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Nonostante uno studio contemporaneo, portato avanti specialmente dal nostro Fulvio Piccinino,ovunque si parli di gin spuntano Gran Bretagna e Paesi Bassi come parti fondamentali della conversazione. Ma per quanto possa essere vero che il Nord Europa e la terra d’Albione abbiano giocato ruoli fondamentali nell’evoluzione del distillato, il ventunesimo secolo sta testimoniando un’autentica diaspora del gin, in una miriade di direzioni. Ogni bottiglia inizia a contenere influenze culturali e regionali.
CELEBRAZIONE DEL MONDO – “È entusiasmante vedere come i distillatori di gin di tutto il mondo stiano raccontando storie di luoghi, tradizioni e culture”, spiega Aaron Knoll, esperto di gin e autore di Gin: The Art and Craft of the Artisan Revival. “Credo sia l’evoluzione più importante che abbiamo visto negli ultimi anni. Si trovano distillatori australiani che tramandano quello che gli Aborigeni mangiavano e le botaniche che utilizzavano. E il Sud Africa diventerà probabilmente il luogo da visitare per avere un tocco esotico nel gin, grazie alla sua storia legata al mondo della flora e delle piante che raccontano la vera essenza di quella terra”. Il gin sta quindi diventando una celebrazione delle erbe aromatiche di tutto il mondo, quando invece era solito basarsi su ciò che si poteva reperire solo in Europa, nel diciassettesimo e diciottesimo secolo. Una porta d’accesso privilegiata e stimolante per chi si approccia alla distillazione per la prima volta.
DAL GIAPPONE A GENOVA – Le tipologie classiche di gin, quando non addirittura il suo antenato, il genever, si conformavano principalmente alle erbe aromatiche che arrivavano nei porti inglesi e olandesi durante l’epoca delle esplorazioni. Ingredienti come ginepro, coriandolo, agrumi e spezie. Le regolamentazioni e le filosofie sono cambiate nel tempo, permettendo un boom globale della distillazione artigianale, e al giorno d’oggi la ricerca per il tratto distintivo si fa sempre più affamata e appassionata. In Giappone, ad esempio, si utilizzano gli agrumi locali come yuzu, kabosu e amanatsu che contraddistinguono il Nikka Coffey Gin, o i fiori di sakura e il tè gyokuro del Gin Roku. Il ginepro himalayano, lo zenzero e il mango essiccato dell’Hapusa Himalayan Gin, le olive liguri nel Taggiasco ExtravirGin, i profumi scandinavi nell’Hernö Gin svedese. Terra che vai, distillato che trovi, grazie all’impatto che finalmente i segreti locali stanno avendo sull’immaginario dei consumatori.
ARIA DI CASA – A partire dal nome. La distilleria californiana St. George Spirits si presenta perfettamente già dall’etichetta del suo Terroir Gin, con l’obiettivo di coinvolgere il consumatore nell’esperienza di visitare il territorio da cui proviene, per “assicurarsi che il contesto in cui ci inseriamo sia fedelmente riprodotto in bottiglia”. Il mastro distillatore Lance Winters, nello sviluppare la ricetta, è partito ovviamente dal ginepro, utilizzandone le note fresche per legarsi ad altri elementi tipici della zona, come l’allora californiano, il pino di Douglas e la salvia costiera. E per quanto il Nord della California fosse il punto di riferimento da ricreare, Winters si è accorto di come in realtà fossero molteplici i luoghi che tornavano alla mente, assaggiando il prodotto. “Pensavamo di fare un gin che parlasse di casa nostra, invece abbiamo avuto consumatori che ci hanno detto di aver ritrovato sensazioni tipiche delle montagne del Colorado, dei boschi della Polonia, dei cortili del Nord Dakota”. Un senso di casa, che può in realtà essere di chiunque.
OVUNQUE E COMUNQUE – Sono migliaia i gin che stanno arrivando sul mercato, non soltanto da Europa e USA, anche da Messico, Sud America, Australia. E i distillatori stanno progressivamente aumentando l’attenzione rivolta alla storia da raccontare, prima ancora che al gusto del prodotto. Una comunicazione che abbraccia il mondo intero e va avanti da secoli, e sta con ogni probabilità avviando un nuovissimo capitolo. “Stiamo appena grattando la superficie”, dice Keli Rivers, ambassador di Sipsmith. “Il gin si può produrre ovunque, partendo da qualsiasi elemento purché ci sia del ginepro, e a seconda della provenienza del ginepro stesso cambia l’identità dell’intero distillato. Gin vuol dire viaggio, cultura, sapori da paesi diversi”.
Fonte: imbibemagazine.com
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