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Disaronno Day, l’omaggio al liquore italiano più bevuto al mondo


Orgoglio italiano, con oltre cinquecento anni di tradizione, e una storia che dalle pennellate di un artista arriva fino alla miscelazione moderna. Oggi è il Disaronno Day, un’occasione perfetta per riscoprire il racconto di uno dei prodotti più celebri del bere italiano, e le ricette dei cocktail che lo hanno come protagonista.

A metà del ‘500 fu Bernardino Luini, pittore studente nientemeno che di Leonardo da Vinci, a dare vita alla leggenda di Disaronno. O almeno, ne fu partecipe: la ricetta originale, poi tramandata in segreto per secoli, venne realizzata dalla proprietaria di una locanda di Saronno, che Luini adottò come musa per dipingere l’affresco di una Madonna con Bambino, e che volle ringraziare così l’artista per averla considerata. Ci mise un po’ di tutto, tra erbe, zucchero, brandy e soprattutto mandorle amare, la caratteristica distintiva del liquore (e non distillato!), che oggi ha raggiunto praticamente ogni bottigliera del mondo.

La svolta commerciale può farsi coincidere con il 1947, quando la famiglia Reina, ereditaria in qualche modo della ricetta, fonda la I.L.L.V.A. (Industria, Lombarda, Liquori, Vini & Affini), di cui è ancora oggi proprietaria al 100% (e il cui patron Augusto si è spento a inizio 2020). Si trattò di fatto dell’ufficializzazione di un impegno d’artigianato e passione, finalmente immesso sul mercato di larga scala, che arrivò poi a consacrarsi negli anni con altri due passaggi fondamentali: la realizzazione, nel ’71, dell’iconica bottiglia a forma di mattone sinuoso, opera di un mastro vetraio veneziano, che la rese riconoscibile alla vista e al tatto, grazie a una particolare consistenza zigrinata. E soprattutto l’evoluzione definitiva del nome del prodotto, che nel 2001 divenne ufficialmente Disaronno, e non più “di Saronno”, passando da riferimento geografico a denominazione unica e inimitabile.

Oggi Disaronno è il liquore italiano più bevuto al mondo. Amabile oltre ogni limite, dolce e sognatore con un retrogusto appena legnoso per ricordare le botteghe di autori cinquecenteschi, e il calore della convivialità di cui è simbolo da sempre. Da omaggio di ringraziamento di una locandiera a dopocena tradizionale, il percorso di questo prodotto distintivo si è disteso verso varianti più moderne come il Disaronno Velvet, e inserito egregiamente anche nel contesto contemporaneo della miscelazione, dimostrando la versatilità delle note mandorlate anche in creazioni fino a pochi anni fa ritenute inavvicinabili.

Disaronno Pink Velvet
5cl Disaronno Velvet
1cl Disaronno
2.5cl Red Bitter
Sale Marino
Tecnica Shake and Strain

Il cocktail forse più immediato è Disaronno Sour: un sour a tutti gli effetti, costruito quindi con la sempreverde base di succo di limone, zucchero e albume per la schiuma in superficie, cui va aggiunta una dose importante di Disaronno e qualche goccia di bitter d’Angostura. Il drink è stato oggetto di una rivisitazione poi divenuto classico moderno, ad opera nel 2012 di Jeffey Morgenthaler (autore del superlativo Bar Book), che riducendo il rapporto tra liquore e parte sour aggiunge una mezza dose di bourbon whiskey, per un risultato finale bilanciato e più corposo.

Disaronno Sour
5cl Disaronno
3cl succo di limone
1.5cl sciroppo di zucchero
1cl albume
Tecnica Shake and strain

Disaronno Sour (versione di Jeffrey Morgenthaler)
4.5cl Disaronno
2.25cl Bourbon Whiskey
3cl succo di limone
0.5cl sciroppo di zucchero
1cl albume
Tecnica shake and strain

L’Amaretto Disaronno è inoltre presente nella cosiddetta Triade di cocktail della selezione IBA, ovvero la lista di drink universalmente riconosciuti come imprescindibili dalla International Bartenders Association (presieduta dall’italiano Giorgio Fadda). Il riferimento è alla cultura gangster tipica del Proibizionismo, periodo di nascita delle ricette, quando i distillati di tutto il mondo venivano combinati con uno dei prodotti italiani per eccellenza. GodFather, GodMother e French Connection sono quindi i nomi dei cocktail, a seconda che si utilizzino scotch whisky, vodka o cognac: le proporzioni sono in parti uguali secondo i codici originali, ma nulla vieta di rimodularle a seconda dei gusti. In tutti e tre i casi si predilige la tecnica stir and strain.

GodFather
3.5cl Scotch Whisky
3.5cl Disaronno

GodMother
3.5cl Vodka
3.5cl Disaronno

French Connection
3.5cl Cognac
3.5cl Disaronno

+Info: www.illva.com

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