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LA DOC PROSECCO TROVA FINALMENTE TUTELA NEL MERCATO USA


Con l’entrata in vigore della “Notifica di modifica degli allegati dell’accordo tra la Comunità europea e gli Stati Uniti d’America sul commercio del vino” la Denominazione di Origine Prosecco trova tutela sul mercato a stelle e strisce. Sulla base dell’ Accordo tra la Comunità europea e gli Stati Uniti d’America sul commercio del vino le autorità americane competenti saranno tenute ad adottare provvedimenti volti a garantire che i vini che rechino impropriamente il nome Prosecco non siano immessi sul mercato o siano ritirati dal mercato finché non siano etichettati in conformità agli accordi CE – USA. Ora i produttori potranno affrontare il mercato americano con un altro spirito, sapendo che gli sforzi che compiranno nella promozione delle loro produzioni non andranno a vantaggio di altri imprenditori. Il mercato americano rappresenta uno degli sbocchi più importanti sullo scenario internazionale che non mancherà di assicurare soddisfazioni alle nostre case spumantistiche. Un buon viatico per il premio che nel mese di gennaio andremo a ritirare a New York come regione vinicola dell’anno.

“Si tratta di un risultato che va oltre ad ogni nostra più rosea aspettativa – commenta entusiasta Fulvio Brunetta, presidente del Consorzio di tutela – si tratta del risultato di un lavoro intenso che durava da mesi e che abbiamo dovuto gestire con accortezza. Alla fine, lo posso dire con orgoglio, ce l’abbiamo fatta! Un risultato che va ascritto a un sistema che dall’ambito locale ha visto impegnati tutti i soggetti istituzionali, dalle Regioni Veneto e Friuli Venezia Giulia, al Mi.p.a.a.f., fino agli organismi comunitari. Penso che sia uno di quei momenti in cui posso sostenere con forza il ruolo e l’importanza della Comunità Europea e della Commissione nello specifico”.

L’importanza del provvedimento va oltre alla sola denominazione del Prosecco DOC, avendo consentito anche alle DOCG Asolo e Conegliano – Valdobbiadene di indicare il termine Prosecco nella loro denominazione, cosa che nella precedente stesura dell’accordo gli era stata preclusa. Un risultato scontato? “Per nulla – spiega Brunetta – basti pensare che lo Champagne, pur inserito nella lista, non gode, ingiustamente a nostro avviso, delle stesse tutele del Prosecco”.

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