbonio.
Attualmente, l’80% delle emissioni dirette di carbonio del settore dei contenitori in vetro deriva dalla combustione di gas naturale. Passare a fonti energetiche a basso tenore di carbonio è quindi una priorità assoluta. Oltre il 90% dei contenitori in vetro prodotti nell’UE è realizzato da aziende che hanno aderito all’iniziativa Science-Based Targets (SBTi), nata per supportarle nel percorso di decarbonizzazione verso emissioni net-zero.
“Anche l’industria italiana del vetro, attraverso la continua innovazione dei propri impianti – ha sottolineato il Presidente di Assovetro, Marco Ravasi – ha già avviato il percorso di transizione energetica e circa 7 imprese su 10 hanno formalizzato una roadmap di decarbonizzazione. Tuttavia, come osserva il Report Feve, per raggiungere l’obiettivo sfidante del net zero al 2050 abbiamo bisogno del contributo di tutti gli stakeholders, quindi degli enti governativi, dei produttori e dei distributori di energia, ma anche degli stessi imbottigliatori e dei consumatori finali, che possono contribuire scegliendo contenitori più scuri, certamente più sostenibili di quelli chiari dal punto di vista delle emissioni di CO2”.
Come materiale permanente che può essere riciclato all’infinito senza perdere qualità, il vetro vanta un tasso di raccolta in Europa, pari all’80,2% nel 2022 (l’Italia ha raggiunto una percentuale del ben 90,8%) con la maggior parte del rottame utilizzato in un percorso circolare. Inoltre, il vetro è un materiale di imballaggio sicuro che non rilascia sostanze chimiche nocive nei prodotti, indipendentemente dal numero di volte in cui viene riciclato.
Ricevi le ultime notizie! Iscriviti alla Newsletter
I numeri dell’industria europea del vetro
Con 162 stabilimenti di produzione distribuiti in tutta Europa, l’industria dei contenitori in vetro conta 125.000 posti di lavoro diretti e indiretti. Inoltre, oltre 140 miliardi di euro di esportazioni dell’UE sono confezionate in vetro, mentre circa 45.000 aziende manifatturiere in tutta l’UE, il 98% PMI, si affidano agli imballaggi in vetro per vendere i propri prodotti. Il ruolo del vetro nei settori farmaceutico, alimentare e delle bevande, nonché della profumeria e della cosmetica è fondamentale. Il Rapporto ha una sezione dedicata sul sito web FEVE, tra cui una mappa online con oltre 90 casi di studio che mostrano gli sforzi di decarbonizzazione in tutta Europa.
+ info: feve.org/