Avete mai degustato alla cieca? Si tratta di uno degli esercizi più costruttivi e al tempo stesso divertenti per chi si occupa di beverage, come successo mercoledì 14 luglio in una bella serata organizzata dall’azienda bolognese Rinaldi 1957 nel nuovissimo BV Club di Milano all’interno di Cera Milano. A fare gli onori di casa il General Manager Mario Farulla che ha raccontato la filosofia del nuovo locale che tra le sue peculiarità ha anche la possibilità di organizzare eventi e cene private come quella organizzata da Rinaldi 1957, rappresentata dal Direttore Marketing Gabriele Rondani e dall’Advocacy Manager Walter Gosso, che hanno presentato a un numero ristretto di giornalisti e operatori del settore come si svolge una parte fondamentale del loro lavoro, quella di scouting e ricerca dei prodotti.
DURO LAVORO “Con questa degustazione alla cieca vogliamo far capire il lavoro che ci troviamo a fare quotidianamente come importatori e distributori di spirits- ha esordito Gabriele Rondani- la nostra è una realtà attiva nel comparto del beverage dal 1957, da qualche anno quello che era nato come il nome delle pagine social che sino a quel momento non erano attive è diventato la nostra ragione sociale, a rimarcare un lavoro pluriennale e una presenza storica sul mercato con una crescita continua in termini di volumi, ricavi e clienti”. A guidare le danze e condurre buona parte della serata Walter Gosso, enciclopedico nelle sue descrizioni e nei suoi racconti, ma anche istrionico al punto giusto da tenere sulle spine tutti i commensali alla scoperta di distillati alla cieca. Si parte con delle boccette numerate, tutte uguali che arrivano sul tavolo e si parte. “Ogni giorno i produttori ci mandano i loro campioni in bottigliette anonime senza etichette e noi dobbiamo essere in grado di capire se quel determinato distillato e quella ricetta sarà in grado di bucare il mercato- spiega Gosso- Il nostro lavoro deve essere quello di capire cosa possiamo essere in grado di trasmettere al consumatore finale, con un alleato importante come il barman che spesso ci aiuta nel promuovere degli spirits di qualità proponendoli nei suoi drink classici e su dei twist”.
POLUGAR Il primo distillato alla cieca della serata è senza dubbio quello che spiazza maggiormente la platea. Si parte subito forte, dai tavoli sottovoce si levano i nomi di questo e quel distillato. Walter Gosso sta al gioco, capisce subito che il mood della serata sarà quello di scoprire insieme aromi e ricette per nulla scontate ma dalla grande eleganza e qualità. Parte l’aiuto del pubblico, alla fine mistero svelato che si tratta di Polugar, il Padre della vodka, un concetto molto diversa da quella che conosciamo oggi, la vodka era un distillato di cereali prodotto in alambicchi di rame e veniva chiamata «Bread-Wine» o «Polugar». Polugar venne proibito in Russia dal 1895, anno in cui fu introdotto il monopolio di Stato e si iniziò a utilizzare solamente alcol etilico rettificato per la produzione della vodka. Tutte le distillerie tradizionali vennero distrutte ed è per questo che produciamo Polugar nell’Unione Europea, in Polonia, dove è stata ricreata una distilleria tradizionale, utilizzando tecnologie del XIX secolo. La distilleria privata Rodionov & Sons si trova in una foresta, accanto a un antico palazzo e lontano da tutto. Difficile da individuare, il Polugar non si avvicina a nessuna bevanda alcolica, ma quando lo si prova ci si fa sedurre dal sapore e dal profumo naturali e ne ha riconosciuto la totale unicità. “Polugar non assomiglia alla vodka moderna- spiega Gosso- È qualcosa di diverso, è un tipo di bevanda alcolica più antica, prodotta nell’era in cui tutti i distillati di cereali venivano realizzati usando alambicchi di rame”. La parola Polugar significa in russo “bruciato a metà, visto che metà della bevanda veniva fatta evaporare ed è da questa tecnica che deriva il nome, con una concentrazione alcolica pari a 38,5%. La gamma consiste in due linee: una linea da degustazione “Connoisseurs” e una linea per i bartender chiamata “Mixology & Gastronomy”.
VERMOUTH ROSSO MONTANARO Più didattico e riconoscibile ai più il secondo distillato della serata, un Vermouth Rosso della distilleria Montanaro. “Quando siamo andati in visita da Montanaro la prima volta sono rimasto sbalordito dalla bellezza dell’alambicco, siamo molto soddisfatti dell’impatto che stanno avendo questi prodotti”. Un Vermouth ottenuto dall’originale ricetta Montanaro, con l’aggiunta di Marsala Fine a vini bianchi del nord Italia per conferire un colore decisamente ambrato assieme all’utilizzo di caramello naturale. Qui si è scherzato tra i tavoli per riconoscere il vino utilizzato, ma il bello di una degustazione alla cieca è anche e soprattutto questo. Un prodotto che grazie alla sua aromaticità e complessità, il Vermouth Rosso di Montanaro si presta sia alla bevuta liscia o con ghiaccio ed una spruzzata di seltz: ottimo, infatti, anche come fine pasto, abbinato a del cioccolato fondente. Si esalta perfettamente nella miscelazione classica, nel Negroni, nell’Americano e nei cocktail con Bourbon o Rye come il Manhattan o con uno Scotch nel leggendario Rob Roy.
PISCO PORTON Tra storia e leggenda ci si addentra a parlare del Pisco, qui alla fine il nome esce fuori abbastanza subito, anche perché si tratta di un distillato altamente riconoscibile. Per Rinaldi 1957 in presentazione il Pisco Porton de La Destileria y Hacienda La Caravedo fondata nel 1684 è la più antica delle Americhe e monumento nazionale peruviano. Modernità ma anche tradizione, con i processi per la produzione di un pisco di incomparabile qualità che sono sempre gli stessi. Il Portón Mosto Verde è un Pisco Premium, elaborato con il doppio della quantità di uve utilizzata per gli altri tipi di Pisco. Il Mosto Verde Acholado (blend), realizzato con uve quebranta, torontel e albilla, ha le caratteristiche aggiunte delle uve utilizzate. Aspetto trasparente incolore, cristallino. Pisco vellutato, leggermente dolce e alcolico, sapori di frutta fresca, squisiti agrumi e miele, uva passa. Ottimo da gustare puro, divino nei cocktail, bottiglia da 70cl. con un titolo alcolometrico di 43°.
RHUM AGRICOLE HSE Nel bicchiere arriva un distillato bianco, dai sentori di Rhum riconoscibili e allora la mente ricorda a un “Rhum agricole”. Obiettivo centrato, Gabriele Rondani racconta come è stato acquisito in portafoglio questo prodotto del Gruppo HSE – Habitation Saint-Etienne che è proprietario di maggioranza della distilleria “Le Simon”, garantendo una completa filiera produttiva. HSE è proprietaria terriera da molte generazioni, lavorando l’85% della canna da zucchero utilizzata e non acquistandola solo da altri, è al terzo posto per vendite in Martinica: è quindi un prodotto che piace alla popolazione che “sa bere” rhum agricole. HSE è il precursore, rispetto a tutti i produttori in Martinica, degli invecchiamenti con botti speciali e dei finish di qualità (Porto, Sherry, Whisky). La base di partenza degli invecchiamenti sono solo botti vergini di legno americano, di modo che non ci siano differenze nei prodotti invecchiati (derivanti invece dai diversi prodotti contenuti nelle botti utilizzate in precedenza, come ad esempio per le botti ex-bourbon). Poi sono impiegate botti di legno francese e in alcuni casi, botti di Limousin.
WHISKY KAMIKI Al naso il whisky è riconoscibilissimo, ma la memoria olfattiva porta subito in Scozia erroneamente, poi insieme a Walter Gosso ci si sposta in Giappone per raccontare Kamiky, un whisky giapponese molto apprezzato. Il nome è composto dalle parole giapponesi “KAMI” che significa “DIO” e “IKI” che significa “RESPIRO” e deriva da Ōmiwa, uno dei più antichi santuari shintoisti del Giappone (a Nara), tempio tutelare dei produttori di alcolici giapponesi. Kamiki è un blended whisky di malto, non filtrato a freddo, creato in lotti limitati (small batch) con rari whisky al malto giapponese, miscelati con pura acqua di sorgente Giapponese, di alta qualità. Kamiki è il primo whisky al mondo con finitura in botti di cedro giapponese, per secoli utilizzato nella costruzione dei templi e chiamato “Yoshino Sugi”. Il cedro giapponese è considerato il miglior legno per la produzione di botti delle bevande giapponesi, grazie al suo profumo rinfrescante. È anche noto per la sua piacevole consistenza morbida che aiuta a calmare la mente e il corpo. Kamiki riposa per una seconda volta in Yoshino Sugi per ottenere un gusto perfettamente morbido, un profumo di sandalo e un gusto finale di tè verde, viene prodotto da Yoshino Spirits a Osaka, Giappone, venduto in elegante confezione regalo in bottiglia da 50 cl. con cartiglio rosso sul collo e gradazione alcolica a 48% vol.
DON PAPA RYE AGED RUM E’ tempo di rum, come noto Rinaldi 1957 ha stretto una alleanza fortissima con Don Papa che ha cambiato la geografia di questo pregiato spirits inserendo tra le rotte più di moda anche le Filippine. “Per noi è importante il lavoro che stiamo facendo da anni con Don Papa che qualifica l’Italia come uno dei paesi più importanti per questo brand di rum proveniente dalle Filippine- spiega Rondani-Lo scorso anno abbiamo girato l’Italia con un tour, mentre qualche settimana fa è stata inaugurata a Ibiza una casa per far rivivere il vero spirito di Don Papa”. La nuova release di Don Papa Rum nasce dalle diverse influenze che hanno contraddistinto la storia delle Filippine. Negli ultimi tre secoli, infatti, l’arcipelago asiatico ha subito diverse occupazioni, ultima delle quali quella statunitense. Una sintesi perfetta di tutto il carattere ricco e dolce del Rum filippino alla magia e poesia dell’epoca del Proibizionismo. La combinazione temporale del Proibizionismo americano e del boom della canna da zucchero nelle Filippine è stata la perfetta ispirazione per Don Papa Rye Aged Rum. Distillato a colonna, il rum viene immediatamente fatto invecchiare nelle botti di Rye Whisky che donano note speziate, vegetali e intense. Trascorre almeno 4 anni nei magazzini alle pendici del Monte Kanlaon e quindi viene imbottigliato. L’effetto delle alte temperature registrate sull’Isola di Negros influenza l’invecchiamento: il legno rilascia i suoi sentori in modo marcato e il rum guadagna in profondità e gradazione. Al naso riporta note secche e speziate che al gusto si aprono verso il miele e il pepe con un finale molto delicato e sorprendentemente tendente alla mela.Tutto il profumo del legno che ha contenuto Rye Whisky è ben percepibile e fornisce una nota legnosa e leggermente sapida anche al gusto.Gradazione 45% vol. 70cl.
GRAPPA DI BAROLO CANNUBI MONTANARO Dulcis in fundo, un distillato emblema della nostra tradizione come la grappa. Piano piano ci si avvicina ad indovinare alla cieca che si tratta di grappa, qualcuno capisce che si tratta di Nebbiolo, poi alla fine salta fuori anche il fatto che si tratta di vinacce di Nebbiolo da Barolo provenienti dal famoso “cru” Cannubi. Una grappa unica, con estrema finezza ed intensità percepibile al naso e la pulizia ed eleganza in bocca. Liquido dal colore dorato, è morbido, vellutato, amabile e delicato al palato. Il primo impatto gustativo rivela note di frutta secca e marmellata. L’affinamento in botti di rovere di Slavonia per 4‐5 anni si manifesta con un colore giallo dorato tipico dei distillati affinati in legno, mentre in bocca si fa percepire da note tipiche di legno tostato. Le Grappe della distilleria Montanaro si ottengono con la distillazione di vinacce dei diversi vini nobili piemontesi, primo tra questi il Barolo. Le vinacce, dopo la torchiatura, vengono “passate” nei tradizionali “alambicchi a vapore” conservando integri gli aromi ed il profumo del vino originale. Il processo di distillazione è ancora oggi discontinuo con alambicchi in rame alimentati a vapore. Dal 1885 non hanno cambiato posto, gli alambicchi e i fornitori di vinacce e nemmeno il modo di fare la grappa e tutto questo li rende unici. Alla fine con Rinaldi 1957 vince la qualità, la vera protagonista della serata insieme alla simpatia, il tutto bagnato da Champagne Jacquart, sempre presente ad accompagnare tutte le portate.
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